Il presidente della Bce teme la carenza dei consumi interni e sprona a fare di più. Intanto l'Eurotower lascia invariati i tassi di interesse e garantisce liquidità.
di Emiliano Biaggio
Vola l'export, ma nell'Eurozona potrebbero rallentare i consumi interni. I governi hanno compiuto passi avanti, ma devono intervenire sul mercato del lavoro, che «resta debole». Non bisogna abbandonare il rigore, e bisogna puntare sulla ripresa perchè permangono «rischi di crescita al ribasso» per i paesi con la moneta unica. E' il quadro tracciato dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in occasione della riunione del consiglio direttivo della Bce. La situazione, riconosce, «è migliorata rispetto a un anno fa, sotto ogni punto di vista», e si iniziano a vedere «i primi segnali» di ripresa, con «le esportazioni che sono aumentate in Spagna, Germania e Italia, segno che qualcosa è successo». Tuttavia, avverte «gli sviluppi recenti per l’Eurozona, le condizioni sui mercati finanziati e le incertezze collegate possono avere il potenziale di incidere negativamente sulle condizioni economiche». Draghi vede all'orizzonte «la possibilità di una domanda interna e globale più debole del previsto e un’attuazione lenta o insufficiente della riforme strutturali nei Paesi dell’area euro». Ai governi dei diciassette (dall'1 gennaio 2014 diciotto, con l'ingresso della Lettonia) il presidente della Bce chiede perciò di «rimuovere le rigidità, aumentare la competitività, sostenendo in particolar modo le piccole e medie imprese». Nel frattempo, assicura, «la nostra politica monetaria resterà accomodante fintanto che sarà necessario». Da qui la decisione - adottata all'unanimità - di lasciare i tassi di interesse di riferimento dell’Eurozona «al livello attuale (0,50%, ndr) o più bassi per un prolungato periodo di tempo» e di assicurare una liquidità «abbondante per tutto il tempo necessario».
Mario Draghi |
Vola l'export, ma nell'Eurozona potrebbero rallentare i consumi interni. I governi hanno compiuto passi avanti, ma devono intervenire sul mercato del lavoro, che «resta debole». Non bisogna abbandonare il rigore, e bisogna puntare sulla ripresa perchè permangono «rischi di crescita al ribasso» per i paesi con la moneta unica. E' il quadro tracciato dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, in occasione della riunione del consiglio direttivo della Bce. La situazione, riconosce, «è migliorata rispetto a un anno fa, sotto ogni punto di vista», e si iniziano a vedere «i primi segnali» di ripresa, con «le esportazioni che sono aumentate in Spagna, Germania e Italia, segno che qualcosa è successo». Tuttavia, avverte «gli sviluppi recenti per l’Eurozona, le condizioni sui mercati finanziati e le incertezze collegate possono avere il potenziale di incidere negativamente sulle condizioni economiche». Draghi vede all'orizzonte «la possibilità di una domanda interna e globale più debole del previsto e un’attuazione lenta o insufficiente della riforme strutturali nei Paesi dell’area euro». Ai governi dei diciassette (dall'1 gennaio 2014 diciotto, con l'ingresso della Lettonia) il presidente della Bce chiede perciò di «rimuovere le rigidità, aumentare la competitività, sostenendo in particolar modo le piccole e medie imprese». Nel frattempo, assicura, «la nostra politica monetaria resterà accomodante fintanto che sarà necessario». Da qui la decisione - adottata all'unanimità - di lasciare i tassi di interesse di riferimento dell’Eurozona «al livello attuale (0,50%, ndr) o più bassi per un prolungato periodo di tempo» e di assicurare una liquidità «abbondante per tutto il tempo necessario».
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