Brevi considerazioni amare sul belpaese di Moretti. Che dopo più di trent'anni rimane lo stesso raccontato da Michele Apicella.
di Emiliano Biaggio
Non ho mai amato Nanni Moretti. Probabilmente perchè non l'ho mai capito veramente. Allora sicuramente no. Oggi quello che non capisco è come mai una persona che già aveva capito tutto sia finito a fare i girotondi. Inizio a credere che gli artisti dovrebbero limitarsi a veicolare messaggi con i mezzi e gli strumenti che sono loro propri. Prendiamo Gaber, ad esempio: anche lui è uno che ha capito tutto (d'accordo, ha spostato Ombretta Colli, donna di destra. Ma ci sono logiche che non rispondono all'ideologia), ma ha preferito restare lontano dalle piazze. Inizio già a divagare. Ho riscoperto Nanni Moretti e il suo Michele Apicella, e ne apprezzo l'aspetto profetico: con decenni d'anticipo era già arrivato alle conclusioni. Raccontava di contraddizioni, di modi di essere che difficilmente avrebbero condotto da nessuna parte. Si immaginava il cambiamento senza volerlo, e il risultato è che tutto è fermo a com'era nelle sue pellicole. Mi è capitato di visionare "La Cosa", documentario girato nelle sedi del Pci quando il Pci dovette trasformarsi in Pds. Non può sfuggire una delle prime frasi pronunciate da uno dei diversi iscritti. "Alla gente che per strada ci ferma e ci chiede cosa sta succedendo, noi cosa dobbiamo rispondere?". Mi colpisce il valore attuale della domanda, quasi universale. Dopo venticinque anni l'Italia è ancora lì a cercare le sue risposte. La sinistra ha iniziato a discutere del partito nel 1989 e non ha mai smesso. E per vincere ha dovuto diventare centro. I giovani di "Ecce bombo" sono ancora gli stessi del 1978: a distanza di trentacinque anni ancora lì senza idee, senza prospettive, senza progetti, svagati e precari nella società che non li vuole e da cui rifuggono. E per uscire da tutto questo sono dovuti emigrare. L'italiano medio ha inziato a sostenere che "rossi e neri tanto sono tutti uguali" e ancora lo pensano. E alla fine hanno aderito a 5 stelle. Nel rivedere i film di Moretti che già conoscevo e nel vedere le pellicole che invece non conoscevo rimango sorpreso: in Italia il tempo si è fermato. Il paese si è fermato. In quarant'anni non è cambiato niente. Basta una frase tratta da "La cosa" per avere il manifesto italiano di quasi mezzo secolo (fa ancora più impressione detto così). "Sono in crisi. Ero in crisi e sono ancora in crisi". Non ho mai amato Nanni Moretti, e continuo a non amarlo. Ieri non lo capivo, oggi mi rende triste.
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