«Che hai fatto?»
«Niente, perchè?»
«Stai piangendo»
«No, è solo il collirio»
«Hai problemi?»
«Il computer. Passo la mia vita al computer»
Lo disse con un tono che a lei non piacque. «Ehi, è la tua vita. E l'hai scelta tu. Dovresti essere fiero delle tue scelte»
«Già. Dovrei». Non disse altro. Rimase in silenzio per qualche istante, durante il quale non lei non disse niente.
«E' che inizio a credere che forse dovrei rivedere le mie scelte», disse infine.
«Se è questo che vuoi è questo che avrai», rispose di rimando lei. Lui non gradì. Detestava quella sua sicurezza. Ammirava il suo ottimismo, ma non sopportava quel suo atteggiamento. La faceva sempre facile, lei. Ma vivere era terribilmente complicato. Tutto, per lui, era complicato. Anche dire quello che voleva dirle, e che sapeva non le avrebbe detto mai. Si rimise il collirio e chiuse per un attimo gli occhi.
«Ti fanno male?», chiese lei.
«Bruciano»
«Ti dovresti prendere delle pause»
«Oggi le ho prese»
«Parlo del lavoro», rispose lei. Aveva colto benissimo la sua allusione. Aveva capito fin dall'inizio, lei. E la sua risposta non fu casuale. «Quando lavori dovresti alzarti più spesso. Ti fa male stare tutto questo tempo davanti allo schermo»
«Vedo»
«Che fai stasera?»
«Pensavo di invitarti a uscire», pensò. Ma non lo disse. Capì che non avrebbe avuto alcun senso. Oh, per lui ne avrebbe avuto eccome. Ma dato che lei avrebbe fornito la solita risposta di cortese rifiuto, evitò di dire ciò che pensava. «Non lavoro e non sto davanti al computer, il che è già un gran programma», disse.
«Sarebbe a dire che non lo sai?»
«Sarebbe a dire che non te lo voglio dire»
«Capito, non hai ancora organizzato nulla»
«Se ti piace crederlo... E tu?»
«Io devo andare»
Si alzò, si abbottonò il cappotto e prese la sua borsa. Lui non disse nulla, neanche provò a fermarla. Non sarebbe servito. «Ci... ci sentiamo», disse lei.
«Buona serata»
Restò solo con le sue lacrime artificiali a vedere il paesaggio cambiare colore nel passaggio dal giorno alla sera. Gli venne in mente "Ed è subito sera" di Quasimodo. «Bella», pensò. «Poetica e malinconica. Sì, ho sbagliato tutto».
«Niente, perchè?»
«Stai piangendo»
«No, è solo il collirio»
«Hai problemi?»
«Il computer. Passo la mia vita al computer»
Lo disse con un tono che a lei non piacque. «Ehi, è la tua vita. E l'hai scelta tu. Dovresti essere fiero delle tue scelte»
«Già. Dovrei». Non disse altro. Rimase in silenzio per qualche istante, durante il quale non lei non disse niente.
«E' che inizio a credere che forse dovrei rivedere le mie scelte», disse infine.
«Se è questo che vuoi è questo che avrai», rispose di rimando lei. Lui non gradì. Detestava quella sua sicurezza. Ammirava il suo ottimismo, ma non sopportava quel suo atteggiamento. La faceva sempre facile, lei. Ma vivere era terribilmente complicato. Tutto, per lui, era complicato. Anche dire quello che voleva dirle, e che sapeva non le avrebbe detto mai. Si rimise il collirio e chiuse per un attimo gli occhi.
«Ti fanno male?», chiese lei.
«Bruciano»
«Ti dovresti prendere delle pause»
«Oggi le ho prese»
«Parlo del lavoro», rispose lei. Aveva colto benissimo la sua allusione. Aveva capito fin dall'inizio, lei. E la sua risposta non fu casuale. «Quando lavori dovresti alzarti più spesso. Ti fa male stare tutto questo tempo davanti allo schermo»
«Vedo»
«Che fai stasera?»
«Pensavo di invitarti a uscire», pensò. Ma non lo disse. Capì che non avrebbe avuto alcun senso. Oh, per lui ne avrebbe avuto eccome. Ma dato che lei avrebbe fornito la solita risposta di cortese rifiuto, evitò di dire ciò che pensava. «Non lavoro e non sto davanti al computer, il che è già un gran programma», disse.
«Sarebbe a dire che non lo sai?»
«Sarebbe a dire che non te lo voglio dire»
«Capito, non hai ancora organizzato nulla»
«Se ti piace crederlo... E tu?»
«Io devo andare»
Si alzò, si abbottonò il cappotto e prese la sua borsa. Lui non disse nulla, neanche provò a fermarla. Non sarebbe servito. «Ci... ci sentiamo», disse lei.
«Buona serata»
Restò solo con le sue lacrime artificiali a vedere il paesaggio cambiare colore nel passaggio dal giorno alla sera. Gli venne in mente "Ed è subito sera" di Quasimodo. «Bella», pensò. «Poetica e malinconica. Sì, ho sbagliato tutto».
No comments:
Post a Comment