Sunday, 10 November 2013

Il lobbista in Parlamento Ue? E' un deputato

La denuncia dei Verdi: «Il presidente del gruppo di lavoro per la riforma del codice di trasparenza è in conflitto di interessi». Chieste le dimissioni.

Rainer Wieland (Ppe)
di Emiliano Biaggio

L'organismo che doveva controllare finisce per essere controllato, e chi lo presiede si scopre essere amico dei nemici dichiarati. Se quello che denunciano i Verdi è vero la storia ha dell'incredibile. Non tanto per la storia in sè, che peraltro in paesi come l'Italia è conosciuta e noto che le mamme la raccontano ai propri bambini la sera prima di andare a letto. Ma perchè si consuma all'interno dell'Unione europea, quella Ue che prima predica rigore e poi si dimostra tutt'altro che inflessibile. Rainer Wieland (Ppe) non è un deputato europeo qualsiasi: è tedesco, e dunque rappresentante del paese che maggiormente pretende rigore (quando si lavora in Ue non si rappresenta i governi, ma la provenienza resta comunque un fattore di appartenenza alla cultura del paese), vicepresidente del Parlamento europeo, e presidente del gruppo di lavoro incaricato di modificare il codice di trasparenza per le lobby dello stesso Parlamento europeo. I Verdi ne chiedono le dimissioni, sostenendo che Wieland sia egli stesso un esponente dei gruppi di interesse. I Verdi hanno sollevato il caso al presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz (anche lui un tedesco), facendo notare come il gruppo di lavoro non abbia compiuto progressi. La co-presidente del gruppo Verdi, Rebecca Harms, non ha dubbi: «C'è un conflitto di interesse nel ruolo del signor Wiesland di capo del gruppo di riforma delle regole per le lobby del Parlamento europeo». Contro di lui, e di questo Harms ne è certa, ci sono «rivelazioni su un suo coinvolgimento in gruppo lobbistico», e per questo motivo «la posizione da lui ricoperta nel gruppo di lavoro diventa del tutto insostenibile». Da qui, dopo la denuncia, la richiesta a Schulz di «dimissioni».
   Il noto detto, noto almeno in Italia, vuole che si dica il peccato e non il peccatore. I Verdi invece sollevano il caso facendo nomi e cognomi. Wieland, a quanto denunciano Rebecca Harms e il presidente dei Verdi Daniel Cohn-Bendit, lavora presso lo studio di consulenza Theumer, Wieland & Weisenburger, con base a Stoccarda ma presente con filiale a Bruxelles. «Il codice di condotta del Parlamento europeo proibisce ai deputati di avere un secondo lavoro che abbia a che fare con attività di pressione sulle politiche comunitarie», ricorda Harms. «Per la credibilità del Parlamento europeo, il Parlamento deve avviare al più presto un'inchiesta».

LA LETTERA INVIATA A SCHULZ (ENG)

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