Wednesday, 4 December 2013

Il paradosso delle elezioni incostituzionali

La legge Calderoli riconosciuta «illegittima» dalla Consulta nelle sue componenti principali. Finisce una storia irregolare durata otto anni e ventiquattro tornate elettorali

l'e-dittoreale

Che l'attuale legge elettorale fosse improponibile e andasse cambiata, noi lo sapevano subito. E quando dico noi, dico noi di EmilianoBiaggio, che già avevamo criticato questo capolavoro di improvvisazione giuridica. Ma solo alla fine scopriamo di aver avuto una legge elettorale incostituzionale. E di averci anche votato. E neppure una volta sola. Da quando esiste il Porcellum ne abbiamo fatto uso ben ventiquattro volte, per tre elezioni nazionali, cinque regionali, otto provinciali e otto comunali. Regioni a statuto speciale escluse. Ma abbiamo dovuto attendere che si pronunciasse la Corte costituzionale per poter chi tirare un sospiro di sollievo chi gridare allo scandalo, a seconda dei punti di vista e delle opinioni. Per carità, spetta alla Consulta doversi esprimere sulla costituzionalità delle leggi, ma non c'è stato un politico - intendo di opposizione, visto che la legge è targata centrodestra - che in questi quasi dieci anni non si sia reso conto di cosa è stato introdotto e prodotto: un sistema elettorale viziato da «illegittimità costituzionale», come riconosciuto dalla Consulta, che ha generato un corto-circuito giuridico e democratico. Andiamo con ordine: oggi la Corte costituzionale ha stabilito che la legge n.270 del 21 dicembre 2005, nota come legge Calderoli, è incostituzionale. Due sono le cose che non vanno, che poi sono i due pilastri su cui poggia la legge: il premio di maggioranza e le liste bloccate. Il primo non è giustificato, le seconde inconcepibili poichè non è costituzionale non consentire all'elettore di esprimere preferenze. Restano in piedi solo le soglie di sbarramento (4% alla Camera e 8% al Senato per i partiti, percentuali che salgono rispettivamente a 10% e al 20% per le coalizioni). Abbiamo avuto elezioni irregolari? Tecnicamente sì, in quanto basate su un sistema frutto di una legge inammisibili. Praticamente no, dato che fino a oggi la legge era riconosciuta come costituzionale e dunque legittima. Qui sta la portata di questo ennesimo pasticciaccio all'italiana: si è prodotta una regolare irregolarità, o se preferite abbiamo vissuto per otto anni con nell'irregolarità regolarizzata. La legge, all'epoca, venne «una porcata» dal ministro proponente (Calderoli) per le tante modifiche che subì in Parlamento, e da porcata dovenne Porcellum. La porcata, se di porcata si tratta, sta nell'intera vicenda. Sta in politici non in grado di produrre un ordinamento dello stato e di far funzionare un paese nel rispetto della Costituzione, in una classe dirigente che sbaglia goffamente per l'ignoranza della materia costituzionale, nell'assenza di un'opposizione. L'unico elemento positivo di questa vicenda sta nel fatto che l'incostituzionalità della legge Calderoli è stata scoperta grazie ai ricorsi presentati da alcuni cittadini-elettori, accolti dalla Corte di Cassazione che li quindi trasmessi alla Corte Costituzionale. Se privati cittadini, persone qualunque, possono ancora sollevare dubbi e presentare ricorso innescando un meccanismo che porta al ripristino della normalità, allora la democrazia allora non è del tutto morta in questo paese. Una buona notizia. L'unica.

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