Il segretario generale della Nato minaccia l'Afghanistan. «Si rischiano impatti negativi, e non solo sul fronte della sicurezza»
di Emiliano Biaggio (fonte: asca)
«Se non avremo una missione di addestramento in Afghanistan dopo il 2014 ci sarà un impatto negativo sulla situazione delle sicurezza nel paese e ci sarà un impatto negativo sugli aiuti finanziari», legati al prosieguo dell'attività della Nato. Insomma, o si fa come vuole la comunità internazionale o si chiudono i rubinetti ai prestiti. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen mostra le carte in tavola, e dimostra come "gli stranieri" non intendano abbandonare un paese in cui sono presenti ormai dal 2003, da quando gli Stati Uniti dichiararono guerra ai talebani. Proprio con gli Stati Uniti il governo di Ahmid Karzai dovrebbe chiudere l'accordo bilaterale per prolungare la presenza sul territorio anche dopo il 2014, scadenza naturale della missione di assistenza alla sicurezza della Nato (Isaf). La partita però è ancora aperta, e la mancata firma del governo di Kabul spazientisce l'Alleanza atlantica. "Resolute support", la missione di addestramento e assistenza delle forze di sicurezza afghane, dovrebbe permettere la permanenza sul territorio almento per un altro anno, e la difesa di interessi che valgono almeno 570 milioni di euro. Tanto è costata, finora, la missione Isaf ai paesi dell'Alleanza atlantica. Sul prolungamento della presenza Nato in Afghanistn «la decisione spetta agli afghani, ma noi riteniamo che l'Afghanistan abbia bisogno della missione Resolute support”», sostiene Rasmussen in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della Nato. «Se non ci sarà alcun accordo con l'Afghanistan non verranno schierati uomini e la missione sarà a rischio». Per questo motivo all'interno della Nato «c'è unanimità nel mettere pressione sull'Afghanistan per una rapida firma dell'accordo bilaterale tra Stati Uniti e Afghanistan», ribadisce il ministro degli Esteri, Emma Bonino. L'accordo cin questione «è propedeutico per l'adempimento degli altri accordi post-2014». Senza quello salta tutto. Da qui «tutti hanno confermato la necessità di premere sul presidente afghano Hamid Karzai perchè ci sia la firma dell'accordo con gli Stati Uniti in tempi rapidi». Ne va della sicurezza dell'Afghanistan. E degli interessi dell'occidente.
Anders Fogh Rasmussen |
«Se non avremo una missione di addestramento in Afghanistan dopo il 2014 ci sarà un impatto negativo sulla situazione delle sicurezza nel paese e ci sarà un impatto negativo sugli aiuti finanziari», legati al prosieguo dell'attività della Nato. Insomma, o si fa come vuole la comunità internazionale o si chiudono i rubinetti ai prestiti. Il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen mostra le carte in tavola, e dimostra come "gli stranieri" non intendano abbandonare un paese in cui sono presenti ormai dal 2003, da quando gli Stati Uniti dichiararono guerra ai talebani. Proprio con gli Stati Uniti il governo di Ahmid Karzai dovrebbe chiudere l'accordo bilaterale per prolungare la presenza sul territorio anche dopo il 2014, scadenza naturale della missione di assistenza alla sicurezza della Nato (Isaf). La partita però è ancora aperta, e la mancata firma del governo di Kabul spazientisce l'Alleanza atlantica. "Resolute support", la missione di addestramento e assistenza delle forze di sicurezza afghane, dovrebbe permettere la permanenza sul territorio almento per un altro anno, e la difesa di interessi che valgono almeno 570 milioni di euro. Tanto è costata, finora, la missione Isaf ai paesi dell'Alleanza atlantica. Sul prolungamento della presenza Nato in Afghanistn «la decisione spetta agli afghani, ma noi riteniamo che l'Afghanistan abbia bisogno della missione Resolute support”», sostiene Rasmussen in occasione della riunione dei ministri degli Esteri della Nato. «Se non ci sarà alcun accordo con l'Afghanistan non verranno schierati uomini e la missione sarà a rischio». Per questo motivo all'interno della Nato «c'è unanimità nel mettere pressione sull'Afghanistan per una rapida firma dell'accordo bilaterale tra Stati Uniti e Afghanistan», ribadisce il ministro degli Esteri, Emma Bonino. L'accordo cin questione «è propedeutico per l'adempimento degli altri accordi post-2014». Senza quello salta tutto. Da qui «tutti hanno confermato la necessità di premere sul presidente afghano Hamid Karzai perchè ci sia la firma dell'accordo con gli Stati Uniti in tempi rapidi». Ne va della sicurezza dell'Afghanistan. E degli interessi dell'occidente.
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