Monti all'Ecofin parla da ministro dell'Economia ad interim: pronta la manovra, si punta a rigore, crescita ed equità. Ma molto dipenderà da ciò che saprà fare l'Europa.
di Emiliano Biaggio
Ci attendono giorni «delicati» ma l’Italia ce la può fare, a patto però che operi all’interno del contesto europeo e agisca in modo concreto, rapido ed efficace. Questo il messaggio lanciato da Mario Monti da Bruxelles, al termine dei lavori dell’Ecofin. In conferenza stampa, nella sua doppia veste di ministro dell’Economia ad interim e presidente del Consiglio, una delle prime cose che tiene a far sapere è che il nostro paese può già essere in grado di ricoprire un diverso ruolo, poiché dotato di altre credenziali. «Devo dire, con un po’ di imbarazzo, che tutte le persone con cui ho parlato hanno percepito una forte e rinnovata credibilità del Governo italiano», ha detto Monti, il quale ha avuto comunque il modo di enfatizzare il lavoro del precedente esecutivo. «Sul piano del rigore il precedente governo aveva compiuto passi significativi, e abbiamo un’eredità migliore rispetto a quella relativa alla crescita». Per questo motivo, ha anticipato Monti, l’Italia darà maggiore priorità alle riforme strutturali. Questo da subito, ma non in esclusiva. Lunedì infatti in Consiglio dei ministri approderà il provvedimento del governo di politica economica e sociale, «orientato su 3 obiettivi da raggiungere contemporaneamente: rigore, crescita, ed equità».
Passaggi ben calibrati quelli del titolare del Tesoro, che ha voluto lanciare incoraggianti ai mercati agli italiani. Pur riconoscendo che «il deterioramento del ciclo economico è anche peggiore del previsto», a entrambe le platee non ha infatti parlato di crisi, ma di «situazione straordinariamente delicata», e a tutti Monti ha detto chiaramente che l’ipotesi di ricorrere a eventuali soccorsi del Fondo monetario internazionale «non è stata presa in considerazione». Monti ha anche voluto precisare che l’Italia sarà chiamato a fare «non sarà per riconoscenza nei confronti dell’Ue», ma per vincoli comunitari che vanno «nell’interesse nazionale, dei giovani e degli italiani che ancora non sono nati». Tutti, comunque, stiano tranquilli: «L’Europa può fare anche degli errori, e se dovesse commetterli noi lo faremo notare». L’importante è che continui un processo che veda l’Italia attiva e protagonista sul palcoscenico della diplomazia e della politica con gli altri stati. «Per l’Italia è importante stare accanto a Francia e Germania, essendo la terza economia dell’area Euro», e in tal senso Monti dice apertamente di essere disposto a «esaminare con interesse proposte di modifiche ai trattati», e di non essere contrario all’introduzione di eventuali sanzioni automatiche per i paesi più inadempienti. «L’automatismo – ha spiegato – può essere cieco rispetto alla discrezionalità, ma è certamente più equo della discrezionalità” stessa. «Credo che l’Italia sappia affrontare anche un mondo di sanzioni più automatiche», ha quindi aggiunto il responsabile del Tesoro, con quell’ "anche" a sottolineare come l’Italia abbia tutte le carte in regola per superare le sfide che ha di fronte. Serve però il lavoro di tutti. «Io devo parlare con le misure adotterò il 5 dicembre», ha precisato Monti, gli italiani dovranno invece mostrare «responsabilità», e l’Europa dovrà saper essere incisiva in occasione dell’Eurosummit dell’8 dicembre e del Consiglio europeo del 9 dicembre, date per il ministro dell’Economia comunque «fondamentali a seconda di ciò che sarà deciso o non deciso».
Wednesday, 30 November 2011
Tuesday, 29 November 2011
Alleanza Stati Uniti-Ue contro la crisi
A Washington al via i lavori per misure comuni di rilancio della crescita e della competitività. In chiave anti-Brics.
di Emiliano Biaggio
Il commercio tra Stati Uniti e gli scambi tra i paesi delle due sponde dell'Atlantico sono di grande importanza per l'economia mondiale e bilaterale. Per questo occorre fare in modo che tale relazione economico-commerciale venga mantenuta e potenziata. E' questa la convinzione condivisa da Stati Uniti ed Europa, al lavoro per «ampliare gli scambi Usa-Ue e accrescere gli investimenti a sostegno della creazione di posti di lavoro, della crescita economica e della competitività internazionale». Un messaggio lanciato dal summit di Washington, dove Stati Uniti e Ue ufficialmente si sono riuniti per elaborare una strategia comune contro la crisi e ufficiosamente lavorato per far fronte contro le economie dei Brics. Con Europa e Stati Uniti in affanno e nella morsa della crisi, i paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina) dettano le regole e tengono sotto scacco quelli che una volta erano i centri di potere. E allora con la scusa del rilancio economico, Usa e Ue limitano le barriere commerciali solo tra di loro mantenendo freni alle importazioni degli altri. Nel summit di Washington, infatti, non sono state escluse le possibilità di «riduzione o eliminazione di barriere al commercio di beni, servizi e flussi finanziari», oltre alle ipotesi di «riduzione o eliminazione di tariffe 'oltre confine' non necessarie per gli scambi in ogni comparto». Per tutto questo è stato istituito un apposito gruppo di lavoro, guidato dal delegato al commercio degli Stati Uniti, Ron Kirk, e il commissario europeo al Commercio, Karel De Gutch. Si tratta di un percorso «utile», ha fatto sapere il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, il quale ha ricordato come Stati Uniti e Unione europea siano «partner di lunga data e grandi alleati». Parole non casuali, che sottolineano la voglia di far fronte comune all'avanzata dei Brics in espansione soprattutto ora che l'occidente è in frenata. Ecco allora che «le relazioni trans-atlantiche sono indispensabili per contrastare le sfide che abbiamo di fronte», ha aggiunto Barroso.
di Emiliano Biaggio
Il commercio tra Stati Uniti e gli scambi tra i paesi delle due sponde dell'Atlantico sono di grande importanza per l'economia mondiale e bilaterale. Per questo occorre fare in modo che tale relazione economico-commerciale venga mantenuta e potenziata. E' questa la convinzione condivisa da Stati Uniti ed Europa, al lavoro per «ampliare gli scambi Usa-Ue e accrescere gli investimenti a sostegno della creazione di posti di lavoro, della crescita economica e della competitività internazionale». Un messaggio lanciato dal summit di Washington, dove Stati Uniti e Ue ufficialmente si sono riuniti per elaborare una strategia comune contro la crisi e ufficiosamente lavorato per far fronte contro le economie dei Brics. Con Europa e Stati Uniti in affanno e nella morsa della crisi, i paesi emergenti (Brasile, Russia, India e Cina) dettano le regole e tengono sotto scacco quelli che una volta erano i centri di potere. E allora con la scusa del rilancio economico, Usa e Ue limitano le barriere commerciali solo tra di loro mantenendo freni alle importazioni degli altri. Nel summit di Washington, infatti, non sono state escluse le possibilità di «riduzione o eliminazione di barriere al commercio di beni, servizi e flussi finanziari», oltre alle ipotesi di «riduzione o eliminazione di tariffe 'oltre confine' non necessarie per gli scambi in ogni comparto». Per tutto questo è stato istituito un apposito gruppo di lavoro, guidato dal delegato al commercio degli Stati Uniti, Ron Kirk, e il commissario europeo al Commercio, Karel De Gutch. Si tratta di un percorso «utile», ha fatto sapere il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, il quale ha ricordato come Stati Uniti e Unione europea siano «partner di lunga data e grandi alleati». Parole non casuali, che sottolineano la voglia di far fronte comune all'avanzata dei Brics in espansione soprattutto ora che l'occidente è in frenata. Ecco allora che «le relazioni trans-atlantiche sono indispensabili per contrastare le sfide che abbiamo di fronte», ha aggiunto Barroso.
Saturday, 26 November 2011
bLOGBOOK - Brugge
Brugge (Bruges)
In fiammingo la riconoscono in pochi, ma se la chiamate per il suo nome francofono non ci sarà più alcun dubbio per nessuno. Brugge- pardon, Bruges - è davvero unica. La chiamano "la Venezia del nord", e già questa espressione da sola dice molto. Ponti e canali, un centro storico medievale tra i migliori conservati al mondo, edifici di architettura rinascimentale, case dal tipico e caratteristico stile del nord (alti e stretti, con facciate a cuspide e frontoni a gradoni), chiese gotiche, strade acciottolate percorse da numerose carrozze: Bruges sembra la città di un'altra epoca, sembra rimasta ancora al suo passato e a quello che l'uomo ha ormai dimenticato. Per alcuni è una città da sogno, per altri un posta da favola. Ma per tutti è innegabile che l'atmosfera sia davvero unica.
Un tempo importante e fiorente centro commerciale, ancora oggi Bruges è punto di arrivo e di partenza per uomini e bastimenti. Nel XII secolo la lavorazione della lana e lo sviluppo dell'industria tessile fecero della città una delle capitali economiche dell'epoca: navi della Lega Anseatica, della repubblica di Genova e poi anche della Serenissima finirono con fare di Bruges una tappa obbligata. La città divenne il principale centro economico e soprattutto finanziario del continente. E' qui che venne istituita, nei primi anni del '300, la prima borsa valori del mondo. Nel XV secolo Bruges per inizia il declino: lo sviluppo e la concorrenza di Anversa spostano le attenzioni commerciali ed economiche. Solo nel XVII secolo Bruges conosce nuovo splendore: la produzione di raffinati merletti e sapienti tappeti riconsegna alla città gli antichi e gloriosi fasti, e ancora oggi è possibile trovare per le vie del centro storico botteghe artigiane che ancora proseguono l'arte e i mestieri dei vecchi maestri di Bruges. Ma è solo all'inizio del '900, con la realizzazione del porto di Zeebrugge che la città conobbe nuove prospettive: l'apertura sul mare ha portato molte navi a fare rotta sulla città. Oggi Zeebrugge ha una capacità di oltre 30 milioni di tonnellate di merci l'anno distribuite su circa 10.000 attracchi.
Oggi Brugge è famosa per ospitare il Collegio d'Europa, il più antico istituto di studi europei, punto di riferimento per quanti intendo intraprendere la carriera all'interno dell'Ue e non solo. Ma Bruges richiama ogni anno decine di migliaia di persone da ogni parte d'Europa per via del suo cioccolato: sono decine e decine i negozi di dolci prelibatezze, per quella che è ritenuta la capitale della cioccolata. Per le strade si compie il risveglio dei sensi: il brusio della gente che affolla che calpesta i ciottoli, gli zoccoli dei cavalli che trainano le carrozze al servizio di turisti e romantiche coppie, le luci e i colori di una città già proiettata al Natale. E poi le diverse fragranze che penetrano nelle narici: il persistente odore di fritto proprio delle tipiche patatine belga, il forte aroma delle cipolle, e i più delicati e gustosti profumi di cioccolato e Waffel. Anche i meno golosi fanno fatica a resistere. Così anch'io cedo alla tentazione, e mi concedo un classico: una crêpe al cioccolato. Di Bruges, naturalmente. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo: 4,75€ li vale tutti, se non di più. Ma sarà meglio non dirlo ai titolari del locale, il ‘t Minnewater, attaccato al beghinaggio (begijnhof), il caratteristico spazio fatto di piccole abitazioni tutte bianche, dal tetto aguzzo mansardato, raccolte attorno a un cortile. Le beghine erano donne devote a Dio di ogni condizione sociale. Conducevano una vita contemplativa e al tempo stesso attiva. Vivevano di elemosina e di lavoro manuale. Oggi nel beghinaggio alloggiano monache benedettine.
Bruges è inoltre un importante centro artistico-culturale: tantissimi i musei, molte le opere di rilievo. La prima è la chiesa di Nostra Signora: realizzata in stile gotico brabantino tra il XIII e il XV secolo, custodisce la "Madonna col bambino" di Michelangelo, scultura marmorea dei primi anni del 1500, unica nel suo genere. Per la prima volta Michelangelo mostra Gesù non in grembo di Maria o cullato, ma in piedi, con la madre che non guarda il figlio ma altrove, a terra, davanti a sè. Nella stessa chiesa anche una tela che mostra una "crocifissione" di Cristo: l'opera è attribuita ad Antoon van Dyck, pittore fiammingo allievo di Rubens. Ancora, la chiesa di Nostra signora custodisce un'altra preziosa tela: "la cena in Emmaus" attribuita a Caravaggio. Ma da vedere c'è ancora tanto: come detto, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ovviamente, come tutte le città di queste parte, un punto per cui passare è la piazza del mercato (Grote Markt): qui fa bella mostra di sè il palazzo della Provincia (Provinciaal Hof), maestoso edificio in stile gotico brabantino. Arrivo su Grote Markt costeggiando l'alta e imponente torre campania della città, il Beffroi, e non posso non notare l'affollato e colorato mercato al centro della piazza. Bancarelle di tutti i tipi riempiono di suoni e sapori la piazza già normalmente punto di incontro di cittadini e turisti, che qui arrivano da ogni angolo d'Europa. Accanto persone di tutte le età sfrecciano allegre e veloci sulla pista di pattinaggio su ghiaccio allestita per l'occasione. Al centro si percepisce appena la statua dedicata a Jan Breydel e Pieter de Coninck, i leader della rivolta del 1302 contro Filippo il Bello scoppiata dopo che questi inviò una guarnigione francese d'occupazione nel tentativo di annettere le Fiandre. Alla mia destra il Provinciaal Hof, alle mie spalle il Beffroi, la vecchia torre medievale di controlle e avvistamento. 83 metri d’altezza per 366 scalini: queste le dimensioni più significative di una torre faticosa da scalare. Ma una volta giunti in cima la vista è di quelle che lasciano senza fiato: da qui si può vedere fino al mare del Nord. Il tempo è stato benevolo: si è rimesso giusto in tempo per regalarci questa visione unica. Come per la torre campanaria di Mechelen, anche qui le campane allietano e scandiscono la vita cittadina: il carillon del Beffroi, composto da 47 campane, è noto in tutto il mondo e propone sinfonie frutto del lavoro di grandi maestri della musica classica. Discendo la torre e torno per strada, a perdermi tra la folla. Arrivo a piazza Burg, dove domina il Comune (Stadhuis), altro maestoso palazzo in stile gotico brabantino. All'angolo a destra della piazza rispetto al Comune c'è la Basilica del Sacro Sangue, così detta poichè al suo interno si dice essere contenuto il sangue coagulato di Cristo. Poi, dopo aver attraversato un ponte, mi ritrovo alla zona adibita a mercato del pesce (Vismarkt). Una doppia fila di colonne in stile dorico si sviluppa lungo i quattro lati della piazza: di fatto un mercato coperto in muratura, con la merce che viene esposta sul lungo muretto in pietra che corre lungo tutto il perimentro del colonnato. Un unico grande bancone decorato e scolpito, sotto colonne doriche: il mercato del pesce è come un tempio, dove si celebra il rito della compra-vendita e del commercio. E' il dio denaro che si manifesta in una delle sue tante forme.
Il tempo stringe: il sole inizia a scomparire, e le temperature del gelide del nord iniziano a farsi sentire. Mi resta il tempo per vedere l'antico ospedale di San Giovanni, edificio costruito nel tardo medioevo che ancora oggi buona parte delle sue funzioni originali. In questa città sospesa nel tempo, anche questo complesso è un'attrazione: è infatti uno degli ospedali medievali più antichi del paese ancora esistenti e meglio conservati. Proprio come la Kruispoort, la Gentpoort, la Smedenpoort e la Ezelpoort, quattro delle sette antiche porte medievali della città. Una città che in una sola giornata non può essere gustata fino in fondo. Vuol dire che tornerò, prima o poi. Brugges, del resto - pardon, Bruges - è sempre qui. O meglio, è qui da sempre. Chissà dove mi troverò io invece, un domani. Abbandonandomi a questi pensieri prendo la via del ritorno.
Other destinations visited:
Amsterdam / Antwerpen / Berlin / Binche / Braine l'Alleud / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Tournai / Vilvoorde / Waterloo
In fiammingo la riconoscono in pochi, ma se la chiamate per il suo nome francofono non ci sarà più alcun dubbio per nessuno. Brugge- pardon, Bruges - è davvero unica. La chiamano "la Venezia del nord", e già questa espressione da sola dice molto. Ponti e canali, un centro storico medievale tra i migliori conservati al mondo, edifici di architettura rinascimentale, case dal tipico e caratteristico stile del nord (alti e stretti, con facciate a cuspide e frontoni a gradoni), chiese gotiche, strade acciottolate percorse da numerose carrozze: Bruges sembra la città di un'altra epoca, sembra rimasta ancora al suo passato e a quello che l'uomo ha ormai dimenticato. Per alcuni è una città da sogno, per altri un posta da favola. Ma per tutti è innegabile che l'atmosfera sia davvero unica.
Un tempo importante e fiorente centro commerciale, ancora oggi Bruges è punto di arrivo e di partenza per uomini e bastimenti. Nel XII secolo la lavorazione della lana e lo sviluppo dell'industria tessile fecero della città una delle capitali economiche dell'epoca: navi della Lega Anseatica, della repubblica di Genova e poi anche della Serenissima finirono con fare di Bruges una tappa obbligata. La città divenne il principale centro economico e soprattutto finanziario del continente. E' qui che venne istituita, nei primi anni del '300, la prima borsa valori del mondo. Nel XV secolo Bruges per inizia il declino: lo sviluppo e la concorrenza di Anversa spostano le attenzioni commerciali ed economiche. Solo nel XVII secolo Bruges conosce nuovo splendore: la produzione di raffinati merletti e sapienti tappeti riconsegna alla città gli antichi e gloriosi fasti, e ancora oggi è possibile trovare per le vie del centro storico botteghe artigiane che ancora proseguono l'arte e i mestieri dei vecchi maestri di Bruges. Ma è solo all'inizio del '900, con la realizzazione del porto di Zeebrugge che la città conobbe nuove prospettive: l'apertura sul mare ha portato molte navi a fare rotta sulla città. Oggi Zeebrugge ha una capacità di oltre 30 milioni di tonnellate di merci l'anno distribuite su circa 10.000 attracchi.
Oggi Brugge è famosa per ospitare il Collegio d'Europa, il più antico istituto di studi europei, punto di riferimento per quanti intendo intraprendere la carriera all'interno dell'Ue e non solo. Ma Bruges richiama ogni anno decine di migliaia di persone da ogni parte d'Europa per via del suo cioccolato: sono decine e decine i negozi di dolci prelibatezze, per quella che è ritenuta la capitale della cioccolata. Per le strade si compie il risveglio dei sensi: il brusio della gente che affolla che calpesta i ciottoli, gli zoccoli dei cavalli che trainano le carrozze al servizio di turisti e romantiche coppie, le luci e i colori di una città già proiettata al Natale. E poi le diverse fragranze che penetrano nelle narici: il persistente odore di fritto proprio delle tipiche patatine belga, il forte aroma delle cipolle, e i più delicati e gustosti profumi di cioccolato e Waffel. Anche i meno golosi fanno fatica a resistere. Così anch'io cedo alla tentazione, e mi concedo un classico: una crêpe al cioccolato. Di Bruges, naturalmente. Il rapporto qualità-prezzo è ottimo: 4,75€ li vale tutti, se non di più. Ma sarà meglio non dirlo ai titolari del locale, il ‘t Minnewater, attaccato al beghinaggio (begijnhof), il caratteristico spazio fatto di piccole abitazioni tutte bianche, dal tetto aguzzo mansardato, raccolte attorno a un cortile. Le beghine erano donne devote a Dio di ogni condizione sociale. Conducevano una vita contemplativa e al tempo stesso attiva. Vivevano di elemosina e di lavoro manuale. Oggi nel beghinaggio alloggiano monache benedettine.
Bruges è inoltre un importante centro artistico-culturale: tantissimi i musei, molte le opere di rilievo. La prima è la chiesa di Nostra Signora: realizzata in stile gotico brabantino tra il XIII e il XV secolo, custodisce la "Madonna col bambino" di Michelangelo, scultura marmorea dei primi anni del 1500, unica nel suo genere. Per la prima volta Michelangelo mostra Gesù non in grembo di Maria o cullato, ma in piedi, con la madre che non guarda il figlio ma altrove, a terra, davanti a sè. Nella stessa chiesa anche una tela che mostra una "crocifissione" di Cristo: l'opera è attribuita ad Antoon van Dyck, pittore fiammingo allievo di Rubens. Ancora, la chiesa di Nostra signora custodisce un'altra preziosa tela: "la cena in Emmaus" attribuita a Caravaggio. Ma da vedere c'è ancora tanto: come detto, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ovviamente, come tutte le città di queste parte, un punto per cui passare è la piazza del mercato (Grote Markt): qui fa bella mostra di sè il palazzo della Provincia (Provinciaal Hof), maestoso edificio in stile gotico brabantino. Arrivo su Grote Markt costeggiando l'alta e imponente torre campania della città, il Beffroi, e non posso non notare l'affollato e colorato mercato al centro della piazza. Bancarelle di tutti i tipi riempiono di suoni e sapori la piazza già normalmente punto di incontro di cittadini e turisti, che qui arrivano da ogni angolo d'Europa. Accanto persone di tutte le età sfrecciano allegre e veloci sulla pista di pattinaggio su ghiaccio allestita per l'occasione. Al centro si percepisce appena la statua dedicata a Jan Breydel e Pieter de Coninck, i leader della rivolta del 1302 contro Filippo il Bello scoppiata dopo che questi inviò una guarnigione francese d'occupazione nel tentativo di annettere le Fiandre. Alla mia destra il Provinciaal Hof, alle mie spalle il Beffroi, la vecchia torre medievale di controlle e avvistamento. 83 metri d’altezza per 366 scalini: queste le dimensioni più significative di una torre faticosa da scalare. Ma una volta giunti in cima la vista è di quelle che lasciano senza fiato: da qui si può vedere fino al mare del Nord. Il tempo è stato benevolo: si è rimesso giusto in tempo per regalarci questa visione unica. Come per la torre campanaria di Mechelen, anche qui le campane allietano e scandiscono la vita cittadina: il carillon del Beffroi, composto da 47 campane, è noto in tutto il mondo e propone sinfonie frutto del lavoro di grandi maestri della musica classica. Discendo la torre e torno per strada, a perdermi tra la folla. Arrivo a piazza Burg, dove domina il Comune (Stadhuis), altro maestoso palazzo in stile gotico brabantino. All'angolo a destra della piazza rispetto al Comune c'è la Basilica del Sacro Sangue, così detta poichè al suo interno si dice essere contenuto il sangue coagulato di Cristo. Poi, dopo aver attraversato un ponte, mi ritrovo alla zona adibita a mercato del pesce (Vismarkt). Una doppia fila di colonne in stile dorico si sviluppa lungo i quattro lati della piazza: di fatto un mercato coperto in muratura, con la merce che viene esposta sul lungo muretto in pietra che corre lungo tutto il perimentro del colonnato. Un unico grande bancone decorato e scolpito, sotto colonne doriche: il mercato del pesce è come un tempio, dove si celebra il rito della compra-vendita e del commercio. E' il dio denaro che si manifesta in una delle sue tante forme.
Il tempo stringe: il sole inizia a scomparire, e le temperature del gelide del nord iniziano a farsi sentire. Mi resta il tempo per vedere l'antico ospedale di San Giovanni, edificio costruito nel tardo medioevo che ancora oggi buona parte delle sue funzioni originali. In questa città sospesa nel tempo, anche questo complesso è un'attrazione: è infatti uno degli ospedali medievali più antichi del paese ancora esistenti e meglio conservati. Proprio come la Kruispoort, la Gentpoort, la Smedenpoort e la Ezelpoort, quattro delle sette antiche porte medievali della città. Una città che in una sola giornata non può essere gustata fino in fondo. Vuol dire che tornerò, prima o poi. Brugges, del resto - pardon, Bruges - è sempre qui. O meglio, è qui da sempre. Chissà dove mi troverò io invece, un domani. Abbandonandomi a questi pensieri prendo la via del ritorno.
Other destinations visited:
Amsterdam / Antwerpen / Berlin / Binche / Braine l'Alleud / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Tournai / Vilvoorde / Waterloo
Friday, 25 November 2011
Crisi, in Europa fa paura a un cittadino su tre
Sondaggio Eurobarometro: cresce il timore di diventare poveri.
di Emiliano Biaggio
La crisi fa davvero paura, tanto che un europeo su tre la considera il principale pericolo dell'Unione europea e del proprio paese. E' quanto emerge da un sondaggio sulla sicurezza in Europa diffuso oggi da Eurobarometro. Condotto su un campione di 26.840 cittadini intervistati tra tutti i 27 paesi membri dell'Ue, la ricerca evidenzia come per il 34% degli intervistati la crisi economico-finanziaria rappresenti il primo motivo di preoccupazione e di instabilità per l'Ue, prima anche delle minaccia terroristica (33%). Analoga la percezione per quanto riguarda il principale fattore di insicurezza interna (è sempre la crisi per il 33% degli intervistati, che la ritengono più pericolosa solo del terrorismo). In alcuni paesi è addirittura psicosi: la crisi è la principale causa di rischi per la nazione per irlandesi (così ha risposto il 61% degli intervistati in questo paese), spagnoli (57%). greci (56%), ciproti (54%), ungheresi (52%). In tutti questi casi oltre la metà della popolazione è convinta che la crisi sia il principale problema, avvertito come motivo di forte preoccupazione per la propria sicurezza anche in Bulgaria (48%), Slovenia (46%) e Italia (44%).
Il terrorismo resta la seconda minaccia alla sicurezza comunitaria (per il 33% degli intervistati) e nazionale (per il 25%), ma a livello nazionale inizia a spaventare l'idea della povertà (24%). A temerla soprattutto bulgari (per il 60% di loro), romeni (55%), ungheresi (51%), greci (50%), portoghesi (42%), lettoni e lituani (41% in entrambi i casi). L'italia, nonostante abbia una forte percezione e paura delle crisi, non teme di impoverirsi: solo il 18% degli intervistati ammette infatti di essere preoccupati per questa eventualità. Nel nostro paese preoccupano di più la criminalità organizzata (31%), il terrorismo (26%) e l'immigrazione clandestina (24%).
L'Europa è però davvero divisa sull'efficacia delle risposte e delle misure fornite dagli organismi comunitari alla crisi e ai principali fattori di minaccia alla sicurezza (terrorismo, povertà, pirateria informatica): Eurobarometro sottolinea infatti come sia 'solo' la metà dei cittadini dei 27 paesi dell'Ue a ritenere che sia stato fatto abbastanza a livello nazionale e sovranazionale per combattere questi elementi di vulnerabilità.
di Emiliano Biaggio
La crisi fa davvero paura, tanto che un europeo su tre la considera il principale pericolo dell'Unione europea e del proprio paese. E' quanto emerge da un sondaggio sulla sicurezza in Europa diffuso oggi da Eurobarometro. Condotto su un campione di 26.840 cittadini intervistati tra tutti i 27 paesi membri dell'Ue, la ricerca evidenzia come per il 34% degli intervistati la crisi economico-finanziaria rappresenti il primo motivo di preoccupazione e di instabilità per l'Ue, prima anche delle minaccia terroristica (33%). Analoga la percezione per quanto riguarda il principale fattore di insicurezza interna (è sempre la crisi per il 33% degli intervistati, che la ritengono più pericolosa solo del terrorismo). In alcuni paesi è addirittura psicosi: la crisi è la principale causa di rischi per la nazione per irlandesi (così ha risposto il 61% degli intervistati in questo paese), spagnoli (57%). greci (56%), ciproti (54%), ungheresi (52%). In tutti questi casi oltre la metà della popolazione è convinta che la crisi sia il principale problema, avvertito come motivo di forte preoccupazione per la propria sicurezza anche in Bulgaria (48%), Slovenia (46%) e Italia (44%).
Il terrorismo resta la seconda minaccia alla sicurezza comunitaria (per il 33% degli intervistati) e nazionale (per il 25%), ma a livello nazionale inizia a spaventare l'idea della povertà (24%). A temerla soprattutto bulgari (per il 60% di loro), romeni (55%), ungheresi (51%), greci (50%), portoghesi (42%), lettoni e lituani (41% in entrambi i casi). L'italia, nonostante abbia una forte percezione e paura delle crisi, non teme di impoverirsi: solo il 18% degli intervistati ammette infatti di essere preoccupati per questa eventualità. Nel nostro paese preoccupano di più la criminalità organizzata (31%), il terrorismo (26%) e l'immigrazione clandestina (24%).
L'Europa è però davvero divisa sull'efficacia delle risposte e delle misure fornite dagli organismi comunitari alla crisi e ai principali fattori di minaccia alla sicurezza (terrorismo, povertà, pirateria informatica): Eurobarometro sottolinea infatti come sia 'solo' la metà dei cittadini dei 27 paesi dell'Ue a ritenere che sia stato fatto abbastanza a livello nazionale e sovranazionale per combattere questi elementi di vulnerabilità.
Thursday, 24 November 2011
Ue: Italia dia più cattedre a professori europei
Bruxelles intima lo stop alle discriminazioni nell'inserimento di docenti universitari provenienti da altri stati membri.
La Commissione europea ha chiesto all'Italia di riconoscere le qualifiche equivalenti ottenute in un altro Stato membro da stranieri che si candidano per posti di professore ordinario in Italia. Secondo le norme vigenti in Italia, nelle selezioni per posti di professore ordinario, per i candidati che non rivestono la qualifica di professore associato è prevista una prova didattica. La prova è obbligatoria per coloro che hanno conseguito in un altro Stato membro dell'Ue qualifiche equivalenti a quella di professore associato, mentre non è prevista per chi è in possesso del titolo analogo conseguito in Italia.
La Commissione, spiega una nota diffusa dallo stesso organismo comunitari, ritiene che il fatto di riservare un trattamento diverso ai candidati che hanno acquisito qualifiche di professore associato in altri Stati membri equivalenti a quelle acquisite in Italia corrisponda a una discriminazione indiretta basata sulla cittadinanza. Ciò è contrario alle norme Ue sulla libera circolazione dei lavoratori. Le autorità italiane ritengono che le qualifiche per posti di professore universitario conseguite in altri Stati membri non possano essere automaticamente riconosciute poiché l'insegnamento universitario non è una professione regolamentata . Conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia, la Commissione ritiene opportuno fare un confronto fra le qualifiche italiane e quelle ottenute in altri Stati membri, allo scopo di garantire un trattamento equo dei candidati in possesso di qualifiche equivalenti.
La richiesta della Commissione è stata inviata come "parere motivato" nell'ambito del procedimento d'infrazione dell'Ue. L'Italia ha quindi a disposizione due mesi per informare la Commissione circa le misure attuate per adeguare la propria legislazione alla normativa Ue, altrimenti la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea. (fonte: Commissione europea)
La Commissione europea ha chiesto all'Italia di riconoscere le qualifiche equivalenti ottenute in un altro Stato membro da stranieri che si candidano per posti di professore ordinario in Italia. Secondo le norme vigenti in Italia, nelle selezioni per posti di professore ordinario, per i candidati che non rivestono la qualifica di professore associato è prevista una prova didattica. La prova è obbligatoria per coloro che hanno conseguito in un altro Stato membro dell'Ue qualifiche equivalenti a quella di professore associato, mentre non è prevista per chi è in possesso del titolo analogo conseguito in Italia.
La Commissione, spiega una nota diffusa dallo stesso organismo comunitari, ritiene che il fatto di riservare un trattamento diverso ai candidati che hanno acquisito qualifiche di professore associato in altri Stati membri equivalenti a quelle acquisite in Italia corrisponda a una discriminazione indiretta basata sulla cittadinanza. Ciò è contrario alle norme Ue sulla libera circolazione dei lavoratori. Le autorità italiane ritengono che le qualifiche per posti di professore universitario conseguite in altri Stati membri non possano essere automaticamente riconosciute poiché l'insegnamento universitario non è una professione regolamentata . Conformemente alla giurisprudenza della Corte di giustizia, la Commissione ritiene opportuno fare un confronto fra le qualifiche italiane e quelle ottenute in altri Stati membri, allo scopo di garantire un trattamento equo dei candidati in possesso di qualifiche equivalenti.
La richiesta della Commissione è stata inviata come "parere motivato" nell'ambito del procedimento d'infrazione dell'Ue. L'Italia ha quindi a disposizione due mesi per informare la Commissione circa le misure attuate per adeguare la propria legislazione alla normativa Ue, altrimenti la Commissione potrà decidere di deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea. (fonte: Commissione europea)
Wednesday, 23 November 2011
Eurobond, l'opzione anticrisi dell'Ue
La crisi li riporta al centro dell'agenda della Commissione europea, che ne propone l'introduzione riaprendo il dibattito interno.
di Emiliano Biaggio
L'Unione europea lancia il progetto dei bond comunitari, titoli obbligazionari pensati per dare maggiore stabilità finanziaria ai paesi dell'eurozona e dell'Unione europea. Gli "Stability bond" (o titoli di stabilità) sono stati presentati oggi a Bruxelles dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il vicepresidente dello stesso organismo e commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Renh. Contenuti nel "Libro verde per gli stability bonds", ultimo capitolo del pacchetto redatto dalla Commissione Ue per la crescita, la stabilità e il rafforzamente della governance economica, questi titoli obbligazionari sono al momento un'ipotesi in campo per affrontare la crisi. «Riteniamo che la creazione di un mercato obbligazionario comune possa portare grandi vantaggi» per l'Ue, ha detto Barroso in conferenza stampa. Sul tema adesso «c'è il primo contributo formale», con la presentazione di un documento - quello di oggi - che avvia il dibattito. L'auspicio è di «avere un'analisi chiara e obiettiva, e una discussione che non venga affrontata con posizioni dogmatiche». L'Ue, dunque, rompe il tabù degli eurobond, che nelle intenzioni si chiamano però Stability bond «per distinguerli altri titoli obbligazionari quali ad esempio i Project bond», ha sottolineato Barroso.
Alla base del progetto ci sono 2 elementi e 3 opzioni. I due elementi chiave, ha spiegato Olli Rehn, sono da una parte i «possibili benefici in tema di stabilità, resistenza della finanza ed efficacia dei mercati», e dall'altra «l'interazione tra i bond di stabilità e una governance economica rafforzata». Serviranno infatti altre misure, perchè da soli - ha scandito Barroso prendendo la parola - «non risolvono i nostri problemi nell'immediato nè possono sostituire le riforme indispensabili». Allo studio ci sono tre ambiti di possibile applicazione di questi bond comunitari: un'opzione piena, con la sostituzione di tutti i titoli sovrani («il mercato dei bond sovrani frammentato attualmente è sotto stress», ha rimarcato Rehn), un'opzione parziale con garanzie congiunte (l'idea è di una convivenza tra "bond rossi" garantiti dagli stati membri e "bond blu" garantiti dall'Ue), e un'opzione parziale con garanzie non congiunte. «La seconda opzione - ha riconosciuto Rehn - darebbe una maggiore garanzia di stabilità finanziaria, ma richiederebbe un emendamento al trattato Ue, e quindi tempo per la messa in pratica». Su tutto il capitolo Stability bond «stiamo lanciando comunque un'ampia consultazione», ha evidenziato il vicepresidente della Commissione Ue. Ma se Rehn già fa capire come vorrebbe procerede, Barroso invece non si sbilancia. «La Commissione al momento non ha formato un proprio parare» in merito. Adesso bisogna ascolatere tutti e «solo alla fine delle consultazioni», e quindi solo «al momento opportuno» si scioglieranno le riserve. Barroso ha quindi spazzato il campo da equivoci. «Considerare questa nostra mossa come un atto contro qualche governo di un paese membro sarebbe assurdo», ha detto a chi gli chiedeva se questa decisione potrà avere ripercussioni nei rapporti con la Germania, restia all'introduzione di bond comunitari. «Dai contatti che ho posso dire che non c'è alcuna opposizione, al contrario c'è interesse», ha tenuto a dire Barroso. Le riserse, ha ammesso, ci sono e «riguardano le tempistiche». Di questo, ha concluso Barroso, «sono contento perchè vuol dire che nel merito non c'è alcuna riserva».
di Emiliano Biaggio
L'Unione europea lancia il progetto dei bond comunitari, titoli obbligazionari pensati per dare maggiore stabilità finanziaria ai paesi dell'eurozona e dell'Unione europea. Gli "Stability bond" (o titoli di stabilità) sono stati presentati oggi a Bruxelles dal presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, e il vicepresidente dello stesso organismo e commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Renh. Contenuti nel "Libro verde per gli stability bonds", ultimo capitolo del pacchetto redatto dalla Commissione Ue per la crescita, la stabilità e il rafforzamente della governance economica, questi titoli obbligazionari sono al momento un'ipotesi in campo per affrontare la crisi. «Riteniamo che la creazione di un mercato obbligazionario comune possa portare grandi vantaggi» per l'Ue, ha detto Barroso in conferenza stampa. Sul tema adesso «c'è il primo contributo formale», con la presentazione di un documento - quello di oggi - che avvia il dibattito. L'auspicio è di «avere un'analisi chiara e obiettiva, e una discussione che non venga affrontata con posizioni dogmatiche». L'Ue, dunque, rompe il tabù degli eurobond, che nelle intenzioni si chiamano però Stability bond «per distinguerli altri titoli obbligazionari quali ad esempio i Project bond», ha sottolineato Barroso.
Alla base del progetto ci sono 2 elementi e 3 opzioni. I due elementi chiave, ha spiegato Olli Rehn, sono da una parte i «possibili benefici in tema di stabilità, resistenza della finanza ed efficacia dei mercati», e dall'altra «l'interazione tra i bond di stabilità e una governance economica rafforzata». Serviranno infatti altre misure, perchè da soli - ha scandito Barroso prendendo la parola - «non risolvono i nostri problemi nell'immediato nè possono sostituire le riforme indispensabili». Allo studio ci sono tre ambiti di possibile applicazione di questi bond comunitari: un'opzione piena, con la sostituzione di tutti i titoli sovrani («il mercato dei bond sovrani frammentato attualmente è sotto stress», ha rimarcato Rehn), un'opzione parziale con garanzie congiunte (l'idea è di una convivenza tra "bond rossi" garantiti dagli stati membri e "bond blu" garantiti dall'Ue), e un'opzione parziale con garanzie non congiunte. «La seconda opzione - ha riconosciuto Rehn - darebbe una maggiore garanzia di stabilità finanziaria, ma richiederebbe un emendamento al trattato Ue, e quindi tempo per la messa in pratica». Su tutto il capitolo Stability bond «stiamo lanciando comunque un'ampia consultazione», ha evidenziato il vicepresidente della Commissione Ue. Ma se Rehn già fa capire come vorrebbe procerede, Barroso invece non si sbilancia. «La Commissione al momento non ha formato un proprio parare» in merito. Adesso bisogna ascolatere tutti e «solo alla fine delle consultazioni», e quindi solo «al momento opportuno» si scioglieranno le riserve. Barroso ha quindi spazzato il campo da equivoci. «Considerare questa nostra mossa come un atto contro qualche governo di un paese membro sarebbe assurdo», ha detto a chi gli chiedeva se questa decisione potrà avere ripercussioni nei rapporti con la Germania, restia all'introduzione di bond comunitari. «Dai contatti che ho posso dire che non c'è alcuna opposizione, al contrario c'è interesse», ha tenuto a dire Barroso. Le riserse, ha ammesso, ci sono e «riguardano le tempistiche». Di questo, ha concluso Barroso, «sono contento perchè vuol dire che nel merito non c'è alcuna riserva».
Tuesday, 22 November 2011
Monti si presenta all'Europa: saremo protagonisti
Il nuovo premier nel segno della discontinuità: «L'Europa al centro dell'attività di governo». E Barroso plaude: «Monti competente».
di Emiliano Biaggio
«L'impegno del mio governo è quello di rispettare gli impegni presi», mentre «lo sforzo del mio governo sarà quello di mettere da una parte l'Europa al centro dell'attività di governo, e dall'altra di contribuire il più possibile allo sviluppo armonioso e forte dell'Unione europea». Mario Monti si presenta così in Commissione europea, alla sua "prima" in Europa da presidente del consiglio. Parlando in conferenza stampa dopo un incontro con il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, Monti mette subito le cose in chiaro, mandando un altrettanto chiaro messaggio di discontinuità. Il capo del governo, che ha tenuto a ricordare i dieci anni trascorsi nelle istituzioni comunitarie, ha voluto sottolineare come intenda «operare come ponte» verso l'Ue, dopo un governo - quello Berlusconi - distintosi per la sua assenza, con quel ministero per le Politiche comunitarie lasciato vacante per troppo tempo. Non a caso Monti ha voluto porre l'accento sul nuovo ruolo che l'Italia intende avere d'ora un poi. «L'intensa, approfondita e lunga conversazione con Barroso ha riguardato la strategia comune più che aspetti precisi» di singoli paesi. Del resto il momento per confrontarsi sui dettagli economici non è oggi. «Sulle questioni economiche approfondirò il tema venerdi, quando riceverò a Roma Olli Rehn», il commissario europeo per gli Affari economici e monetari e vicepresidente della Commissione europea. Oggi, quindi, «la questione di un pareggio di bilancio al 2013 per l'Italia non è stata trattata con Barroso».
L'Italia è dunque impegnata innanzitutto a riappropriarsi di un ruolo da protagonista, dopo essere stata relegata a paese marginale. «Spero che l'Italia potrà collaborare alla definizione del futuro dell'Europa», ha detto Monti, che da Bruxelles ha voluto mandare un messaggio rassicurante agli italiani. «L'Europa non ci dà vincoli, ma delle indicazioni nell'interesse del paese e soprattutto nell'interesse delle future generazioni». La prima sfida che il nuovo governo è quindi quella di «spiegare all'interno del paese che quello che faremo non è per un adempimento burocratico», ma per dare vita a «un futuro migliore». La strada è quella delle riforme, e per la seconda volta Monti fa capire che siamo in nuova fase. «Rispetto al governo precedente vogliamo avere meno conflittualità», ha detto prima di essere tradito dall'emozione. «Vogliamo avere meno conflittualità per andare a fondo...», ha scandito Monti, il quale però si è corretto subito dopo aver riso delle sue stesse parole. «Non così a fondo», ha detto scherzando. Quindi ha ripetuto il concetto. «Vogliamo avere meno conflittualità per andare fino in fondo per quanto riguarda le riforme strutturali».
Barroso, al suo fianco, non ha nascosto che «la situazione italiana rimane difficile», e ha invitato a lavorare sodo. «Nessuno si aspetta miracoli, ma uno sforzo continuo e costante». Per usare una metafora sportiva, «non servono corse sprint, ma concentrazione su una maratona». Insomma, «occorre tempo», del resto, ha scandito Barroso, «non si può cambiare la percezione dei mercati da un giorno all'altro». Ma il presidente della Commissione Ue ha lasciato intendere che l'Italia è sulla via giusta. «Conosco Monti, so che è una persona molto competente. Ho piena stima e fiducia in lui e credo abbia le capacità per guidare questo paese», ha detto Barroso, che ha rivolto gli «auguri al signor primo ministro, caro Mario». Un chiaro attestato di stima per Monti, e un'implicita bocciatura al suo predecessore, a testimoniare la discontinuità mostrata con il nuovo governo. (fonte foto: il Sole 24 ore)
di Emiliano Biaggio
«L'impegno del mio governo è quello di rispettare gli impegni presi», mentre «lo sforzo del mio governo sarà quello di mettere da una parte l'Europa al centro dell'attività di governo, e dall'altra di contribuire il più possibile allo sviluppo armonioso e forte dell'Unione europea». Mario Monti si presenta così in Commissione europea, alla sua "prima" in Europa da presidente del consiglio. Parlando in conferenza stampa dopo un incontro con il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, Monti mette subito le cose in chiaro, mandando un altrettanto chiaro messaggio di discontinuità. Il capo del governo, che ha tenuto a ricordare i dieci anni trascorsi nelle istituzioni comunitarie, ha voluto sottolineare come intenda «operare come ponte» verso l'Ue, dopo un governo - quello Berlusconi - distintosi per la sua assenza, con quel ministero per le Politiche comunitarie lasciato vacante per troppo tempo. Non a caso Monti ha voluto porre l'accento sul nuovo ruolo che l'Italia intende avere d'ora un poi. «L'intensa, approfondita e lunga conversazione con Barroso ha riguardato la strategia comune più che aspetti precisi» di singoli paesi. Del resto il momento per confrontarsi sui dettagli economici non è oggi. «Sulle questioni economiche approfondirò il tema venerdi, quando riceverò a Roma Olli Rehn», il commissario europeo per gli Affari economici e monetari e vicepresidente della Commissione europea. Oggi, quindi, «la questione di un pareggio di bilancio al 2013 per l'Italia non è stata trattata con Barroso».
L'Italia è dunque impegnata innanzitutto a riappropriarsi di un ruolo da protagonista, dopo essere stata relegata a paese marginale. «Spero che l'Italia potrà collaborare alla definizione del futuro dell'Europa», ha detto Monti, che da Bruxelles ha voluto mandare un messaggio rassicurante agli italiani. «L'Europa non ci dà vincoli, ma delle indicazioni nell'interesse del paese e soprattutto nell'interesse delle future generazioni». La prima sfida che il nuovo governo è quindi quella di «spiegare all'interno del paese che quello che faremo non è per un adempimento burocratico», ma per dare vita a «un futuro migliore». La strada è quella delle riforme, e per la seconda volta Monti fa capire che siamo in nuova fase. «Rispetto al governo precedente vogliamo avere meno conflittualità», ha detto prima di essere tradito dall'emozione. «Vogliamo avere meno conflittualità per andare a fondo...», ha scandito Monti, il quale però si è corretto subito dopo aver riso delle sue stesse parole. «Non così a fondo», ha detto scherzando. Quindi ha ripetuto il concetto. «Vogliamo avere meno conflittualità per andare fino in fondo per quanto riguarda le riforme strutturali».
Barroso, al suo fianco, non ha nascosto che «la situazione italiana rimane difficile», e ha invitato a lavorare sodo. «Nessuno si aspetta miracoli, ma uno sforzo continuo e costante». Per usare una metafora sportiva, «non servono corse sprint, ma concentrazione su una maratona». Insomma, «occorre tempo», del resto, ha scandito Barroso, «non si può cambiare la percezione dei mercati da un giorno all'altro». Ma il presidente della Commissione Ue ha lasciato intendere che l'Italia è sulla via giusta. «Conosco Monti, so che è una persona molto competente. Ho piena stima e fiducia in lui e credo abbia le capacità per guidare questo paese», ha detto Barroso, che ha rivolto gli «auguri al signor primo ministro, caro Mario». Un chiaro attestato di stima per Monti, e un'implicita bocciatura al suo predecessore, a testimoniare la discontinuità mostrata con il nuovo governo. (fonte foto: il Sole 24 ore)
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