Friday, 28 June 2013
Ue, solo più soldi per i giovani
Il vertice del Consiglio europeo doveva essere di quelli decisivi, ma sulle banche si rinvia a dicembre e la Bei concederà meno credito del previsto.
fonte: agenzia Asca
Piu' soldi per i giovani, accordo politico sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancaria - su cui si tornera' a dicembre - e piano Ue-Bei per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese. Il vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi dell'Ue doveva prendere delle decisioni su temi di carattere economico e occupazione e le ha prese. Ci si attendevano passi avanti sul progetto di unione bancaria, e sono arrivati: grazie anche a una riunione straordinaria del consiglio Ecofin alla vigilia del vertice, i leader dei ventisette hanno trovato un accordo dando il loro assenso all'intesa raggiunta dai ministri. La Commissione europea dovra' presentare un testo proprio su questo (il presidente Jose' Manuel Barroso lo ha garantito ''entro le prossime due settimane''), per decisioni da prendere in occasione del vertice del Consiglio europeo di dicembre. Si parte dalla decisione che in caso di fallimento di una banca, non saranno gli Stati a pagare. Qualora non sia possibile salvare un istituto creditizio, a partecipare al fallimento (il cosiddetto ''bail-in'') saranno in prima battuta gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno assicurati, e infine i depositi, fatti salvi quelli sotto i 100mila euro. Gli stati dovranno istituire entro dieci anni fondi di risoluzione pari ad ''almeno lo 0,8% dei depositi garantiti di tutte le istituzioni creditizie autorizzate nel paese''. I fondi di risoluzione potranno essere usati per assorbire le perdite o ricapitalizzare le banche, ma fino al 5% dei passivi totali della banche. Sul fronte del lavoro sono state aumentate le risorse a disposizione della 'Garanzia per l'occupazione giovanile'. Il vertice europeo porta a casa l'anticipo al 2014-2015 dei sei miliardi messi sul piatto lo scorso febbraio, che potranno diventare almeno otto dal 2015 in poi, grazie alla flessibilita' prevista dall'accordo sul bilancio raggiunto tra Parlamento e Consiglio. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, sostiene che le risorse per i giovani potranno arrivare anche a nove miliardi, linea ribadita anche dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. ''Sono stati aumentati ad otto miliardi di euro le risorse per le nostre azioni a sostegno dei giovani, e tutti i soldi non spesi nell'ambito dei programmi europei andranno a sostegno dell'occupazione''. Da qui la possibilita' di far aumentare l'ammontare complessivo a sostegno di azioni di contrasto alla disoccupazioni. Rivisto al ribasso l'accordo con la Banca europea per gli investimenti per sostenere l'accesso al credito, soprattutto per le piccole e medie imprese. Il Consiglio europeo invita infatti la Bei ad attuare il piano per l'aumento dell'attivita' di prestiti ''di almeno il 40% tra il 2013 e il 2015'', una soglia che nelle bozze circolate prima del vertice era fissata al 50%. L'aumento e' stato chiesto, ma meno rispetto al previsto. Avanti poi con il processo di allargamento. Il Consiglio europeo ha dato il via libera all'ingresso della Croazia nell'Ue: il procedimento formale consente al paese balcanico di diventare il ventottesimo stato membro da lunedi'. Deciso inoltre di avviare i negoziati per l'accesso della Serbia in Ue. La prima conferenza intergovernativa si terra' a gennaio 2014. Col nuovo anno si allarghera' poi la famiglia dell'Euro: il Consiglio europeo ha dato il suo via libera all'introduzione della moneta unica in Lettonia dall'1 gennaio.
fonte: agenzia Asca
Piu' soldi per i giovani, accordo politico sul meccanismo di risoluzione delle crisi bancaria - su cui si tornera' a dicembre - e piano Ue-Bei per l'accesso al credito delle piccole e medie imprese. Il vertice dei capi di Stato e di governo dei paesi dell'Ue doveva prendere delle decisioni su temi di carattere economico e occupazione e le ha prese. Ci si attendevano passi avanti sul progetto di unione bancaria, e sono arrivati: grazie anche a una riunione straordinaria del consiglio Ecofin alla vigilia del vertice, i leader dei ventisette hanno trovato un accordo dando il loro assenso all'intesa raggiunta dai ministri. La Commissione europea dovra' presentare un testo proprio su questo (il presidente Jose' Manuel Barroso lo ha garantito ''entro le prossime due settimane''), per decisioni da prendere in occasione del vertice del Consiglio europeo di dicembre. Si parte dalla decisione che in caso di fallimento di una banca, non saranno gli Stati a pagare. Qualora non sia possibile salvare un istituto creditizio, a partecipare al fallimento (il cosiddetto ''bail-in'') saranno in prima battuta gli azionisti, poi gli obbligazionisti meno assicurati, e infine i depositi, fatti salvi quelli sotto i 100mila euro. Gli stati dovranno istituire entro dieci anni fondi di risoluzione pari ad ''almeno lo 0,8% dei depositi garantiti di tutte le istituzioni creditizie autorizzate nel paese''. I fondi di risoluzione potranno essere usati per assorbire le perdite o ricapitalizzare le banche, ma fino al 5% dei passivi totali della banche. Sul fronte del lavoro sono state aumentate le risorse a disposizione della 'Garanzia per l'occupazione giovanile'. Il vertice europeo porta a casa l'anticipo al 2014-2015 dei sei miliardi messi sul piatto lo scorso febbraio, che potranno diventare almeno otto dal 2015 in poi, grazie alla flessibilita' prevista dall'accordo sul bilancio raggiunto tra Parlamento e Consiglio. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, sostiene che le risorse per i giovani potranno arrivare anche a nove miliardi, linea ribadita anche dal presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. ''Sono stati aumentati ad otto miliardi di euro le risorse per le nostre azioni a sostegno dei giovani, e tutti i soldi non spesi nell'ambito dei programmi europei andranno a sostegno dell'occupazione''. Da qui la possibilita' di far aumentare l'ammontare complessivo a sostegno di azioni di contrasto alla disoccupazioni. Rivisto al ribasso l'accordo con la Banca europea per gli investimenti per sostenere l'accesso al credito, soprattutto per le piccole e medie imprese. Il Consiglio europeo invita infatti la Bei ad attuare il piano per l'aumento dell'attivita' di prestiti ''di almeno il 40% tra il 2013 e il 2015'', una soglia che nelle bozze circolate prima del vertice era fissata al 50%. L'aumento e' stato chiesto, ma meno rispetto al previsto. Avanti poi con il processo di allargamento. Il Consiglio europeo ha dato il via libera all'ingresso della Croazia nell'Ue: il procedimento formale consente al paese balcanico di diventare il ventottesimo stato membro da lunedi'. Deciso inoltre di avviare i negoziati per l'accesso della Serbia in Ue. La prima conferenza intergovernativa si terra' a gennaio 2014. Col nuovo anno si allarghera' poi la famiglia dell'Euro: il Consiglio europeo ha dato il suo via libera all'introduzione della moneta unica in Lettonia dall'1 gennaio.
Wednesday, 26 June 2013
In Belgio la vita di coppia si insegna a scuola
Negli asili e alle elementari corsi facoltativi di educazione alla vita relazionale, per distinguere - già a 3 anni - la sessualità dalla pornografia.
di Emiliano Biaggio
Nelle scuole del Belgio si insegna l'Evras, l'éducation à la vie relationnelle, affective et sexuelle (Educazione alla vita relazionale, affettiva e sessuale). Educazione sessuale e non solo, ma con un occhio sulla sessualità. Un tabù per molti paesi, che pure un paese cattolico come il Belgio ha saputo abbattere. Sono cose che si possono apprendere solo leggendole qua e là, o semplicemente vivendo in Belgio. L'Evras è stata introdotta per tre motivi: promuovere il rispetto della sessualità e dei differenti stili di vita (leggi omossessualità), fornire informazioni sul corpo umano e le sue funzioni sessuali, permettare a chiunque di vivere al meglio le proprie relazioni sentimentali e sessuali. Il sesso, che molto e molti sa imbarazzare, è offerto ormai quotidianamente e «in modo forsennato» ma non viene spiegato, e allora il Belgio ha deciso di correre ai ripari. Bernard De Vos, commissario per i diritti dei minori della comunità francofona belga, ha sollevato il problema: non si distingue più tra sessualità e pornografia, e la cosa va chiarita. «E' importante creare spazi per parlare della vita affettiva e sessuale, anche a scuola». L'obiettivo è «creare giovani responsabili». Un percorso da fare anche con i genitori. Il programma per le scuole «non esenta i famigliari a parlare di certe cose coi propri figli». Il compito non è di quelli semplici: l'Evras tratta di tematiche non certo a portata di bambino, ma si rivolge alla formazione materna e primaria. Dai 3 ai 12 anni, piccoli e piccolissimi iniziano ad essere considerati grandi. La novità piace, anche a chi non ti aspetti: Guy De Keyser, del segretariato generale dell'insegnamento cattolico, è il primo di loro. «La società si evolve senza sosta e così la scuola, che deve portare conoscenza e competenze ma anche a saper essere. Per cui sì all'Evras a scuola, purchè non si limiti ai soli aspetti tecnici della vita amorosa» (vale a dire il sesso). «La "R" di "relazionale" per noi è importante». Non a caso è inserita in un progetto che "tira". Che sia un paese "semplicemente" lungimirante o addiruttura rivoluzionario, non fa differenza: il Belgio, è proprio il caso di dirlo, fa scuola.
di Emiliano Biaggio
Nelle scuole del Belgio si insegna l'Evras, l'éducation à la vie relationnelle, affective et sexuelle (Educazione alla vita relazionale, affettiva e sessuale). Educazione sessuale e non solo, ma con un occhio sulla sessualità. Un tabù per molti paesi, che pure un paese cattolico come il Belgio ha saputo abbattere. Sono cose che si possono apprendere solo leggendole qua e là, o semplicemente vivendo in Belgio. L'Evras è stata introdotta per tre motivi: promuovere il rispetto della sessualità e dei differenti stili di vita (leggi omossessualità), fornire informazioni sul corpo umano e le sue funzioni sessuali, permettare a chiunque di vivere al meglio le proprie relazioni sentimentali e sessuali. Il sesso, che molto e molti sa imbarazzare, è offerto ormai quotidianamente e «in modo forsennato» ma non viene spiegato, e allora il Belgio ha deciso di correre ai ripari. Bernard De Vos, commissario per i diritti dei minori della comunità francofona belga, ha sollevato il problema: non si distingue più tra sessualità e pornografia, e la cosa va chiarita. «E' importante creare spazi per parlare della vita affettiva e sessuale, anche a scuola». L'obiettivo è «creare giovani responsabili». Un percorso da fare anche con i genitori. Il programma per le scuole «non esenta i famigliari a parlare di certe cose coi propri figli». Il compito non è di quelli semplici: l'Evras tratta di tematiche non certo a portata di bambino, ma si rivolge alla formazione materna e primaria. Dai 3 ai 12 anni, piccoli e piccolissimi iniziano ad essere considerati grandi. La novità piace, anche a chi non ti aspetti: Guy De Keyser, del segretariato generale dell'insegnamento cattolico, è il primo di loro. «La società si evolve senza sosta e così la scuola, che deve portare conoscenza e competenze ma anche a saper essere. Per cui sì all'Evras a scuola, purchè non si limiti ai soli aspetti tecnici della vita amorosa» (vale a dire il sesso). «La "R" di "relazionale" per noi è importante». Non a caso è inserita in un progetto che "tira". Che sia un paese "semplicemente" lungimirante o addiruttura rivoluzionario, non fa differenza: il Belgio, è proprio il caso di dirlo, fa scuola.
Monday, 24 June 2013
Bruxelles, la Grand place
Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. Ogni settimana, quindi, comparirà una banda fotografica diversa con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.
5. La grand place
La piazza maggiore di Bruxelles - nota come Grand place (o groote markt, in fiammingo) - è considerata una delle più belle di tutta Europa. Situata nella parte bassa della città, la piazza è nota è unica per stile e per gli edifici che la circondano: si tratta di alcuni tra gli edifici più ricchi e belli di Bruxelles. Ci sono l'Hotel de ville (il comune), considerato uno dei capolavori del gotico brabantino, la Maison du roi (o casa del pane) in stile tardo gotico, e le varie case delle corporazioni che ancora oggi, in alcuni casi, ospitano categorie di artigiani e produttori. Ebanisti, birrai, panettieri, arcieri, sarti, e poi conti e nobili, tutti i poteri economici e politici erano concentrati sulla medesima piazza. Una piazza che inizia a nascere all'inizio del XIII secolo, quando vennero costruiti tre mercati coperti nell'area centrale della città: il mercato delle carni, il mercato del pane e il mercato dei tessuti. Tutti di proprietà dei duchi di Brabante, i mercati permettevano di esporre le merci al riparo delle intemperie e di controllarne la qualità e la vendita a fini fiscali. Bruxelles, all'epoca in concorrenza con le vicine città di Mechelen e Leuvene, nel 1362 decide di realizzare un nuovo e vasto Mercato dei tessuti su un lato dell'attuale piazza: per fare questo la città acquista e demolisce tutte le case e botteghe che sorgono irregolari nella piazza al fine di stabilirne i confini. E' in questo momento che prende vita la piazza grande, trasformata poi in sede del potere municipale con la costruzione del nuovo Hotel de ville (avvenuta in più fasi fra il 1401 e il 1455). Di fronte al Municipio, il vecchio mercato del pane, che prenderà più tardi il nome di Maison du Roi, perde dal 1406 la sua funzione commerciale per essere trasformato in luogo di Giustizia. Intorno alla piazza si iniziano a costruire le residenze dei ricchi mercanti e le sedi delle potenti Corporazioni. Nell'agosto del 1695 la piazza viene di fatto distrutta dalle armate francesi, che la bombardano in risposta all'attacco che la Lega di Augusta aveva portato alla città di Namur, controllata dai Francesi. Le costruzioni, tutte in legno, finiscono in fiamme. Inizia la ricostruzione delle stesse case, questa volta in pietra, e tutti in stili diversi. Per via di questa unicità nel 1998 l'Unesco la considera patrimonio dell'umanità.
La piazza è celebre per due grandi eventi: l'Ommegang e l'infiorata. L'Ommegang si tiene tutti glia anni all'inizio di luglio: si tratta di una delle maggiori e migliori rievocazioni storiche d'Europa. Si tratta di corteo in costume d'epoca dei rappresentanti delle corporazioni, delle Scuole, e dei Corpi armati, a ricordo di un simile evento avvenuto nel 1549 alla presenza dell'imperatore Carlo V e di suo figlio Filippo II di Spagna. L'infiorata si tiene invece tutti gli anni pari, il week-end del 15 agosto. Per l'occasione la Grand Place si ricopre d'un immenso tappeto di fiori di 25 metri di larghezza per 75 di lunghezza, formato dai fiori provenienti da più di 500.000 piante di Begonie.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario
5. La grand place
La piazza maggiore di Bruxelles - nota come Grand place (o groote markt, in fiammingo) - è considerata una delle più belle di tutta Europa. Situata nella parte bassa della città, la piazza è nota è unica per stile e per gli edifici che la circondano: si tratta di alcuni tra gli edifici più ricchi e belli di Bruxelles. Ci sono l'Hotel de ville (il comune), considerato uno dei capolavori del gotico brabantino, la Maison du roi (o casa del pane) in stile tardo gotico, e le varie case delle corporazioni che ancora oggi, in alcuni casi, ospitano categorie di artigiani e produttori. Ebanisti, birrai, panettieri, arcieri, sarti, e poi conti e nobili, tutti i poteri economici e politici erano concentrati sulla medesima piazza. Una piazza che inizia a nascere all'inizio del XIII secolo, quando vennero costruiti tre mercati coperti nell'area centrale della città: il mercato delle carni, il mercato del pane e il mercato dei tessuti. Tutti di proprietà dei duchi di Brabante, i mercati permettevano di esporre le merci al riparo delle intemperie e di controllarne la qualità e la vendita a fini fiscali. Bruxelles, all'epoca in concorrenza con le vicine città di Mechelen e Leuvene, nel 1362 decide di realizzare un nuovo e vasto Mercato dei tessuti su un lato dell'attuale piazza: per fare questo la città acquista e demolisce tutte le case e botteghe che sorgono irregolari nella piazza al fine di stabilirne i confini. E' in questo momento che prende vita la piazza grande, trasformata poi in sede del potere municipale con la costruzione del nuovo Hotel de ville (avvenuta in più fasi fra il 1401 e il 1455). Di fronte al Municipio, il vecchio mercato del pane, che prenderà più tardi il nome di Maison du Roi, perde dal 1406 la sua funzione commerciale per essere trasformato in luogo di Giustizia. Intorno alla piazza si iniziano a costruire le residenze dei ricchi mercanti e le sedi delle potenti Corporazioni. Nell'agosto del 1695 la piazza viene di fatto distrutta dalle armate francesi, che la bombardano in risposta all'attacco che la Lega di Augusta aveva portato alla città di Namur, controllata dai Francesi. Le costruzioni, tutte in legno, finiscono in fiamme. Inizia la ricostruzione delle stesse case, questa volta in pietra, e tutti in stili diversi. Per via di questa unicità nel 1998 l'Unesco la considera patrimonio dell'umanità.
La piazza è celebre per due grandi eventi: l'Ommegang e l'infiorata. L'Ommegang si tiene tutti glia anni all'inizio di luglio: si tratta di una delle maggiori e migliori rievocazioni storiche d'Europa. Si tratta di corteo in costume d'epoca dei rappresentanti delle corporazioni, delle Scuole, e dei Corpi armati, a ricordo di un simile evento avvenuto nel 1549 alla presenza dell'imperatore Carlo V e di suo figlio Filippo II di Spagna. L'infiorata si tiene invece tutti gli anni pari, il week-end del 15 agosto. Per l'occasione la Grand Place si ricopre d'un immenso tappeto di fiori di 25 metri di larghezza per 75 di lunghezza, formato dai fiori provenienti da più di 500.000 piante di Begonie.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario
Saturday, 22 June 2013
Thursday, 20 June 2013
FACT SHEET/ le nuove norme Ue sulle agenzie di rating
(fonte: asca) Da oggi le agenzie di rating del credito dovranno attenersi a norme più rigorose che le obbligheranno a rispondere in misura maggiore del proprio operato. Le nuove norme mirano a ridurre l'eccessiva fiducia riposta nella valutazionea del credito e a migliorare nel contempo la qualità del processo di rating, il giudizio espresso sulla solidità finanziaria di un gruppo o di uno stato. Le agenzie dovranno inoltre essere più trasparenti nel valutare gli Stati sovrani. Ecco cosa cambia:
LIMITAZIONE DELLA FIDUCIA RIPOSTA NEL RATING. In linea con gli impegni presi in sede di G20, le nuove norme ridurranno la dipendenza dai rating esterni, imponendo alle istituzioni finanziarie di rafforzare il ricorso alle proprie valutazioni del rischio di credito, evitando di affidarsi esclusivamente o meccanicamente ai rating esterni. Le autorità di vigilanza europee dovranno inoltre evitare riferimenti ai rating esterni e saranno obbligate a rivedere le proprie norme e linee guida; inoltre, se del caso, dovranno eliminare le valutazioni del credito laddove vi sia la possibilità che creino effetti meccanicistici. Il pacchetto legislativo contiene inoltre una direttiva che introduce il principio della riduzione della dipendenza dai rating esterni nella legislazione settoriale in materia di fondi comuni d'investimento, di gestori di fondi di investimento alternativi e di enti di previdenza.
CALENDARIO DI VALUTAZIONI. Per evitare squilibri del mercato, le agenzie di rating predisporranno un calendario per indicare quando valuteranno gli Stati membri. Tali rating saranno limitati a tre per anno per i rating sovrani non sollecitati. Deroghe saranno possibili in circostanze eccezionali se verranno fornite spiegazioni appropriate. Le valutazioni potranno essere pubblicate solo di venerdì dopo la chiusura dei mercati e almeno un'ora prima dell'apertura delle piazze affari dell'Ue. Inoltre investitori e Stati membri saranno informati dei dati di fatto e delle ipotesi su cui e' basata ciascuna valutazione, in modo da agevolare una migliore comprensione dei rating del debito degli Stati membri Ue.
MAGGIORE RESPONSABILITA'. Le nuove norme renderanno le agenzie di rating maggiormente responsabili del proprio operato, in quanto i rating non sono considerati mere opinioni. Un'agenzia potrà essere ritenuta responsabile qualora violi, intenzionalmente o per negligenza grave, il regolamento sulle agenzie di rating del credito, danneggiando un investitore o un emittente.
IL MODELLO "ISSUER PAYS REMUNERATION". Il regolamento rafforzerà l'indipendenza delle agenzie di rating del credito e favorirà l'eliminazione di alcuni conflitti di interesse, introducendo una rotazione obbligatoria per alcuni strumenti finanziari strutturati complessi (ricartolarizzazioni). Lo stesso regolamento prevede inoltre un limite alla partecipazione azionaria delle agenzie di rating del credito. Per ridurre il rischio di conflitto di interessi, le nuove norme imporranno alle agenzie di rating di comunicare pubblicamente se un azionista che detiene il 5% o più del suo capitale o dei suoi diritti di voto detiene allo stesso tempo il 5% o più di un'entità sottoposta a rating; qualora un azionista detenga il 10% o più del capitale o dei diritti di voto di un'agenzia di rating, e detenga anche il 10% o più del capitale o dei diritti di voto di un'entità sottoposta a rating, è vietata all'agenzia di rating in questione di procedere alla valutazione. Inoltre, per garantire la diversità e l'indipendenza dei rating del credito, il regolamento prevede che uno stesso soggetto non possa detenere una partecipazione uguale o superiore al 5% del capitale o dei diritti di voto di piu' di una agenzia di rating del credito, a meno che le agenzie in questione facciano parte dello stesso gruppo (partecipazioni incrociate).
RATING PUBBLICI. Tutti i rating disponibili verranno pubblicati su una piattaforma europea di rating che sarà operativa dal giugno 2015. Ciò migliorerà la comparabilità e la visibilità dei rating degli strumenti finanziari realizzati dalle agenzie registrate e autorizzate nell'Unione europea. Tale piattaforma dovrebbe inoltre aiutare gli investitori a realizzare una propria valutazione del rischio di credito, contribuendo così a una maggiore pluralità del settore del rating. Nel quadro del pacchetto legislativo la Commissione analizzerà inoltre la situazione del mercato del rating e presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'opportunità di sviluppare uno speciale sistema europeo per la valutazione della qualità creditizia dei debiti sovrani. Entro il 31 dicembre 2016 la Commissione deve presentare una relazione sull'opportunità e la possibilità pratica di istituire un'agenzia di rating del credito europea preposta alla valutazione del merito creditizio del debito sovrano degli Stati membri e/o una fondazione europea di rating del credito per tutti gli altri rating del credito.
LIMITAZIONE DELLA FIDUCIA RIPOSTA NEL RATING. In linea con gli impegni presi in sede di G20, le nuove norme ridurranno la dipendenza dai rating esterni, imponendo alle istituzioni finanziarie di rafforzare il ricorso alle proprie valutazioni del rischio di credito, evitando di affidarsi esclusivamente o meccanicamente ai rating esterni. Le autorità di vigilanza europee dovranno inoltre evitare riferimenti ai rating esterni e saranno obbligate a rivedere le proprie norme e linee guida; inoltre, se del caso, dovranno eliminare le valutazioni del credito laddove vi sia la possibilità che creino effetti meccanicistici. Il pacchetto legislativo contiene inoltre una direttiva che introduce il principio della riduzione della dipendenza dai rating esterni nella legislazione settoriale in materia di fondi comuni d'investimento, di gestori di fondi di investimento alternativi e di enti di previdenza.
CALENDARIO DI VALUTAZIONI. Per evitare squilibri del mercato, le agenzie di rating predisporranno un calendario per indicare quando valuteranno gli Stati membri. Tali rating saranno limitati a tre per anno per i rating sovrani non sollecitati. Deroghe saranno possibili in circostanze eccezionali se verranno fornite spiegazioni appropriate. Le valutazioni potranno essere pubblicate solo di venerdì dopo la chiusura dei mercati e almeno un'ora prima dell'apertura delle piazze affari dell'Ue. Inoltre investitori e Stati membri saranno informati dei dati di fatto e delle ipotesi su cui e' basata ciascuna valutazione, in modo da agevolare una migliore comprensione dei rating del debito degli Stati membri Ue.
MAGGIORE RESPONSABILITA'. Le nuove norme renderanno le agenzie di rating maggiormente responsabili del proprio operato, in quanto i rating non sono considerati mere opinioni. Un'agenzia potrà essere ritenuta responsabile qualora violi, intenzionalmente o per negligenza grave, il regolamento sulle agenzie di rating del credito, danneggiando un investitore o un emittente.
IL MODELLO "ISSUER PAYS REMUNERATION". Il regolamento rafforzerà l'indipendenza delle agenzie di rating del credito e favorirà l'eliminazione di alcuni conflitti di interesse, introducendo una rotazione obbligatoria per alcuni strumenti finanziari strutturati complessi (ricartolarizzazioni). Lo stesso regolamento prevede inoltre un limite alla partecipazione azionaria delle agenzie di rating del credito. Per ridurre il rischio di conflitto di interessi, le nuove norme imporranno alle agenzie di rating di comunicare pubblicamente se un azionista che detiene il 5% o più del suo capitale o dei suoi diritti di voto detiene allo stesso tempo il 5% o più di un'entità sottoposta a rating; qualora un azionista detenga il 10% o più del capitale o dei diritti di voto di un'agenzia di rating, e detenga anche il 10% o più del capitale o dei diritti di voto di un'entità sottoposta a rating, è vietata all'agenzia di rating in questione di procedere alla valutazione. Inoltre, per garantire la diversità e l'indipendenza dei rating del credito, il regolamento prevede che uno stesso soggetto non possa detenere una partecipazione uguale o superiore al 5% del capitale o dei diritti di voto di piu' di una agenzia di rating del credito, a meno che le agenzie in questione facciano parte dello stesso gruppo (partecipazioni incrociate).
RATING PUBBLICI. Tutti i rating disponibili verranno pubblicati su una piattaforma europea di rating che sarà operativa dal giugno 2015. Ciò migliorerà la comparabilità e la visibilità dei rating degli strumenti finanziari realizzati dalle agenzie registrate e autorizzate nell'Unione europea. Tale piattaforma dovrebbe inoltre aiutare gli investitori a realizzare una propria valutazione del rischio di credito, contribuendo così a una maggiore pluralità del settore del rating. Nel quadro del pacchetto legislativo la Commissione analizzerà inoltre la situazione del mercato del rating e presenterà al Parlamento europeo e al Consiglio una relazione sull'opportunità di sviluppare uno speciale sistema europeo per la valutazione della qualità creditizia dei debiti sovrani. Entro il 31 dicembre 2016 la Commissione deve presentare una relazione sull'opportunità e la possibilità pratica di istituire un'agenzia di rating del credito europea preposta alla valutazione del merito creditizio del debito sovrano degli Stati membri e/o una fondazione europea di rating del credito per tutti gli altri rating del credito.
Tuesday, 18 June 2013
Breviario
«Quello siriano è un conflitto per cui non c'è soluzione militare».
Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo (Lough Erne, 17 giugno 2013).
Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo (Lough Erne, 17 giugno 2013).
Monday, 17 June 2013
Tra i due Sudan è guerra del petrolio
Il Sud controlla i due terzi dei giacimenti dell'area, ma Khartoum chiude il transito per gli oleodotti necessari per l'export di Juba.
di Emiliano Biaggio
Il Sudan blocca l'export di greggio del Sudan del Sud. Le autorità di Khartoum hanno deciso di chiudere i rubinetti agli oleodotti lungo cui transita il petrolio del Sudan del Sud come risposta al presunto sostegno dato dal governo di Juba alle formazioni ribelli operanti nello stato confinante. Il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, ha accusato il governo sudsudanese di garantire appoggio ed armi ai ribelli del Fronte rivoluzionario sudanese (Srf), che da anni combatte contro il governo del Sudan sia in Darfur sia, soprattutto, nelle province meridionali del paese - Kordofan e Nilo Blu - situate sul confine con il Sud Sudan e ricche di risorse naturali. Per questo motivo al-Bashir ha deciso di interrompere il passaggio del petrolio sudsudanese. La decisione rischia di affossare il giovane paese africano: nato dalla scissione dal Sudan dopo il referendum del 9 luglio 2011, il Sud Sudan è una nazione dall’economia debole e fragile, cone poche infrastrutture e senza alcuno sbocco al mare. Grazie all’indipendenza il nuovo stato africano ha ottenuto il controllo - strappandolo al governo di Khartoum - dei due terzi dei giacimenti petroliferi di tutto il Sudan. Il governo di Juba per esportare le proprie fonti di reddito nazionale ha però bisogno di utilizzare gli oleodotti sudanesi che conducono il greggio verso nord, a Port Sudan, dove Juba ha ormeggiate le proprie petroliere. La decisione presa da al-Bashir per molti è legata ai rapporti - mai idilliaci - tra i due paesi: dopo la separazione del Sud Sudan dal Sudan restano da risolvere le questioni della definizione di alcuni tratti di frontiera e della sovranità sul distretto petrolifero di Abyei, situato sul confine tra i due paesi e già teatro di bombardamenti da parte dei caccia di Khartoum.
di Emiliano Biaggio
Il Sudan blocca l'export di greggio del Sudan del Sud. Le autorità di Khartoum hanno deciso di chiudere i rubinetti agli oleodotti lungo cui transita il petrolio del Sudan del Sud come risposta al presunto sostegno dato dal governo di Juba alle formazioni ribelli operanti nello stato confinante. Il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, ha accusato il governo sudsudanese di garantire appoggio ed armi ai ribelli del Fronte rivoluzionario sudanese (Srf), che da anni combatte contro il governo del Sudan sia in Darfur sia, soprattutto, nelle province meridionali del paese - Kordofan e Nilo Blu - situate sul confine con il Sud Sudan e ricche di risorse naturali. Per questo motivo al-Bashir ha deciso di interrompere il passaggio del petrolio sudsudanese. La decisione rischia di affossare il giovane paese africano: nato dalla scissione dal Sudan dopo il referendum del 9 luglio 2011, il Sud Sudan è una nazione dall’economia debole e fragile, cone poche infrastrutture e senza alcuno sbocco al mare. Grazie all’indipendenza il nuovo stato africano ha ottenuto il controllo - strappandolo al governo di Khartoum - dei due terzi dei giacimenti petroliferi di tutto il Sudan. Il governo di Juba per esportare le proprie fonti di reddito nazionale ha però bisogno di utilizzare gli oleodotti sudanesi che conducono il greggio verso nord, a Port Sudan, dove Juba ha ormeggiate le proprie petroliere. La decisione presa da al-Bashir per molti è legata ai rapporti - mai idilliaci - tra i due paesi: dopo la separazione del Sud Sudan dal Sudan restano da risolvere le questioni della definizione di alcuni tratti di frontiera e della sovranità sul distretto petrolifero di Abyei, situato sul confine tra i due paesi e già teatro di bombardamenti da parte dei caccia di Khartoum.
Sunday, 16 June 2013
Il Nilo conteso
L'Egitto ha un diritto storico di esclusiva sul corso d'acqua, ma l'Etiopia ha iniziato a costruire una diga sull'affluente Blu del fiume.
di Emiliano Biaggio
La guerra dell'acqua è cominciata. Etiopia ed Egitto hanno si contendono le risorse idriche del Nilo, aprendo scenari che rischiano di ridisegnare gli equilibri della regione. Il governo di Addis Abeba ha avviato i lavori di costruzione di un diga sul Nilo Azzurro, che assieme al Nilo Bianco forma il lungo fiume che arriva in Egitto prima di gettarsi nel Mediterraneo. I lavori di costruzione dell'imponente sbarramento - denominato "barriera rinascimento" - sono già stati avviati: costeranno in tutto il corrispettivio di circa 3,2 miliardi di euro per la deviazione del corso d'acqua. La decisione delle autorità etiopiche ha subito suscitato le proteste egiziane, che sul Nilo hanno utilizzo privilegiato da accordi coloniali firmati con la Gran Bretagna, quando l'impero di sua maestà controllava l'Etiopia. Gli accordi prevedono che l'Egitto abbia diritto di veto su qualunque opera o intervento contrario ai propri interessi da parte dei paesi bagnati dal Nilo e dai suoi affluenti: un riconoscimento sancito prima nel 1929 e poi nel 1959 per evitare che il paese dei faraoni si vedesse privato della più grande fonte idrica naturale (il Nilo rappresenta il 90% delle risorse d'acqua dell'Egitto). «L'acqua è una questione di vita o di morte per la popolazione egiziana, una questione di sicurezza nazionale», ha ricordato il primo ministro egiziano Hicham Kandil. Il Cairo tenta la carte diplomatica, inviando ad Addis Abbeba il ministro degli Esteri, Mohammed Kamel Amr. Si vogliono evitare gli scenari peggiori, anche perchè in questo momento l'Egitto è nel pieno di una crisi economica che non permette spese militari. Un aspetto che ben conoscono in Etiopia, ed è proprio per questo che hanno rotto gli indugi avviando i lavori sul Nilo Blu. L'Egitto intende ottenere dall'Etiopia lo stop dei lavori, una richiesta inaccettabile per la controparte, decisa a realizzare i progetti di produzione di energia idroelettrica e sfruttare le proprie risorse idriche. Il governo etiopico lamenta di sfruttare appena il 3% della propria acqua per l'irrigazione dei campi, ed è intenzionato ad incrementare questo tetto. Ma i toni usati dal presidente egiziano, meno diplomatici di quello del suo primo ministro, aprono scenari di incertezza. «L'Egitto non esclude nessuna opzione per proteggere i propri interessi», ha detto Mohamed Morsi. «Non vogliamo la guerra, ma non permetteremo che sia messa in pericolo la sicurezza in materia di approvvigionamento d'acqua». L'Egitto non può permettersi di pagare per la guerra, ma uno scontro armato non sarebbe solo un problema economico: si destabilizzerebbe ancora di più la regione, già alle prese con le scaramuccie tra Sudan e Sud Sudan. Inoltre c'è sullo sfondo la questione confessionale: l'Etiopia è un paese a maggioranza cristiana (61%), in Egitto si fa strada il movimento islamico radicale.
fonte foto: internazionale |
La guerra dell'acqua è cominciata. Etiopia ed Egitto hanno si contendono le risorse idriche del Nilo, aprendo scenari che rischiano di ridisegnare gli equilibri della regione. Il governo di Addis Abeba ha avviato i lavori di costruzione di un diga sul Nilo Azzurro, che assieme al Nilo Bianco forma il lungo fiume che arriva in Egitto prima di gettarsi nel Mediterraneo. I lavori di costruzione dell'imponente sbarramento - denominato "barriera rinascimento" - sono già stati avviati: costeranno in tutto il corrispettivio di circa 3,2 miliardi di euro per la deviazione del corso d'acqua. La decisione delle autorità etiopiche ha subito suscitato le proteste egiziane, che sul Nilo hanno utilizzo privilegiato da accordi coloniali firmati con la Gran Bretagna, quando l'impero di sua maestà controllava l'Etiopia. Gli accordi prevedono che l'Egitto abbia diritto di veto su qualunque opera o intervento contrario ai propri interessi da parte dei paesi bagnati dal Nilo e dai suoi affluenti: un riconoscimento sancito prima nel 1929 e poi nel 1959 per evitare che il paese dei faraoni si vedesse privato della più grande fonte idrica naturale (il Nilo rappresenta il 90% delle risorse d'acqua dell'Egitto). «L'acqua è una questione di vita o di morte per la popolazione egiziana, una questione di sicurezza nazionale», ha ricordato il primo ministro egiziano Hicham Kandil. Il Cairo tenta la carte diplomatica, inviando ad Addis Abbeba il ministro degli Esteri, Mohammed Kamel Amr. Si vogliono evitare gli scenari peggiori, anche perchè in questo momento l'Egitto è nel pieno di una crisi economica che non permette spese militari. Un aspetto che ben conoscono in Etiopia, ed è proprio per questo che hanno rotto gli indugi avviando i lavori sul Nilo Blu. L'Egitto intende ottenere dall'Etiopia lo stop dei lavori, una richiesta inaccettabile per la controparte, decisa a realizzare i progetti di produzione di energia idroelettrica e sfruttare le proprie risorse idriche. Il governo etiopico lamenta di sfruttare appena il 3% della propria acqua per l'irrigazione dei campi, ed è intenzionato ad incrementare questo tetto. Ma i toni usati dal presidente egiziano, meno diplomatici di quello del suo primo ministro, aprono scenari di incertezza. «L'Egitto non esclude nessuna opzione per proteggere i propri interessi», ha detto Mohamed Morsi. «Non vogliamo la guerra, ma non permetteremo che sia messa in pericolo la sicurezza in materia di approvvigionamento d'acqua». L'Egitto non può permettersi di pagare per la guerra, ma uno scontro armato non sarebbe solo un problema economico: si destabilizzerebbe ancora di più la regione, già alle prese con le scaramuccie tra Sudan e Sud Sudan. Inoltre c'è sullo sfondo la questione confessionale: l'Etiopia è un paese a maggioranza cristiana (61%), in Egitto si fa strada il movimento islamico radicale.
Saturday, 15 June 2013
Bruxelles, parco del Cinquantenario
Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. A partire da oggi e per le prossime settimane, si alterneranno dunque bande fotografiche con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.
4. Parco del Cinquantenario
E' considerato "il parco europeo" per via della sua vicinanza alle istituzioni comunitarie, ma il parco del Cinquantenario arriva ben prima dell'Unione europea. Il parco si chiama "del Cinquantenario" perchè realizzato per celebrare i ciquant'anni dell'indipendenza del regno del Belgio, avvenuta nel 1830. Il parco risale dunque al 1880, anno in cui si tenne nella capitale del regno l'esposizione nazionale. Per l'occasione il sovranno di allora, Leopoldo II, decise di realizzare un'area unica per il doppio appuntamento, donando alla città una nuova dimensione. Dove dal 1880 sorge il parco si trovava in precedenza un terreno militare d’esercizio al di fuori del centro della città, noto come "spianata del Linthou". Qui il re fece realizzare quello che è possibile vedere e calpestare ancora oggi: trenta di ettari di giardino classico, con vialetti tracciati da funi, siepi di allori potati e un tracciato simmetrico. Ma il parco non è solo prati, alberi, viali. E' innanzitutto l'arco di trionfo, molto somigliante alla celebre porta di Brandeburgo. E' l'arco del trionfo che sta a simboleggiare l'indipendenza del Belgio dal regno dei Paesi Bassi. Mentre il parco venne realizzato nel 1880, l'arco venne terminato solo nel 1905. Insieme al palazzo, è stato realizzato in pietra, ferro e vetro, per esaltare il tessuto economico e industriale belga del periodo. Un primo progetto risale al 1888, presentato dall'architetto Gédéon Bordiau, che prevede anche un palazzo del Cinquantenario. Di Bordiau venne apprezzata l'idea del palazzo, ma sarà il progetto di triplo arco di Charles Girault ad essere premiato, arricchendo il parco che solo nel 1930 diventerà aperto al pubblico. Oggi nel palazzo si trovano tre musei: il museo reale delle Forze Armate e della storia militare (gratuito) per gli amanti dei veicoli e aerei militari, il museo di Storia dell'arte (dove si possono vedere manufatti dalla preistoria al periodo merovingio, una raccolta di manufatti dall'antichità di Cina, Egitto, Grecia e dell’antica Roma e manufatti provenienti da Cina, Giappone, Corea, America precolombiana e il mondo islamico), e infine c'è l’Autoworld con la sua collezione di 350 automobili europee e statunitensi dal XIX secolo agli anni Settanta (tra le centinaia di autovetturre, è anche possibile ammirare le decine di Minerva, Bentley, Bugatti e limousine appartenute alla famiglia reale belga). Oltre ai musei, il parco del Cinquantenario ospita anche la moschea più antica di Bruxelles, costruita nel 1880 ma adibita a luogo di culto solo nel 1967 che contiene un apprezzatissimo dipinto di Emile Wouters chiamato “Panorama del Cairo”.
Il parco è sempre pieno di gente e attività, anche grazie all'area chiamata “Plane de Jeux” dedicata ai giochi all’aperto e che comprende due campi da calcio a 8, vari campi di bocce e un parchetto con giochi per bambini. Durante l'estate è sede di molti concerti ed eventi, e il comune mette a disposizione gratuitamente sedie a sdraio dove poter godere delle giornate assolate.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts
4. Parco del Cinquantenario
E' considerato "il parco europeo" per via della sua vicinanza alle istituzioni comunitarie, ma il parco del Cinquantenario arriva ben prima dell'Unione europea. Il parco si chiama "del Cinquantenario" perchè realizzato per celebrare i ciquant'anni dell'indipendenza del regno del Belgio, avvenuta nel 1830. Il parco risale dunque al 1880, anno in cui si tenne nella capitale del regno l'esposizione nazionale. Per l'occasione il sovranno di allora, Leopoldo II, decise di realizzare un'area unica per il doppio appuntamento, donando alla città una nuova dimensione. Dove dal 1880 sorge il parco si trovava in precedenza un terreno militare d’esercizio al di fuori del centro della città, noto come "spianata del Linthou". Qui il re fece realizzare quello che è possibile vedere e calpestare ancora oggi: trenta di ettari di giardino classico, con vialetti tracciati da funi, siepi di allori potati e un tracciato simmetrico. Ma il parco non è solo prati, alberi, viali. E' innanzitutto l'arco di trionfo, molto somigliante alla celebre porta di Brandeburgo. E' l'arco del trionfo che sta a simboleggiare l'indipendenza del Belgio dal regno dei Paesi Bassi. Mentre il parco venne realizzato nel 1880, l'arco venne terminato solo nel 1905. Insieme al palazzo, è stato realizzato in pietra, ferro e vetro, per esaltare il tessuto economico e industriale belga del periodo. Un primo progetto risale al 1888, presentato dall'architetto Gédéon Bordiau, che prevede anche un palazzo del Cinquantenario. Di Bordiau venne apprezzata l'idea del palazzo, ma sarà il progetto di triplo arco di Charles Girault ad essere premiato, arricchendo il parco che solo nel 1930 diventerà aperto al pubblico. Oggi nel palazzo si trovano tre musei: il museo reale delle Forze Armate e della storia militare (gratuito) per gli amanti dei veicoli e aerei militari, il museo di Storia dell'arte (dove si possono vedere manufatti dalla preistoria al periodo merovingio, una raccolta di manufatti dall'antichità di Cina, Egitto, Grecia e dell’antica Roma e manufatti provenienti da Cina, Giappone, Corea, America precolombiana e il mondo islamico), e infine c'è l’Autoworld con la sua collezione di 350 automobili europee e statunitensi dal XIX secolo agli anni Settanta (tra le centinaia di autovetturre, è anche possibile ammirare le decine di Minerva, Bentley, Bugatti e limousine appartenute alla famiglia reale belga). Oltre ai musei, il parco del Cinquantenario ospita anche la moschea più antica di Bruxelles, costruita nel 1880 ma adibita a luogo di culto solo nel 1967 che contiene un apprezzatissimo dipinto di Emile Wouters chiamato “Panorama del Cairo”.
Il parco è sempre pieno di gente e attività, anche grazie all'area chiamata “Plane de Jeux” dedicata ai giochi all’aperto e che comprende due campi da calcio a 8, vari campi di bocce e un parchetto con giochi per bambini. Durante l'estate è sede di molti concerti ed eventi, e il comune mette a disposizione gratuitamente sedie a sdraio dove poter godere delle giornate assolate.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts
Friday, 14 June 2013
AS Grifondoro, maggica giallo-rossa
Patronum Romae
Il Grifondoro è magia, dicono a Hogwarts. E grazie. La Roma è magica, sostengono i babbani. Tz, non sanno neanche cosa sia la magia, neanche quando la vedono sotto gli occhi. L'attuale capitano della loro squadra, Francesco Totti, si pensava fosse un prodigio. E' vero, ma questo lo sanno bene solo ad Hogwarts: prima di cambiare mondo e prima di cambiare sport militava nel campionato di quidditch. Ebbene sì, Totti è un mago. Basta vedere il suo patronum dalla forme di lupo. I babbani non hanno capito nulla: ma quale lupa capitolina, questo è un patronum degno di un grande mago. Ma non ai livelli di Potter o di voi sapete chi. Terminata la carriera di cacciatore ha iniziato quella di calciatore, e la scelta della squadra è detta dal mito del Grifondoro: perchè la il Grifondoro è magia, e la Roma è magica.
Il Grifondoro è magia, dicono a Hogwarts. E grazie. La Roma è magica, sostengono i babbani. Tz, non sanno neanche cosa sia la magia, neanche quando la vedono sotto gli occhi. L'attuale capitano della loro squadra, Francesco Totti, si pensava fosse un prodigio. E' vero, ma questo lo sanno bene solo ad Hogwarts: prima di cambiare mondo e prima di cambiare sport militava nel campionato di quidditch. Ebbene sì, Totti è un mago. Basta vedere il suo patronum dalla forme di lupo. I babbani non hanno capito nulla: ma quale lupa capitolina, questo è un patronum degno di un grande mago. Ma non ai livelli di Potter o di voi sapete chi. Terminata la carriera di cacciatore ha iniziato quella di calciatore, e la scelta della squadra è detta dal mito del Grifondoro: perchè la il Grifondoro è magia, e la Roma è magica.
E' ufficiale, per le europee voto dal 22 al 25 maggio 2014
Dopo il voto favorevole del Parlamento
europeo anche i ministri per gli Affari europei si sono detti d'accordo ad anticiparle.
di Emiliano Biaggio
E' deciso, le elezioni europee del 2014
si terranno dal 22 al 25 maggio. Anche il Consiglio Ue ha accettato
di modificare il calendario delle tornate elettorale, dopo ladecisione già presa in tal senso dal Parlamento europeo il mesescorso.
Il consiglio Affari generale riunito a Lussemburgo oggi ha espresso
uguale parere, sostenendo la richiesta di anticipare le elezioni al
22 al 25 maggio 2014 dal periodo previsto in precedenza (5-8 giugno).
La decisione è stata presa all'unanimità, come previsto da
trattati. E' la terza volta che si decide di spostare le elezioni
nella storia dell'Unione europea. Da quando si tengono le elezioni
europee per stabilire la composizione del Parlamento europeo (1979)
solo due occasioni venne deciso di spostare il periodo delle
elezioni: nel 1984 e nel 1989.
La richiesta di anticipare le date
delle elezioni europee del prossimo anno è legata al fatto che nel
2014 il periodo che va dal 5 all'8 giugno coinciderà con il fine
settimana della Pentecoste che, in molti Stati membri, rientrerà nel
calendario delle vacanze scolastiche. Da qui la decisione di
modificare il periodo elettorale.
Monday, 10 June 2013
Carlo Banfi eletto presidente di Assopompe
Leggendo qua e là trova di imbattersi in notizie curiose o che suscitano ilarità. Come quella qui di seguito.
(comunicato Anima del 23/05/2013)
In occasione dell’Assemblea dei Soci Assopompe - Associazione Italiana Produttori Pompe - aderente ad ANIMA, Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine, l’ing. Carlo Banfi è stato eletto Presidente Assopompe in carica per il prossimo biennio 2013-2015. Ingegnere meccanico, Carlo Banfi opera da più di 25 anni nell’industria delle pompe centrifughe e per il vuoto, ricoprendo vari ruoli manageriali in importanti gruppi internazionali, quali Flowserve Worthington, Rutschi e Aturia. Oggi è Amministratore Delegato della Sterling Fluid Systems (Italy) Spa (con nuova sede a Monza), società italiana del gruppo tedesco Sterling SIH.
Carlo Banfi |
In occasione dell’Assemblea dei Soci Assopompe - Associazione Italiana Produttori Pompe - aderente ad ANIMA, Federazione delle Associazioni Nazionali dell’Industria Meccanica Varia e Affine, l’ing. Carlo Banfi è stato eletto Presidente Assopompe in carica per il prossimo biennio 2013-2015. Ingegnere meccanico, Carlo Banfi opera da più di 25 anni nell’industria delle pompe centrifughe e per il vuoto, ricoprendo vari ruoli manageriali in importanti gruppi internazionali, quali Flowserve Worthington, Rutschi e Aturia. Oggi è Amministratore Delegato della Sterling Fluid Systems (Italy) Spa (con nuova sede a Monza), società italiana del gruppo tedesco Sterling SIH.
Friday, 7 June 2013
Bruxelles, Mont-des-arts
Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. A partire da oggi e per le prossime settimane, si alterneranno dunque bande fotografiche con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.
3. Mont-des-arts
Il giardino di Mont-des-art è situato nel centro di Bruxelles, a due passi dalla Grand place. Si tratta di un giardino artistico e panoramico concepito da René Pechère, costituito da piante e fiori, sculture ornamentali, giochi di luce (come si vede nella foto). Da qui si può vedere la torre del comune di Bruxelles, a segnalare la posizione non sono della maison communale ma anche l'ubicazione della piazza più conosciuta di Bruxelles. Nei giorni di sole è possibile scorgere persino l'Atomium. Al fondo del giardino si colloca la statua equestre di Alberto I, su cui - grazie a un sapiente gioco prospettico - converge il punto focale e sembrano convergere le file di alberi che lambiscono un lato del giardino. Grazie agli stessi giochi prospettivi per lo spettatore la statua viene a trovarsi in corrispondenza della torre del comune. Dotato di panchine nel centro dell'area verde e di tavolini pubblici nella parte laterale corredata dagli alberi, il giardino di Mont-des-art è uno dei principali punti di ritrovo, soprattutto per i giovani. Prende il nome del quartiere, Mont-des-arts, appunto. E' una zona collinare che collega la parte alta alla parte bassa di Bruxelles, incastonata tra musei (Magritte, Belle arti, strumenti musicali...), cinema (Cinamatek), e la biblioteca reale. Data la sua ubicazione è un punto di passaggio, data la sua caratteristica natura è un punto di incontro. Molto spesso ospita eventi culturali ed è location di feste cittadine.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium |
3. Mont-des-arts
Il giardino di Mont-des-art è situato nel centro di Bruxelles, a due passi dalla Grand place. Si tratta di un giardino artistico e panoramico concepito da René Pechère, costituito da piante e fiori, sculture ornamentali, giochi di luce (come si vede nella foto). Da qui si può vedere la torre del comune di Bruxelles, a segnalare la posizione non sono della maison communale ma anche l'ubicazione della piazza più conosciuta di Bruxelles. Nei giorni di sole è possibile scorgere persino l'Atomium. Al fondo del giardino si colloca la statua equestre di Alberto I, su cui - grazie a un sapiente gioco prospettico - converge il punto focale e sembrano convergere le file di alberi che lambiscono un lato del giardino. Grazie agli stessi giochi prospettivi per lo spettatore la statua viene a trovarsi in corrispondenza della torre del comune. Dotato di panchine nel centro dell'area verde e di tavolini pubblici nella parte laterale corredata dagli alberi, il giardino di Mont-des-art è uno dei principali punti di ritrovo, soprattutto per i giovani. Prende il nome del quartiere, Mont-des-arts, appunto. E' una zona collinare che collega la parte alta alla parte bassa di Bruxelles, incastonata tra musei (Magritte, Belle arti, strumenti musicali...), cinema (Cinamatek), e la biblioteca reale. Data la sua ubicazione è un punto di passaggio, data la sua caratteristica natura è un punto di incontro. Molto spesso ospita eventi culturali ed è location di feste cittadine.
ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium |
A proposito del Belgio
La Pentecoste è quando gli apostoli hanno iniziato a parlare tutte le lingue
"Sarebbe?"
"Il francese nelle Fiandre"
(da LeSoir del 18 maggio 2013)
"Sarebbe?"
"Il francese nelle Fiandre"
(da LeSoir del 18 maggio 2013)
Thursday, 6 June 2013
Breviario
«Destra, sinistra e centro sul piano politico devono trovarsi d'accordo su tutto ciò che serve per attuare quanto già concordato».
Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea (Bruxelles, 6 giugno 2013).
Non si riferiva all'Italia, è bene sottolinearlo.
Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea (Bruxelles, 6 giugno 2013).
Non si riferiva all'Italia, è bene sottolinearlo.
Tuesday, 4 June 2013
La Gran Bretagna e i suoi orsi viaggiatori
Paddington venne trovato in stazione, oggi si cerca di capire chi ha abbandonato un orsetto in aeroporto.
di Emiliano Biaggio
Gli inglesi e gli orsetti abbandonati nelle stazioni e nei terminal. C'era un volta Paddington, il celebre orsacchiotto del Regno Unito, dimenticato chissà dove e chissà perchè in quella stazione del treno londinese da cui lo stesso orsacchiotto ha preso il nome. "Si prega di prendersi cura di questo orsetto", il cartellino che accompagnava Paddington, fenomeno letterario che ha conquistato milioni di bambini, e che ancora oggi in perfetta tradizione british, continua a essere raccontato da tutte le mamme della Gran Bretagna. Il Paddington bear apparve per la prima volta nel 1958, e da allora è diventato un simbolo. Oggi la Gran Bretagna vive e conosce un'altra storia, stavolta meno letteraria e ben più reale, legata sempre a un orsacchiotto. Proprio come Paddington, all'aeroporto di Bristol è stato trovato un orso (di peluche) abbandonato. Vive in aeroporto dal 2012, da quando qualcuno lo ha dimenticato nella hall delle partenze. Oggi il personale dello scalo ha deciso di prendersi cura di lui, pubblicando un avviso di ricerca internazionale per cercare di rintracciare il proprietario dell'orsetto, la cui età è stimata intorno a 95 anni. Il "teddy bear" - con un occhio solo e una pelliccia d'angora molto lisa e ricucita sulla pancia - è stato ritrovato in una busta di plastica 14 mesi fa, assieme a una foto datata marzo 1918, dove compare accanto a due bambine, Dora e Glyn. Ciò ha permesso di calcolare l'età del peluche, generando la domanda che ancora oggi non ha risposta: Dora e Glyn sono forse le vecchie proprietarie dell'orsetto? Mistero. Si aspettava che qualcuno lo venisse a reclamare, e invece niente. Ecco allora il singolare annuncio: il proprietario o dei testimoni in grado di fornire aiuto si facciano avanti per risolvere il mistero dell'orsetto abbandonato. Un fatto singolare? Chi non è british non può capire. E' vero che il "teddy bear" è nato negli Stati Uniti, ma oltre Manica è parte integrante della cultura e delle tradizioni di un popolo, anche prima di Paddington e della stazione che gli diede il nome. Perchè prima ancora di Paddington la Gran Bretagna conobbe un orso destinato a conquistare il cuore dei bambini di tutto il mondo: Winnie the Pooh. Ma questa, è proprio il caso di dire, è un'altra storia.
L'orsetto abbandonato a Bristol |
Gli inglesi e gli orsetti abbandonati nelle stazioni e nei terminal. C'era un volta Paddington, il celebre orsacchiotto del Regno Unito, dimenticato chissà dove e chissà perchè in quella stazione del treno londinese da cui lo stesso orsacchiotto ha preso il nome. "Si prega di prendersi cura di questo orsetto", il cartellino che accompagnava Paddington, fenomeno letterario che ha conquistato milioni di bambini, e che ancora oggi in perfetta tradizione british, continua a essere raccontato da tutte le mamme della Gran Bretagna. Il Paddington bear apparve per la prima volta nel 1958, e da allora è diventato un simbolo. Oggi la Gran Bretagna vive e conosce un'altra storia, stavolta meno letteraria e ben più reale, legata sempre a un orsacchiotto. Proprio come Paddington, all'aeroporto di Bristol è stato trovato un orso (di peluche) abbandonato. Vive in aeroporto dal 2012, da quando qualcuno lo ha dimenticato nella hall delle partenze. Oggi il personale dello scalo ha deciso di prendersi cura di lui, pubblicando un avviso di ricerca internazionale per cercare di rintracciare il proprietario dell'orsetto, la cui età è stimata intorno a 95 anni. Il "teddy bear" - con un occhio solo e una pelliccia d'angora molto lisa e ricucita sulla pancia - è stato ritrovato in una busta di plastica 14 mesi fa, assieme a una foto datata marzo 1918, dove compare accanto a due bambine, Dora e Glyn. Ciò ha permesso di calcolare l'età del peluche, generando la domanda che ancora oggi non ha risposta: Dora e Glyn sono forse le vecchie proprietarie dell'orsetto? Mistero. Si aspettava che qualcuno lo venisse a reclamare, e invece niente. Ecco allora il singolare annuncio: il proprietario o dei testimoni in grado di fornire aiuto si facciano avanti per risolvere il mistero dell'orsetto abbandonato. Un fatto singolare? Chi non è british non può capire. E' vero che il "teddy bear" è nato negli Stati Uniti, ma oltre Manica è parte integrante della cultura e delle tradizioni di un popolo, anche prima di Paddington e della stazione che gli diede il nome. Perchè prima ancora di Paddington la Gran Bretagna conobbe un orso destinato a conquistare il cuore dei bambini di tutto il mondo: Winnie the Pooh. Ma questa, è proprio il caso di dire, è un'altra storia.
Per gli immigrati l'Italia chiede aiuto all'Easo
Fino al 2014 l'agenzia europea garantirà assistenza tecnica e operativa per l'attuazione delle politiche di asilo.
di Emiliano Biaggio
L'Italia non ce la fa. Gli immigrati non riesce a gestirli, e la politica d'asilo ne risente. L'Europa allora viene in aiuto, sottoscrivendo un accordo che aiuterà il nostro paese a rispondere alle sfide poste dai flussi migratori fino alla fine del 2014. Un accordo che già dal nome dice tutto: si tratta di un "piano speciale di sostegno all'Italia", pensato per rispondere a quelle difficoltà che il belpaese non riesce davvero a superare. Una bocciatura, se la si vuole vedere in termini negativi. Un apporto decisivo, volendo essere ottimisti. Ad ogni modo c'è l'intesa tra l'Italia e l’Ufficio europeo di sostegno per l’Asilo (Easo): l'agenzia europea offrirà al nostro Paese «assistenza tecnica e operativa» per la gestione dei flussi migratori e delle richieste di Asilo, con lo scopo di anticipare l’attuazione del nuovo pacchetto europeo sul tema rispondendo allo stesso tempo alla sfida rappresentata dall’arrivo degli immigrati. L’assistenza fornita all’Italia intende inoltre garantire che il nostro Paese possa offrire «elevati standard di asilo». Il piano speciale di sostegno all’Italia, spiega l’agenzia europea Easo, è stato negoziato e firmato sulla base di una convinzione piuttosto diffusa: l’attuale sistema di accoglienza e di asilo italiano «si trova ad affrontare più sfide e maggiori difficoltà nel garantire un livello omogeneo di servizi come previsto dalla legislazione nazionale». Proprio questa situazione avrebbe indotto l’Italia a richiedere l’assistenza dell’Easo. L'Ufficio europeo di sostegno per l’Asilo fornirà quindi oltre 40 attività di sostegno, dall’assistenza tecnico-operativa alla formazione di personale, dalla fornitura di manuali a piani di sviluppo, dal miglioramento della qualità delle strutture di accoglienza alla definizione di nuove procedure operative. Sperando che serva a evitare di essere nuovamente aiutati.
di Emiliano Biaggio
L'Italia non ce la fa. Gli immigrati non riesce a gestirli, e la politica d'asilo ne risente. L'Europa allora viene in aiuto, sottoscrivendo un accordo che aiuterà il nostro paese a rispondere alle sfide poste dai flussi migratori fino alla fine del 2014. Un accordo che già dal nome dice tutto: si tratta di un "piano speciale di sostegno all'Italia", pensato per rispondere a quelle difficoltà che il belpaese non riesce davvero a superare. Una bocciatura, se la si vuole vedere in termini negativi. Un apporto decisivo, volendo essere ottimisti. Ad ogni modo c'è l'intesa tra l'Italia e l’Ufficio europeo di sostegno per l’Asilo (Easo): l'agenzia europea offrirà al nostro Paese «assistenza tecnica e operativa» per la gestione dei flussi migratori e delle richieste di Asilo, con lo scopo di anticipare l’attuazione del nuovo pacchetto europeo sul tema rispondendo allo stesso tempo alla sfida rappresentata dall’arrivo degli immigrati. L’assistenza fornita all’Italia intende inoltre garantire che il nostro Paese possa offrire «elevati standard di asilo». Il piano speciale di sostegno all’Italia, spiega l’agenzia europea Easo, è stato negoziato e firmato sulla base di una convinzione piuttosto diffusa: l’attuale sistema di accoglienza e di asilo italiano «si trova ad affrontare più sfide e maggiori difficoltà nel garantire un livello omogeneo di servizi come previsto dalla legislazione nazionale». Proprio questa situazione avrebbe indotto l’Italia a richiedere l’assistenza dell’Easo. L'Ufficio europeo di sostegno per l’Asilo fornirà quindi oltre 40 attività di sostegno, dall’assistenza tecnico-operativa alla formazione di personale, dalla fornitura di manuali a piani di sviluppo, dal miglioramento della qualità delle strutture di accoglienza alla definizione di nuove procedure operative. Sperando che serva a evitare di essere nuovamente aiutati.
Monday, 3 June 2013
Fiat Serbia: la rivolta dell’operaio pagato 306 € al mese
di Daniele Mazzocco (per Yahoo! finanza)
Se a qualcuno fosse venuto in mente che la delocalizzazione della Fiat avrebbe portato il benessere altrove, via da Mirafiori, da Melfi o da Pomigliano d’Arco, ma, per esempio, nella Serbia dalla disoccupazione al 25% e l’inflazione al 10%, quel qualcuno sappia che non è così. Lo schema fordista in epoca post-moderna - per giunta se trapiantato da un giorno all’altro in un Paese allo stremo delle forze - è un giocattolo rotto, il sussulto di un animale morente.
L’accordo fra Fiat e lo Stato serbo è stato preso nell’aprile 2008, ma lo stabilimento di Kragujevac è diventato operativo solamente la scorsa estate. Ora, a nemmeno un anno dall’avvio della produzione, fra gli operai dello stabilimento serbo si sta raggiungendo la temperatura di ebollizione.
Se fino alla scorsa estate i bocconi amari venivano ingoiati in nome di uno stipendio che, seppur esiguo, era pur sempre meglio di niente, ora la misura sembra essere piena.
Durante il turno di notte fra venerdì e sabato scorso un operaio, scontento del proprio salario da 306 euro al mese, ha preso un attrezzo metallico e ha danneggiato trentuno autovetture incidendo sulla carrozzeria una scritta inequivocabile: “Mangiatori di rane andate via dalla Serbia”. Inutile aggiungere che i mangiatori di rane in questione sarebbero gli italiani.
La Fiat di Sergio Marchionne non è più la benvenuta. In Serbia alle “terre promesse” non crede più nessuno, non dopo le ferite lasciate dal comunismo, non dopo le bombe del conflitto di vent’anni fa che hanno inquinato i corpi, le memorie e le speranze.
Dallo scorso mese di marzo a Kragujevac si produce la 500L e, proprio in questi giorni, i primi modelli prodotti in Serbia stanno arrivando negli Stati Uniti. Zoran Mihajlovic, vicepresidente dell’Unione dei sindacati indipendenti della Serbia, ha condannato l’episodio – che ha arrecato a Fiat un danno di 50mila euro – ma non ha nascosto come un gran numero di lavoratori siano sottoposti a “ritmi infernali” e “sotto un forte stress” che sta creando una situazione di grande insofferenza nei confronti del management.
Per la nuova 500L c’è un forte domanda sia da parte dell’Europa che da parte del mercato nordamericano e i ritmi produttivi sono aumentati costantemente. Tanto che si lavora fino a 12 ore al giorno per portare a casa 34mila dinari ovverosia 306 euro, circa un quarto al di sotto di un salario medio serbo (46mila dinari, 414 euro) e un quinto dello stipendio di un operaio italiano.
Oltre agli straordinari anche i turni di lavoro sono stati triplicati e con uno Stato ormai allo stremo, l’inflazione galoppante e la disoccupazione al 25% rifiutare un salario garantito diventa difficile. Prendere o lasciare, d’altronde, è il modus operandi di Marchionne, tanto in Italia, quanto all’estero.
La direzione di Fiat Serbia ha avviato un’inchiesta interna: la grafia dei messaggi è identica e si pensa che sia stata un’unica mano a “redigere” il commento contro gli italiani. Nello stabilimento della Fiat Automobiles Serbia lavorano circa 2000 dipendenti di cui 1700 sono operai, il resto dirigenti e impiegati amministrativi. Fra questi molti italiani che hanno perso, in tempi molto brevi, l’immagine dei benefattori venuti da lontano.
Se a qualcuno fosse venuto in mente che la delocalizzazione della Fiat avrebbe portato il benessere altrove, via da Mirafiori, da Melfi o da Pomigliano d’Arco, ma, per esempio, nella Serbia dalla disoccupazione al 25% e l’inflazione al 10%, quel qualcuno sappia che non è così. Lo schema fordista in epoca post-moderna - per giunta se trapiantato da un giorno all’altro in un Paese allo stremo delle forze - è un giocattolo rotto, il sussulto di un animale morente.
L’accordo fra Fiat e lo Stato serbo è stato preso nell’aprile 2008, ma lo stabilimento di Kragujevac è diventato operativo solamente la scorsa estate. Ora, a nemmeno un anno dall’avvio della produzione, fra gli operai dello stabilimento serbo si sta raggiungendo la temperatura di ebollizione.
Se fino alla scorsa estate i bocconi amari venivano ingoiati in nome di uno stipendio che, seppur esiguo, era pur sempre meglio di niente, ora la misura sembra essere piena.
Durante il turno di notte fra venerdì e sabato scorso un operaio, scontento del proprio salario da 306 euro al mese, ha preso un attrezzo metallico e ha danneggiato trentuno autovetture incidendo sulla carrozzeria una scritta inequivocabile: “Mangiatori di rane andate via dalla Serbia”. Inutile aggiungere che i mangiatori di rane in questione sarebbero gli italiani.
La Fiat di Sergio Marchionne non è più la benvenuta. In Serbia alle “terre promesse” non crede più nessuno, non dopo le ferite lasciate dal comunismo, non dopo le bombe del conflitto di vent’anni fa che hanno inquinato i corpi, le memorie e le speranze.
Dallo scorso mese di marzo a Kragujevac si produce la 500L e, proprio in questi giorni, i primi modelli prodotti in Serbia stanno arrivando negli Stati Uniti. Zoran Mihajlovic, vicepresidente dell’Unione dei sindacati indipendenti della Serbia, ha condannato l’episodio – che ha arrecato a Fiat un danno di 50mila euro – ma non ha nascosto come un gran numero di lavoratori siano sottoposti a “ritmi infernali” e “sotto un forte stress” che sta creando una situazione di grande insofferenza nei confronti del management.
Per la nuova 500L c’è un forte domanda sia da parte dell’Europa che da parte del mercato nordamericano e i ritmi produttivi sono aumentati costantemente. Tanto che si lavora fino a 12 ore al giorno per portare a casa 34mila dinari ovverosia 306 euro, circa un quarto al di sotto di un salario medio serbo (46mila dinari, 414 euro) e un quinto dello stipendio di un operaio italiano.
Oltre agli straordinari anche i turni di lavoro sono stati triplicati e con uno Stato ormai allo stremo, l’inflazione galoppante e la disoccupazione al 25% rifiutare un salario garantito diventa difficile. Prendere o lasciare, d’altronde, è il modus operandi di Marchionne, tanto in Italia, quanto all’estero.
La direzione di Fiat Serbia ha avviato un’inchiesta interna: la grafia dei messaggi è identica e si pensa che sia stata un’unica mano a “redigere” il commento contro gli italiani. Nello stabilimento della Fiat Automobiles Serbia lavorano circa 2000 dipendenti di cui 1700 sono operai, il resto dirigenti e impiegati amministrativi. Fra questi molti italiani che hanno perso, in tempi molto brevi, l’immagine dei benefattori venuti da lontano.
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