Monday, 25 March 2013

bLOGBOOK


La longitudine rende tutto relativo, stagioni incluse. Il si entra in primavera, ma non in Belgio dove, al contrario, torna l'inverno. Per cui mentre ovunque ci celebra il ritorno delle belle stagioni, a Bruxelles tornano neve, gelo, temperature rigide. Tanto da indurre a domandarsi se siamo sicuri di essere in primavera, come ha fatto qualcuno scrivendo sulla neve ("Spring?", ovvero "Primavera?"). Ecco un mini-tour alla scoperta delle magie cartesiane.

LA PRIMAVERA A BRUXELLES

Sunday, 24 March 2013

FACT SHEET / Administrative and linguistic Belgium


Se il Belgio scompare, che ne sarà di Bruxelles?

La vogliono i valloni e la vogliono (ma un po' meno) i fiamminghi. Mentre i brussellesi sono pronti a reclamare la propria indipendenza.

di Emiliano Biaggio

In Belgio si continua a ragionare in termini di divisioni, spaccature, nuovi assetti. Il dibattito sulla separazione dei fiamminghi dai francofoni non si arresta, anzi, si riaccende. Oggetto del contendere Bruxelles, politicamente regione autonoma ma geograficamente all'interno dell'area di lingua olandese. Ognuno la rivendica per sè, e la questione di Bruxelles è forse quella che più anima il dibattito nel regno. Ma la risposta la danno gli abitanti e i residenti della regione di Bruxelles capitale: Bruxelles deve rimanere un'entità a sè. E' il risultato dell'ultimo sondaggio RTL-Ipsos-LeSoir. L'indagine mostra che quasi sette "bruxelloises" su dieci (68%) vorrebbero uno stato indipendente in caso di una separazione delle Fiandre dalla Vallonia. Il 26% approverebbe uno stato francofono attraverso l'inclusione di Bruxelles all'entita vallona, e appena un 6% si dice a favore di un'unione con i fiamminghi. In Vallonia sono di tutt'altra idea: in caso di scissione sei francofoni su dieci (61%) vorrebbero prendersi Bruxelles, e quasi nessuno (appena il 2% degli intervistati) immagina che l'attuale capitale federale possa finire in territorio fiammingo. Anche se c'è una minoranza importante (37%) a pensare che un'indipendenza di Bruxelles sarebbe davvero possibile in caso di smembramento del paese. Ancora una volta la differenza tra francofoni e nedeerlandofoni è totale: se in Vallonia sono sicuri che in caso di scissione Bruxelles finirà a far parte dell'area francofona, nelle Fiandre sono certi che in caso di indipendenza Bruxelles dovrà far parte dello stato fiammingo (anche se non sono proprio convintissimi: "solo" il 44% degli intervistati lo dice). Quale sia il destiono di Bruxelles in caso di fine del Belgio com'è conosciuto oggi lo dicono i fiamminghi residenti nella regione capitale: in caso di separazione il 42% di loro si dice pronto ad abbandonare Bruxelles. Bruxelles è contesa, ma tra i fiamminghi c'è che è anche disposto a farne a meno. Un modo di pensare coerente con quanti continuano a pensare di fare a meno del Belgio.

Saturday, 23 March 2013

Ocalan: «I curdi depongano le armi»

Appello dal carcere del leader del Pkk. Plauso dell'Ue

Abdullah Ocalan
di Emiliano Biaggio

«Facciamo tacere le armi, lasciamo parlare le idee. E' ora che le nostre forze armate si ritirino oltre i confini. Non è la fine, e l'inizio di una nuova era». Abdullah Ocalan, leader del movimento curdo, pronuncia parole storiche. I curdi rinuncino alla lotta armata e depongano le armi. Il leader del Pkk, il partito del lavoratori del Kurdistan, in carcere sull'isola-prigione di Imra dal 1999, invia un messaggio al suo popolo e un manifesto politico alla comunità internazionale. Una mossa attesa da tutti, dato che a dicembre lo stesso Ocalan ha avviato una trattativa di pace con il governo turco attraverso il capo dei servizi segreti del Mit, Hakan Fidan. Ocalan cambia la storia della lotta di un popolo, elevandone lo status da soggetto terroristico a interlocutore diplomatico. La lotta armata non ha prodotto risultati, se non repressione e isolamento internazionale. E allora Ocalan prova la carta del processo pacifico. «Una nuova era inizia oggi, la porta si apre per passare dalla lotta armata alla lotta democratica». La svolta curda determina subito il consenso della comunità internazionale. «L’Unione europea - commentano l'Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Catherine Ashoton, e il commissario Ue per l’Allargamento, Stefan Füle - dà il suo pieno sostegno a questo processo ed è pronta ad aiutare, anche attraverso gli strumenti di assistenza pre adesione». Per questo «diamo il benvenuto alla chiamata del Pkk a deporre le armi». Plaude anche il ministro degli Interni turco, Muammer Guler, anche se con riserva. «Il linguaggio usato è quello della pace». Ora il governo di Ankara attende «le conseguenze pratiche» dell'annuncio di Ocalan.
Il kurdistan è un terrotorio diviso tra Turchia, Siria, Iraq e Iran. Soltanto il kurdistan iracheno gode di effettiva autonomia, ma questo solo dopo l'intervento militare statunitense che ha rovesciato il regime di Saddam Hussein. Solo il conflitto turco-curdo ha prodotto 40.000 vittime in trent'anni.

Wednesday, 20 March 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

Lo smalto giallo-rosso Grifondoro
Unghie magiche

Chi l'ha detto che il Grifondoro non è roba da donne? Da oggi la squadra di quidditich più popolare di Hogwarts sarà nel palmo delle loro mani, anzi sopra le loro dita. Grazie al particolare smalto giallo-rosso, le streghe acquisteranno ancora un po' più di magia con un solo tocco di classica ma originale femminilità. Pensato per le fan più accanite ma soprattutto per quelle che non vogliono tradire il proprio stile sobrio per un look eccessivamente sportivo, lo smalto Grifondoro è già diventato un prodotto ricercato. Trovarlo è facile, basta recarsi in tutti i Gryffindor store.

Non solo taglie

Negli Stati Uniti c'è chi ha monetizzato le "scollature". Un'operazione molto hollywoodiana.

Jennifer Love Hewitt
Incredibile ma vero: il seno di Jennifer Love Hewitt vale cinque milioni di dollari. Lo ha rilevato la stessa attrice a USA Today. «Queste cose qui - ha detto indicando i seni - sono state valutate cinque milioni di dollari. Me le vogliono assicurare per due milioni e mezzo ciascuna». Maschietti avvisati: attenti a quando ci metterete sopra le mani. E le donne? Nessun commento. Ci si aspettava qualche commento di sdegno, e invece niente. Certo, non tutte sono Jennifer Love Hewitt, ma dei seni sono sempre dei seni. Per l'uomo qualcosa di eccezionale, ma in natura un qualcosa di cui sono dotate tutte le donne del mondo. Cos'hanno di speciale quelle dell'attrice di Hollywood? USA Today ha sottolineato che ciò che mettono in risalto i decolleté di Jennifer Love Hewitt non ha ritocchi. E ci mancherebbe altro...

Monday, 18 March 2013

bLOGBOOK

Aria viziata da un forte odore di birra versata, lattine vuote gettate a terra. Qualche senza tetto dorme già nel grande androne di casa sua, di questa casa per una notte, di questa condizione di una vita. Un ubriaco ancora con ancora rimasugli di alcol nella mano si trascina parlando ai fantasmi della notte. Più avanti un uomo trova nel cestino dell'immondizia il suo gabinetto. Quando arriva il treno ancora sta soddisfacendo i suoi bisogni, e sale sulla vettura con il suo membro ancora in bella vista. Birra e urina impastano l'aria delle viscere di una città popolate da strane creature, alcune dimenticate da tutti, altre dimenticate da sè stesse, altre ancora perse chissà dove. Aria viziata dai resti di una cena lasciati sul pavimento già inaffiato dall'alcol, resti di pranzi improvvisati, stantio odore di fritto. Qualcuno non vede l'ora di scendere da questa carrozza, qualcun altro ci dorme nonostante tutto. La notte si percepisce da queste cosa, nelle profondità della terra nascoste alla luce. Angeli e demoni: sono loro che animano il sottosuolo, e che scandiscono l'alternarsi della luce e delle tenebre.
Aria pulita e fredda. Aria. Il mondo esterno conserva ancora gli odori. Ma sotto i portici violente zaffate di urina stordiscono i sensi. Che sia di cane o di uomo non fa differenza, a quest'ora siamo tutti randagi. Le strade e i vicoli rimbombano solo delle voci e delle grida degli ultimi presenti, di lattine gettate o prese a calci, di vetro infranto. Che sia vetro di bottiglie o vetrine conta poco: le regole del normale vivere non contano più dopo una certa ora. Un vecchio signore, uno dei pochi rimasti a parlare con lo spiccato accento bruxellese in una città dalle mille e una lingua, racconta la propria vita al primo passante che commette l'errore di ricambiargli il saluto. Poco distante una borsetta abbandonata per la strada con un mazzo di chiavi poco più in là disegnano una scena del crimine, mentre sirene della polizia che si allontanano segnalano la necessità di riprendere il controllo di una situazione sfuggita di mano. E' centro pieno, è il centro di tutto. Delle notti brave, delle serate senza fine, della vita mondana fatta di discoteca, sballo, donne, eccessi. E' l'altra faccia della medaglia, è l'altra città, quella non di euroburocrati o lobbisti, ma di sbandati e malaffaristi. E' ciò che pensi ma che non immagini, è ciò che sai ma che non ti aspetti. E' ciò che ti sveglia o ciò che ti addormenta. E' cio' che ti apre gli occhi se sei disposto a vedere, è ciò che te li chiude se vuoi sopravvivere.

«Indagare sui crimini commessi da Israele»

Linea dura del Tribunale Russel, che vuole portare alla sbarra lo Stato ebraico.

di Emiliano Biaggio 

Il Tribunale Russel chiede alla Corte penale internazionale di indagare sui crimini commessi dallo Stato di Israele contro i palestinesi. Dopo quattro anni di indagini l’organizzazione che si batte per i diritti umani, si è espressa in modo netto. La decisione è stata presa dalla giuria, composta dal cantante dei Pink Floyd, Roger Waters, dall'attivista statunitense per i diritti civili Angela Davis, dal Premio Nobel per la Pace Mairead Corrigan Maguire e dal pianista argentino Miguel-Angel Estrella. Il Tribunale Russell chiede il riconoscimento della giurisdizione palestinese e di organizzare una sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite contro l’Apartheid israeliana. Diverse le raccomandazioni avanzate alla comunità internazionale: ricostruire il Comitato speciale delle Nazioni Unite contro l’Apartheid, condurre ulteriori indagini, istituire un comitato internazionale di ex prigionieri politici per la campagna sul tema delle carcerati e infine ha chiesto alla società civile di intraprendere azioni volte a denunciare eventuali complicità nazionali, istituzionali o di aziende con i crimini di Israele.
  Il Tribunale Russell nacque nel 1967 per studiare la compatibilità con i principi del diritto internazionale della politica estera degli Stati Uniti e il loro intervento in Vietnam. L'organismo è stato istituito da Bertrand Russell, premio Nobel per la letteratura nel 1950, e presieduto da Jean-Paul Sartre. Nel corso del tempo ha visto la partecipazione di diversi intellettuali come Lelio Basso, Simone de Beauvoir, Julio Cortázar e Lázaro Cárdenas. «Se qualcuno pensa che quello che dice il Tribunale Russel sia sbagliato, allora vada in Palestina, nei campi profughi e giudichi di persona», sostiene Roger Waters. «Io l’ho fatto e ho visto coi miei occhi l’orrore di Apartheid israeliana».

Sunday, 17 March 2013

Calciatore fa il saluto romano, squalificato a vita

Condanna esemplare per il centrocampista dell'Aek Atene

Giorgos Katidis
di Emiliano Biaggio

Sul nazismo e l'olocausto non si scherza. Si parla di barbarie, crimini contro l'umanità, milioni di morti. Inconcepibile pensarlo, ingiustificabile difenderlo. Un messaggio chiaro e inequivocabile quello della federcalcio greca, che ha decretato «l'esclusione a vita da tutte le selezioni» per Giorgos Katidis, centrocampista dell'Aek Atene, reo di aver esultato al gol-partita con il Veria con il saluto nazista. Dopo aver realizzato la rete del 2-1 a pochi minuti dalla fine, Katidis si è tolto la maglia e ha proteso il braccio destro esponendo il saluto romano. Un'esultanza che ha indotto la federcalcio a una riunione straordinaria. L'organismo non ha avuto dubbi: servivano provvedimenti immediati e pene esemplari. Ecco allora la sentenza: Katidis «ha offeso profondamente tutte le vittime del Nazismo e ha violato i valori del calcio». Da qui l'esclusione a vita da tutte le selezioni. Decisione giusta e saggia. Ora però bisognerà continuare ad applicarla in tutti i casi analoghi che si potranno verificare in futuro (ma che ci auguriamo non si ripetano), perchè altrimenti si perde di credibilità. I vari Paolo Di Canio sparsi per il mondo, da oggi in poi, dovranno essere sanzionati nello stesso modo. In Italia non siamo stati capaci di prendere provvedimenti quando si verificò lo stesso episodio di cui si è reso protagonosta Katidis. Allora per Di Canio appena un turno di squalifica, segno dell'alto grado di tolleranza del nostro paese. Ma adesso in poi non ci sono più scuse. In Italia come altrove.

Anastasiades mette le mani in tasca ai ciprioti

Il governo del neo-eletto presidente paga la crisi attingendo ai soldi dei risparmiatori.

Nicos Anastasiades
di Emiliano Biaggio

Cipro mette le mani nelle tasche dei ciprioti. O meglio, sui loro conti correnti bancari. E' il prezzo della crisi, ed è conto salato e spiacevole. Il piano di salvataggio dell'isola prevede il contributo forzoso al risanamento come alternativa ai tagli di salari, pensioni e posti di lavoro. «Paragonata ad altre soluzioni è la meno costosa», sostiene il ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris. Sarà, ma intanto si procederà a una tassazione speciale del 6,75% sui depositi inferiori a 100.000 euro e del 9,9% sui depositi con ammontare superiori. Si fa cassa così, prelevando dai correntisti. Quanto si prenderà lo stato? Circa 5,8 miliardi di euro. In cambio darà titoli di stato. Ma perchè la misura sia equa, è previsto anche un aumento dell'aliquota fiscale per le società: la tassa passa dal 10% al 12,5%. Le misure si sono rese necessarie per la crisi del sistema bancario cipriota - legato fortemente al sistema greco - e alla volontà dei paesi dell'Eurogruppo di concedere prestiti per 10 miliardi rispetto ai 17 di cui ha bisogno il governo di Nicosia. Quello che manca lo metteranno gli altri. Ancora una volta, dunque, a pagare per la crisi sono sempre i soliti noti. Ma almeno, sottolinea Sarris, «sono stati evitati tagli a salari e pensioni». Ci mancherebbe...

Thursday, 14 March 2013

Ungheria, la nuova Costituzione al vaglio Ue

Se le modifiche votate dal Parlamento di Budapest dovessero essere contrarie ai principi comunitari pronti a far scattare la messa sotto accusa.

Martin Schulz
fonte: Asca

L'Unione europea portera' avanti una verifica di compatibilita' delle riforme costituzionali ungheresi con la legislazione comunitaria, e in caso di effettiva violazione si attivera' la procedura di messa in stato di accusa di uno stato membro dell'Ue secondo quanto stabilito dal Trattato di Lisbona. Lo afferma il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in conferenza stampa a Bruxelles. L'articolo 7 del Testo unificato dell'Ue stabilisce che ognuna delle tre istituzioni comunitarie puo' denunciare uno stato membro per l'esistenza di un rischio di violazione dei valori su cui si fonda l'Unione europea (''rispetto della dignita' umana, della liberta', della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze''). Sono previste sanzioni fino alla sospensione del diritto di voto in Consiglio per lo stato colpito da procedura. ''Io e il presidente della Commissione europea abbiamo dubbi'' sulla compatibilita' delle modifiche della Costituzione ungherese con le norme Ue, ha detto Schulz. ''Ma dobbiamo essere cauti e prudenti, perche' prima di attivare la procedura prevista dall'articolo 7 va accertata l'effettiva violazione''. Un compito che spettera' alla Commissione europea. ''Ho chiesto di effettuare diversi controlli, e la Commissione controllera' che l'Ungheria sia in linea con la legislazione comunitaria''. Solo successivamente, in caso, si ricorrera' alla messa in stato d'accusa. ''Se ci saranno delle violazioni la procedura prevista dall'articolo 7 verra' avviata''.

Tuesday, 12 March 2013

Sahara occidentale, l'Ue non può entrare

Il Marocco rimpatria quattro deputati europei diretti nella capitale saharawi.

di Renato Giannetti (per eunews)

Fatti atterrare, rimessi sullo stesso aereo e rimpatriati. E’ quanto accaduto a quattro deputati europei a Casablanca, in Marocco, la scorsa settimana. Ivo Vajgl (Alde), Vincent Ramòn Garcés (S&D), Isabella Lovin (Verdi) e Willy Meyer (Gue), componenti dell’intergruppo parlamentare per il Sahara Occidentale, sono stati espulsi dalle forze di polizia marocchine senza permettere ai rappresentanti del Parlamento europeo di svolgere le proprie attività. Un fatto “inaccettabile” per Marco Scurria (Fdi/Ppe), anch’egli componente dell’intergruppo parlamentare, che sull’accaduto ha presentato un’interrogazion e scritta all’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Catherine Ashton. «Cosa intende fare la Commissione – recita l’interrogazione – per tutelare il diritto dei Membri del Parlamento Europeo di svolgere la loro attività politica»? E poi, «è giusto con un paese con cui l’Unione Europea stipula degli accordi impedisca a dei deputati di circolare»?
Recentemente, spiega Scurria, venticinque civili dei campi saharawi sono stati giudicati da un tribunale militare marocchino. Per tutti la condanna è stata il carcere, ma in Parlamento Ue si contesta il processo militare per dei civili – peraltro, fanno sapere dall’ufficio di Scurria, «non collegati al Fronte Polisario», il movimento che si batte per l’indipendenza del Sahara Occidentale – e si teme che nel territorio occupato dal Marocco non si rispettino i fondamentali diritti umani. Per questo motivo la piccola delegazione ha deciso di recarsi a El Ayun (Laayoune, in francese), la capitale formale della repubblica araba democratica Sarahawi (Rads), per verificare lo stato di diritto nel Sahara occidentale. Il problema è che il Marocco controlla gli accessi nei territori contesi del Sahara occidentale, e non è possibile atterrare lì direttamente. Da qui la necessità di fare scalo a Casablanca, dove però i deputati europei Vajgl, Ramòn Garcés, Lovin e Meyer, sono stati fatti risalire a bordo dell’aereo da cui erano scesi e fatti ritornare da dove provenivano.In Sahara occidentale non sono mai arrivati.
L’episodio risale al 6 marzo scorso, ma Scurria ha sollevato la questione di fronte al presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, in occasione dell’apertura dei lavori della sessione plenaria di Strasburgo. A Schulz ha sottoposto la stessa interrogazione presentata a Lady Ashton, ma oralmente. Per Scurria è «inaccettabile che il Marocco, paese con cui l’Unione europea detiene vincoli commerciali e di amicizia, impedisca a dei deputati di circolare liberamente». Il blocco della missione del Parlamento europeo, denuncia, «rappresenta il palese tentativo di nascondere la tragica realtà nei territori occupati». Perciò «spero che anche il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, oltre ad esprimere opinioni personali in merito alla situazione politica italiana, trovi il tempo di chiarire quali azioni intende intraprese nei confronti del Marocco». Schulz una risposta l’ha già data: della questione del Sahara Occidentale si occupa la commissione Affari esteri.

Ungheria, meno libertà per tutti

Approvate le modifiche alla Costituzione: alla Corte costituzionale poteri di controllo solo formali, e libera espressione censurabile. Vietato persino essere senzatetto.

La composizione del parlamento ungherese
di Emiliano Biaggio

L'Ungheria modifica la Costituzione, e lo fa in un modo che ridisegna pericolosamente gli equilibri democratici. Limiti alle libertà di stampa e opinione, ridimensionamento del peso della Corte costituzione, che avrà solo pronunciamenti non vincolanti. Fidesz, il partito di estrema destra del premier Viktor Orban, ha costruito una nuova Ungheria e segnato l'inizio di un nuovo momento storico. Ecco come cambia il paese dopo il voto di ieri del Parlamento di Budapest (Orszaghàz), contrassegnato dall'assenza del partito socialista - primo partito dell'opposizione in un Parlamento dove la destra ha i due terzi dei seggi - che ha boicottato la votazione in segno di protesta.
La Corte costituzionale potrà esaminare le modifiche della Costituzione solo da un punto di vista formale, ma non si potrà esprimere sui contenuti. I giudici supremi, inoltre, non potranno più richiamarsi a loro sentenze sul Diritto costituzionale ed europeo emesse prima dell'entrata in vigore della Costituzione voluta dal partito di Orban e varata nel gennaio 2012. Il precedente giurisprudenziale viene di fatto cancellato. La libertà di espressione e di opinione potrà essere limitata in caso di «lesione della dignità della nazione ungherese». Un concetto formulato in maniera vaga che apre la strada a qualsivoglia interpretazione. I giovani laureati, una volta terminati gli studi, dovranno rimanede in Ungheria per un periodo di durata pari ad almeno quello del corso di laurea. Se violeranno tale norma dovranno ripagare le spese degli studi superiori. Giro di vita contro gli indigenti: anzichè costose politiche assistenziali o sociali si vara una norma in basa alla quale senzatetto non potranno trattenersi e dormire in spazio pubblico, pena il perseguimento a livello penale. Stretta anche contro le coppie di fatto e le unione omosessuali: la nuova costituzione, così come modificata, sancisce il riconoscimento della famiglia quale nucleo composto da un uomo e una donna uniti in matrimonio. Coppie non sposate o omosessuali non potranno avere la definizione di famiglia, e non avranno gli stessi diritti e agevolazioni della famiglia eterosessuale ufficialmente sposata. Dichiarato organizzazione criminale il partito comunista. Ciò, è stato fatto notare, implica la possibilità di tenere processi politici contro oppositori attraverso pretesti costituzionali.
In Ungheria c'è chi protesta, ma è una minoranza. E in democrazia la maggioranza vince. L'Ue non sa cosa fare e forse può molto poco. «La legislazione ungherese deve essere in linea con le leggi e i principi dell'Unione europea», il commento della Commissione europea. «Lavoreremo insieme alle autorità ungheresi per eliminare tutti i dubbi che potremmo avere in merito alle nuove disposizioni».

Sunday, 10 March 2013

bLOGBOOK

«Non ti fai mai sentire, non ci fai mai sapere quello che fai»
«Dovrei?»
«Sì che dovresti». A questo punto lei restò un attimo in silenzio. Lo stava rimproverando, perchè era dispiaciuta. Non sapeva dire bene se per sè stessa o per lui, ma a lei quel suo atteggiamento non andava proprio a genio. «Sei un insensibile», disse infine.
«Trovi davvero?»
«Sì. Sei davvero antipatico quando fai così. Non rispondi alle mail, sparisci per giorni, a volte anche per settimane»
«Cosa dovrei scrivere? Ricevo mail in cui si vuole sapere cosa faccio e come vivo. Come se non lo sapeste. Faccio sempre le stesse cose da quando sono arrivato qui. Se facessi qualcosa di diverso dal solito stai certa che lo direi. Ma se non ho niente da dire non vedo perchè debba parlare»
«Sei uno stupido», disse lei. Anche questa volta lasciò creare un silenzio. Aspettava che lui dicesse qualcosa, ma lui continuava a parlare solo se incalzato da lei. «Non ci dici neanche se stai bene»
«Se fossi felice lo sapreste, se fossi disperato anche»
A lei non piacque quella risposta, così come non gradiva il modo in cui lui stava partecipando a quella conversazione. Era secco nelle risposte, ruvido e freddo nei modi. Avvertì che aveva qualcosa. Non sapeva cosa, ma era chiaro che non era più quello che aveva imparato a conoscere. Il tempo lo stava cambiando, e in peggio. «Perchè non ti fermi qualche giorno di più?», le chiese dopo un po', cambiando argomento, sperando che la conversazione potesse assumere toni diversi.
«Perchè dovrei?»
«Perchè hai detto tu stesso che lì fino a tutta la settimana successiva a Pasqua non succede più nulla. E tu invece torni subito a Bruxelles»
«Ho sbagliato a comprare i biglietti. Li ho presi senza consultare prima il calendario. E poi, anche se fosse, cosa resterei a fare?»
«Beh, almeno potresti goderti qualche giorno di sole in più»
«Se ci dovesse essere bel tempo andrò a Knokke, al mare. E' un bel posto»
Lei tacque. Non sapeva più che dire. Le ultime risposte l'avevano ancor più contrariata. «E a tutte le persone che ti vogliono bene non pensi?», chiese infine.
«Sì. E penso che non avrei nulla da dire come non ce l'ho adesso, penso che ormai io mi considero un ospite in mezzo a loro e nulla di più, e penso...»
Lei lo interruppe. «Questo è come ti consideri tu. Ma ha mai pensato a come ti considerano gli altri?»
«Sì. So quante e quali voci girino sul mio conto. E anche se c'è chi la pensa diversamente, perdonami, ma non cambia di molto le cose»
«Sei un coglione, lo sai?!»
«Sì, so che c'è chi dice anche questo»
«E' tutto quello che hai da dire?»
«Sì»
«Io sto cercando di venirti incontro e tu rispondi così?» Attendeva una sua risposta, ma lui non disse nulla. Aspettava che lui mostrasse gratitudine, affetto, e invece non ci fu nulla di tutto questo. «Non è stata una bella conversazione. Almeno di questo te ne rendi conto?»
«Sei tu che hai insistito. Io non avevo nulla di dire, ma tu hai voluto parlare per forza...»
«Sei un idiota».
Riattaccò. Lui l'aveva indotta a lasciarlo in quel modo brusco. Ma la cosa forse peggiore fu che lui non se ne crucciò. Anzi, fu come contento di come andò. Spense l'applicazione del computer con cui stava chiamando e andò in cucina. Fuori era freddo e pioveva, e lui andò a riscaldarsi con un tè.

Thursday, 7 March 2013

L'Unione europea indaga sul calcio olandese

Le amministrazioni comunali dove hanno sede cinque club avrebbero favorito le loro squadre con aiuti di stato illegali. Coinvolto anche Psv.

di Emiliano Biaggio

Il calcio olandese finisce nel mirino dell’Antitrust europeo per presunti aiuti di stato ai club militanti in Eredivisie ed Eerste divisie, la massima serie e il campionato cadetto del calcio dei Paesi Bassi. Ben cinque i club professionistici sotto inchiesta, tra cui il Psv, uno tra i più titolati a livello nazionale e tra i più noti sul palcoscenico calcistico internazionale. Ma non c’è solo il club di Eindohoven nel mirino della Commissione europea: si indaga anche sulle squadre Willem II e NEC (attualmente in Eredivisie), MVV e Den Bosch (in Eerste divisie). Per tutte le cinque compagini calcistiche la contestazione sollevata dalla Commissione Ue è la stessa: presunti interventi dei rispettivi comuni di appartenenza che hanno portato vantaggi alle squadre locali. Oltre alla presunta irregolarità dei tali interventi, «nessuna di queste misure, prese nel 2010 e nel 2011, è stata notificata alla Commissione europea», spiega la direzione generale per la Concorrenza.
Nel 2010 il comune di Nijmegen ha riscattato un debito di 2,2 milioni di euro contratto dalla squadra della città, il NEC. Nello stesso anno il comune di Maastricht ha rinunciato a un credito di 1,7 milioni di euro maturato con la squadra cittadina, MVV, acquistando lo stadio del club per 1,85 milioni. Ancora, il comune di Tilburg ha ridotto il costo di affitto dello stadio dove disputa le partite casalinghe il Willem II, e – denuncia l’esecutivo comunitario – lo ha fatto «con effetto retroattivo», procurando «un vantaggio economico complessivo pari a 2,4 milioni di euro». Una vera e propria boccata d’ossigeno per una società – il Willem II – in difficoltà: la squadra, che vanta tre scudetti olandesi, negli ultimi anni oscilla tra retrocessioni in seconda serie e promozioni in massima divisione. Non finisce qui: nel 2011 il comune di Eindhoven ha acquistato terreni dal Psv – il club controllato da Philips – pagando al club 48,3 milioni di euro. A transazione compiuta, il comune ha riconcesso gli stessi terreni al Psv, ma in affitto. Infine il comune di ‘s-Hertogenbosch ha rinunciato a crediti per 1,65 milioni maturati con la squadra cittadina (il Den Bosch), comprando per 1,4 milioni di euro «degli impianti di allenamento».
I club in questione, sottolineano a Bruxelles, affrontavano «difficoltà finanziarie» nel momento in cui i comuni hanno agito. Le azioni si configurano quindi come aiuti di stato, e «allo stadio attuale della procedura la Commissione ha dubbi sul rispetto delle linee guida sulla ristrutturazione delle aziende in difficoltà». Le misure, si precisa, «sembrano condurre a distorsioni della concorrenza» in quanto «è stato usato denaro pubblico per procurare vantaggi a soggetti che conducono attività economiche». Inoltre le misure contestate ai comuni «appaiono incompatibili con il mercato unico europeo». 
Joaquin Almunia, commissario europeo per la Concorrenza, è deciso ad andare fino in fondo. «I club calcistici professionistici devono essere gestiti bene anziché chiedere aiuto ai contribuenti quando si trovano in difficoltà finanziarie». La regola, ricorda, vuole che «anche quando il sostegno viene garantito, deve esserlo nel rispetto delle regole Ue in materia di aiuti di stato per imprese in difficoltà». Ma per quanto riguarda i cinque club «non siamo convinti che sia il caso». I soggetti interessati hanno un mese di tempo per rispondere e fornire tutte le spiegazioni del caso, ma la Commissione Ue non esclude di concedere più tempo qualora il Governo olandese lo richiedesse. E’ l’esecutivo dei Paesi Bassi che deve gestire la vicenda in quanto Bruxelles interloquisce con i governi degli Stati membri e non con i singoli Comuni.

Monday, 4 March 2013

EBC, già oltre 40 filmati sul canale video


Emiliano Biaggio Channel si arricchisce sempre di più di video e filmati. Oltre 40 cortometraggi tra intrattenimento, informazione, viaggi, musica, spettacolo e curiosità. Un canale sempre più da scoprire e da gustare. In poco più di un anno EBC ha più che raddoppiato la sua portata, caricando un numero sempre maggiori di filmati. Artisti affermati e band emergenti, racconti e resoconti di viaggi per le città d'Europa e del mondo. EBC è questo e tanto altro ancora. EBC, evoluzione di EmilianoBiaggio Tv, è il canale video di EmilianoBiaggio. E' su internet, all'indirizzo http://www.youtube.com/user/emilianobiaggio?blend=1&ob=0, e accessibile da questo blog attraverso l'apposito link sulla colonna di destra.

Sunday, 3 March 2013


Pubblicate su +EmilianoBiaggio i set fotografici di Mons, Braine-l'Alleud, Oostende e delle serre reali di Laeken. Si tratta delle foto che accompagnano le rispettive pagine del DIARIO DI BIAGGIO (trovabili inserendo i nomi nel motore di ricerca in alto a sinistra). Per vedere le foto basta andare su +EmilianoBiaggio. E' possibile farlo cliccando sull'apposita voce sulla colonna di destra. Inoltre, ogni pagina del DIARIO DI BIAGGIO è stata aggiornata con il link diretto alle gallerie fotografiche. Prossimamente provvederemo a mettere a disposizione anche le altre gallerie fotografiche. Buona visione.

Emiliano Biaggio sbarca su Google+

Da oggi Emiliano Biaggio estende la sua presenza anche su Google+. Da oggi, quindi, c'è +EmilianoBiaggio che mai. Dopo Emiliano Biaggio Channel, la sezioni video di Emiliano Biaggio, arriva anche la galleria fotografica pensata per arricchire la sezione DIARIO DI BIAGGIO già presente su questo blog. Qui vedete la foto che contraddistingue +EmilianoBiaggio. Basta un semplice "click" per spostarvi sulla piattaforma Emiliano Biaggio, grazie all'apposita sezione che trovate a destra.