Friday, 31 May 2013

Lettonia nell'Euro dal 2014, è quasi fatta

La Commissione Ue si esprimerà ufficialmente solo mercoledì, ma tutto lascia presupporre che gli stati con la moneta unica saranno presto diciotto.

di Emiliano Biaggio

E' quasi fatta: la Lettonia dall'1 gennaio quasi certamente sarà il diciottesimo paese della zona Euro. Il «quasi» è d'obbligo fino ad annunci ufficiali, ma sembra davvero tutto pronto: per l'introduzione della moneta unica in Lettonia c'è persino una road-map messa a punto dalla Commissione europea. L'esito appare scontato, ma su questo di pronuncerà mercoledì il commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, quando presenterà pubblicamente il rapporto della Commissione Ue sulle politiche di convergenza adottate dal governo di Riga per poter accedere nel “club” dell'Euro. Se il rapporto conterrà valutazioni positive, la Commissione informerà il Consiglio Ue, facendo presente che la repubblica baltica può entrare a far parte dell'Eurozona e chiedendo di avallare la proposta.
Il crono-programma, come detto, c'è già: se mercoledì Rehn darà il proprio benestare all'ingresso della Lettonia nell'Euro, il 9 luglio l'Ecofin esprimerà il proprio voto ma – fanno sapere da Bruxelles – solo «dopo consultazione del Parlamento europeo e dopo la discussione del Consiglio europeo a livello di capi di Stato e di governo» in programma il 27 e 28 giugno. Queste scadenze, a meno di sorprese negative dell'ultimo momento, dovrebbero permettere alle autorità lettoni di «avere i tempi tecnici per l'introduzione dell'Euro dall'1 gennaio 2014».

Au marché européen



Au Conseil européen il y a qui fait de la promotion à la littérature italienne et à la cuisine chretienne. C'est bizzare, mais c'est vrai!

Wednesday, 29 May 2013

Ue: più contrattazione aziendale. Ma a chi giova?

Per l’Unione europea è necessario per rendere più dinamico il mondo del lavoro e incentivare la produttività. Ma è questo il modo giusto per far crescere i consumi e combattere la precarietà imperante?


di Renato Giannetti (fonte: eunews)

Dalla parte dei senza lavoro a parole, dalla parte delle imprese nei fatti. La Commissione europea continua con la sua ricetta di stimolo della produttività, dimenticando – a quanto pare – l’importanza dei consumi interni per far ripartire l’economia. Le raccomandazioni specifiche per Paese saranno rese pubbliche solo domani, ma la fuga di notizie ha già fatto sapere che all’Italia si chiederà – tra le altre cose – di intervenire sul mercato del lavoro prediligendo la contrattazione aziendale a quella nazionale dei contratti di lavoro.
Uno strumento per Bruxelles necessario per rendere più dinamico il mercato del lavoro. Sorge un dubbio: può un sistema di questo tipo funzionare? Probabilmente sì, a patto che ci sia un sistema sindacale solido e una concertazione vera. Senza entrare nel merito del panorama italiano, la strada tracciata dalla Commissione europea non è esente da rischi. Al contrario, potrebbe aggravare la situazione di un mondo del lavoro sempre più contraddistinto da lavoratori atipici e contratti di durata determinata. La lotta alla disoccupazione, insomma, rischia di non coincidere alla lotta alla precarietà, ammesso che questo intenda fare Bruxelles. Da più parti in Europa – a livello comunitario come di singoli Stati membri – si levano e si ripetono appelli per strategia che ponga fine all’inarrestabile emorragia di posti di lavoro.
Uno dei più convinti sostenitori di politiche per i giovani è il nuovo presidente del Consiglio: Enrico Letta si è immediatamente presentato come un leader che intende fare davvero qualcosa. Il rischio, però, è nel metodo di risposta al problema sul tavolo. Dare centralità all’azienda in un momento di crisi rischia di produrre gli effetti contrari. Il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, non più tardi di ieri ha detto di “credere fermamente alla contrattazione decentralizzata che adegui il salario alla produttività, e quindi ci fa piacere che anche la Commissione europea vada in questa direzione”. Legare gli stipendi alla produttività, però, potrebbe essere un intervento il cui unico effetto è creare altre distorsioni nel mercato. Produrre ciò che non viene venduto non è un vantaggio. Se non c’è una domanda l’offerta può fare poco, e il mercato dell’auto lo dimostra.
Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat e presidente dei costruttori di automobili europei, sta denunciando il problema della sovracapacità. Per lui, in assenza di sostegni esterni, è inevitabile la chiusura degli impianti con tutto quelle che ne consegue. C’è insomma la percezione che la Commissione europea continui a insistere su misure poco idonee a rispondere ai problemi. L’Italia, inoltre, non offre esempi di assicurazione sull’attuazione delle raccomandazioni. La tanto discussa legge 30, pensata per introdurre maggiore flessibilità nel mercato del lavoro, ha finito con generare solo precarietà. E la precarietà non aiuta a stimolare domande e consumi interni.
Il caso della chiusura dello stabilimento Ford di Genk e del suo trasferimento a Valencia è legato ai costi di produzione: in Spagna la manodopera costa meno, le rivendicazioni sindacali sono minori. L’impresa, in sostanza, se messa di fatto nella posizione di esercitare il suo potere, lo fa nel modo più genuinamente imprenditoriale possibile. Ma è il gioco delle parti: non spetta all’imprenditore scrivere statuti dei lavoratori. Proprio per questo, se si dà solo alle imprese la possibilità di scrivere le regole del gioco, si rischia di innescare partite molto delicate. L’Europa, con le scelte compiute e con le scelte che sta per compiere, rischia di tracciare un solco sempre più ampio tra sé e i cittadini europei, smentendo sé stessa e fallendo nel compito – comunque non facile – che le spetta.

Monday, 27 May 2013

Bruxelles, Atomium

Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. A partire da oggi e per le prossime settimane, si alterneranno dunque bande fotografiche con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

2. l'Atomium

L'Atomium è forse il simbolo di Bruxelles dopo il Mannekenpis, la famosa statuetta raffigurante un bambino che fa pipì. Bruxelles ha tanti simboli: le birre, le patate fritte, il cioccolato, Renè Magritte. Ma l'Atomium è la più imponente. Alto 102 metri, il monumento rappresenta un cristallo di ferro ingrandito 165 miliardi di volte. E' costituito da nove sfere dal diametro di 18 metri collegate tra loro da venti tubi dal diametro di 3,30 metri, all'interno delle quali si trovano scale mobili e da scale . Grazie a degli oblò è possibile guardare le altre sfere o il panorama sottostante. Realizzato per l'Expo del 1958, la struttura fu pensata in orgine come provvisoria: doveva rimanere solo la durata dell'esposizione universale di Bruxelles (sei mesi) e poi essere rimosso. Come per la torre Eiffel, però, la struttura finì per diventare il simbolo della città, che da allora non se n'è più privato. Progettato dall'ingegnere André Waterkeyn, venne realizzato dagli architetti André and Jean Polak. Alla fine dei lavori l'intera struttura aveva una massa di 2.400 tonnellate. La scelta della figura della particella di ferro e il nome Atomium derivano dal concetto pacifico dell'uso dell'energia nucleare: l'Atomium voleva simboleggiare la volontà e la forza della democrazia di mantenere la pace tra tutte le nazioni, la fede nel progresso - sia tecnico che scientifico - e la visione ottimistica del futuro, all'insegna di un mondo super-tecnologico con condizioni di vita migliore.
Situato nel quartiere Heysel, l'Atomium si trova in una zona tranquilla e rilassante a metà strada tra il parco di divertimenti "Europa in miniatura" e il parco di Osseghem. E' collegato alla città con la metropolitana (linea 6), tram  (linea 19) e il bus. Oggi ospita un ristorante panoramico al livello più alto, mostre temporanee e mostre permanenti (tra cui quelle che ripercorrono l'Expo del 1958 e la costruzione dell'Atomium), e una sezione pensata appositamente per i bambini. Altre sezioni delle sfere vengono invece riservate per conferenze, seminari e ricevimenti. Di notte strisce al neon illuminano l'intero monumento donandogli un effetto davvero unico.

ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale

Heysel, giù lo stadio

Annunciato un piano per la totale demolizione dell'impianto e la sua ricostruzione.

Il "Re Baldovino" visto dall'alto
di Emiliano Biaggio

E' lo stadio "Re Baldovino", meglio noto come stadio dell'Heysel, dal nome del quartiere in cui sorge. Ospita le partite della nazionale di calcio del Belgio e il suo nome è legato a una delle peggiori tragedie del calcio: la tragedia dell'Heysel, in cui persero la vita 39 persone per il crollo di una gradinata dello stadio. Era il 1985. L'impianto venne chiuso e ristrutturato un decennio più tardi in vista dei campionati europei di calcio del 2000. Ora lo stadio sarà raso al suolo e ricostruito. Ad annunciarlo la regione di Bruxelles capitale, che ha approvato un piano edilizio che prevede la completa demolizione della struttura e la sua ricostruzione. I dettagli dell'operazione non sono stati resi noti, ma si sa che l'obiettivo è avere il nuovo stadio pronto per il 2020, quando si svolgerà l'edizione "europea" dei campionati europei di calcio. Non si sa nemmeno dove si trasferiranno i "diavoli rossi", accasati al "Re Baldovino" da sempre. Probabilmente al Constant Vanden Stock Stadium, dove già la nazionale si trasferì per un breve periodo nel 2006 per problemi con le porte di accesso allo stadio "Re Baldovino". Comunque uan cosa è certa: lo stadio dell'Heysel conoscerà una sua terza vita.

Sunday, 26 May 2013

Mr.Wiggles e non solo

Da oggi è possibile esprimere un commento senza commento. Sembra un controsenso ma non lo è. Sotto ogni post sarà sempre possibile lasciare un commento, ma grazie alla voce "de gustibus" si potrà esprimere un giudizio cliccando tra le due possibilità ("mi piace" e "non mi piace"). Un modo più più semplice e diretto per dire la propria sui posti di EmilianoBiaggio. Una trovata per quanti vanno di fretta e non hanno il tempo di lasciare commenti più articolati. Un pensiero anche ai pigri.
Le novità non finiscono qui. Da oggi disponibile il link a tutte le striscie di Mr.Wiggles, l'orsacchiotto più irriverente che sia mai esistito. Basta cliccare sulla colonna di sinistra, alla voce "altracultura".

Breviario

«In Europa siamo ancora lontani dall’aver delineato una convincente strategia di uscita dalla crisi. Sembra che l’Europa abbia dimenticato che il Patto firmato a Maastricht non era solo di stabilità ma anche di crescita».
Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico, all’assemblea di Confindustria (Roma, 23 maggio 2013).

Saturday, 25 May 2013

Gianna Nannini @ Ancienne Belgique



Bruxelles, 24 maggio 2013

Sessant'anni e non sentirli. Gianna Nannini sale sul palco con la grinta e la carica di sempre e offre un concerto davvero unico. L'artista senese ha ancora energia da vendere, e si vede. All'inizio impiega un po' a scaldare le corde vocali, ma poi si scatena il pubblico va in delirio. "Alla prossima tournè vi porto tutti con me", dirà a un certo punto. Due ore di musica, per una scaletta che offre anche diversi medley dei brani che hanno resto Gianna Nannini celebre. "I maschi", "fotoromanza", "America", "Latin lover": il pubblico apprezza e l'accompagna nella notte che la vedrà lasciare il palco con gli occhi lucidi. Offre anche brevi strofe di "Notti magiche", sigla di un mondiale di calcio sfortunato e colonna sonora di un'epoca. E poi "Bruxelles", omaggio alla sua tappa belga del tour internazionale, dove inserisce la chanson "Le déserteur" di Boris Vian, per cortesia linguistica verso il paese che l'accoglie e per ribadire le cause che sempre ha sposato nel corso della sua vita.

Wednesday, 22 May 2013

Breviario

«Essendo la mia prima partecipazione ho sentito l'emozione del battesimo europeo»
Enrico Letta, presidente del consiglio, al suo primo vertice del Consiglio Ue (Bruxelles, 22 maggio 2013)

Letta parla di battesimo. Un lessico politicamente schierato.

Il vertice Ue su fisco ed energia decide sul lavoro

I leader dei paesi europei (come previsto) non decidono sui temi in agenda, ma decidono l'ordine del giorno di un altro Consiglio europeo.

La sala stampa nei giorni di consiglio Ue
di Emiliano Biaggio

Doveva essere il vertice sull'energia e la politica fiscale, alla fine è stato il vertice della lotta alla disoccupazione. La riunione dei capi di Stato e di governo dei paesi Ue ha conosciuto un altro, nuovo, cambio di programma: nata come data per discutere i soli temi energetici, è diventata poi la giornata della lotta all'evasione fiscale, responsabile di perdite annue per 1.000 miliardi di euro per tutta l'Ue. Ma alla fine, le uniche cose non contenute nelle conclusioni, sono gli annunci del capo di governo italiano: nel vertice di giugno si cercheranno strumenti concreti contro la disoccupazione giovanile e a luglio i ministri del Lavoro dei ventisette terranno a Berlino una riunione straordinaria per discutere dello stesse misure. «Il prossimo Consiglio europeo in programma a giugno, su proposta italiana, sarà incentrato sul tema della disoccupazione giovanile», fa sapere Letta. «Siamo soddisfatti del fatto che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, abbia accettato la nostra proposta a riguardo». A giugno, in teoria, si sarebbe dovuto parlare solo di governance economica, con il progetto di unione bancaria e meccanismo unico di vigilanza bancaria tra i punti caldi del dibattito. Un dibattito che si annuncia già stravolto. «La nostra proposta - continua il capo del governo - vuole fare del tema un elemento qualificante del vertice» del 27 e 28 giugno prossimi, perchè quello della disoccupazione «è un tema che sta diventando drammatico». Anche i dati dell'Istat lo dicono. Le cifre diffuse dall'istituto di statistica, sostiene Letta, «sono a conferma che abbiamo bisogno di fare una battaglia europea e italiana contro la disoccupazione, e in particolare contro quella giovanile». E' dunque il momento di agire e «da qui a giugno avremo una finestra per lavorare». Poi ci sarà l'appuntamento tedesco. «A luglio si terrà a Berlino un vertice tra i ministri del Lavoro europei focalizzato sul tema della disoccupazione giovanile», rivela Letta. Si cerca di capire da come uscire da questa spirale, «anche attraverso lo scambio di pratiche nazionali sulla lotta a questo fenomeno». Il summit straordinario è frutto di una proposta della Germania, che per il capo dell'esecutivo «mostra la consapevolezza che dobbiamo impegnarci» a risolvere il problema. «I cittadini europei non hanno bisogno di parole ma di fatti», quindi la discussione di oggi «mi lascia qualche spazio di ottimismo».

Tuesday, 21 May 2013

Elezioni europee, si va verso voto anticipato

Il Parlamento europeo approva la richiesta della nuova data delle consultazioni, spostata dal 5-8 giugno 2014 al 22-25 maggio.

di Emiliano Biaggio

“Sì” del Parlamento europeo alla proposta di anticipare le prossime politiche europee dal 5-8 giugno 2014 al 22-25 maggio 2014. L'Aula riunita a Strasburgo in sessione plenaria ha approvato il progetto di relazione Casini (Ppe) sulla proposta di spostare la tornata elettorale per il rinnovo del Parlamento europeo a ritroso di due settimane rispetto al previsto. Il testo è stato approvato con 601 voti a favore, 31 voti contrari e 13 astenuti. Adesso si attende l'approvazione unanime del Consiglio per rendere effettiva e definitiva la decisione, già concordata tra gli stati membri per evitare che le elezioni coincidano – in alcuni paesi – con il fine settimana della Pentecoste. Il voto del Consiglio Ue non dovrebbe essere un problema, dato che il progetto di decisione del Consiglio di anticipare le date delle prossime elezioni europee risponde proprio alla richiesta del Parlamento europeo del 22 novembre dello scorso anno. Allora i deputati europei avevano raccomandato di indire le prossime elezioni a maggio, invece che a giugno, per dare tempo al nuovo Parlamento di prepararsi per l'elezione a luglio del presidente della Commissione europea. Soddisfatto il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi. «Questo permette di rinnovare il Parlamento europeo prima dell'inizio della presidenza italiana» del Consiglio europeo, prevista da luglio a dicembre 2014. L'auspicio di Moavero è che «i cittadini elettori si rendano conto del motivo per cui stanno votando». In altri termini «noi speriamo che i cittadini non prendano questa data come verifica delle legislatura».

Saturday, 18 May 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

Degli indiani d'America è stato detto e scritto tanto, anche che praticassero arti magiche. Non è esatto: erano veri e propri maghi. Geronimo era forse uno dei più grandi, e tifava Grifondoro, come si può vedere nella foto qui accanto. La storia raccontata dai babbani dice che gli indiani d'America furono sterminati dall'uomo bianco, portatore di innovazione, civiltà e progresso. Storie. Gli indiani vivevano da soli fino all'arrivo dell'uomo bianco, e poi sono tornati tutti a Diagon Alley per stare in pace e continuare a fare i maghi. Le legge dei maghi proibisce infatti di ricorrere alla magia davanti ai babbani. A eccezione di Silvan.

Thursday, 16 May 2013

Bruxelles, palazzo reale

Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. A partire da oggi e per le prossime settimane, si alterneranno dunque bande fotografiche con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

1. Il palazzo reale

Il Palazzo reale di Bruxelles è la residenza ufficiale del re del Belgio, e rappresenta il sistema governativo del Belgio (monarchia costituzionale). Questo è il luogo tuttora utilizzato da Sua Maestà il Re per svolgere le sue funzioni di Capo dello Stato, oltre ad essere sede di ricevimenti ed eventi ufficiali in occasione di visite da parte di Capi di Stato internazionali. Il re e la sua famiglia vivono nel castello reale di Laeken, un sobborgo di Bruxelles, e il palazzo reale è dunque utilizzato solo come residenza ufficiale. Ricostruito nel XIX secolo e completato nei primi del Novecento, è stato realizzato in stile Luigi XVI per decisione del re Leopoldo II (1835-1909). Il palazzo colpisce per la magnificenza dei suoi interni: fra i vari ornamenti dorati, tappeti e bellissime opere d`arte, spiccano lo splendido soffitto della Sala degli Specchi, così come le maestose sale da ricevimento e la Sala del Trono. Dal 2002, per volontà della Regina Paola, sono ospitate 4 opere in rappresentanza dell'arte contemporanea belga: Jan Fabre ha ricoperto il soffitto e lo scenografico lampadario della Sala degli Specchi con 1.4 milioni di scarafaggi thailandesi, che riflettono la luce e danno alla sala un'energia unica; 7 dipinti monocromi di Marthe Wéry sono esposti nella hall che porta agli uffici del re; i ritratti fotografici di Alberto II e di Paola di Liegi a grandezza naturale, opera del fotografo Dirk Braeckman, decorano la sala vicino alla grande scalinata; Patrick Corillon ha infine collocato 11 vasi d'oro nella Sala dell'Impero, ciascuno con della terra proveniente dalle province belghe e dei fiori che raccontano la storia di questa terra. Il palazzo ospita inoltre gli archivi reali, accessibili su richiesta. Il parco adiacente, Warandepark, misura più di 13 ettari di terreno. Passeggiando nel parco si possono trovare più di 60 statue, fontane, porte in stile classico e padiglioni dove avvengono numerosi spettacoli nel periodo estivo.
Tradizionalmente il Palazzo apre ai visitatori dopo la festa nazionale del 21 luglio fino a metà settembre: l'occasione per salire la Grande Scalinata ed entrare in queste sale dai nomi così evocativi: Sala del Trono, Sala della Musica, Sala degli Specchi, Sala Blu...

bLOGBOOK - Mein Berlin

Berlino, Alexanderplatz
Mein Berlin

Berlino è grande, immensa. Ma non è come le altre metropoli: è calma. Non si avverte il senso di frenesia che si può avere in posti come Londra o Roma, non si percepisce il caotico ordine delle capitali. E' sterminata, ma non dispersiva. Berlino è un punto di incontro non a caso. E' viva e si vede. Lo si percepisce dalle costruzioni moderne, dalla giovinezza che popola ogni dove. Berlino parla. Racconta di sè, in ogni momento, in ogni angolo. Ha una storia importante, un passato non facile. E quella storia è visibile ancora oggi. Ciò che resta del muro è solo un parte di quello che la città ha da dire. Oggi quella barriera è un tripudio di accesi colori freddi, come dimostra il curriculum del muro, oltre 100 di morti per cercare di superare l'ostacolo alla logica. Una ferita indelebile, come dimostra la lunga cicatrice di mattoni sull'asfalto a ricordare che laddove oggi si può andare una volta si finiva di muoversi. Monumento agli oppositori di un regime che seppe far sparire gente solo in seguito ritrovata, ma solo nella memoria. Poi il labirinto dell'angoscia, disegnato da cubi alti e stretti che ben ricostruiscono l'atmosfera solo appena percepibile di ciò che patirono in milioni. Berlino non può essere uguale alle altre città, e neppure simile. Lo ricordano i cartelloni storici sistemati in ogni angolo della città: lo smembramento della città, la costruzione del muro, la guerra fredda, il trattato di pace, la fine di tutto e un nuovo inizio. Nel bene e nel male la storia passa di qua.
Berlino, una parte del muro
Berlino è aperta. Guarda lontano, avanti a sè. Si espande, cresce. Accoglie gente da ogni parte del mondo: da capitale dell'impero della sola razza possibile a centro multi-etnico e cosmopolita. C'è un'isola per i musei, c'è sempre tempo per la musica, c'è sempre un luogo per gli spettacoli: arte e cultura sono l'offerta costante di questo spazio multidimensionale. Acqua e terra, superficie e profondità, binari e strade, notte e giorno: la città scorre lungo tutti questi canali, tutti sempre comunicanti tra loro. La vita si articola in questo aggrovigliato esistere unico nel suo essere. Berlino è in continuo cambiamento. E' un fiorire di lavori, cantieri, progetti. Edifici e palazzoni, stili diversi a contatto in una pacifica convinza architettonica armoniosa nonostante la grande diversità. Berlino si fermerà, questo dicono. Sta per godersi gli ultimi anni della sua fioritura. Berlino ci penserà quando arriverà il momento.

LE FOTO DI BERLINO


Le altre mete toccate:

Amsterdam / Antwerpen / Binche / Braine l'Alleud / Brugge / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Tournai / Vilvoorde / Waterloo

Tuesday, 14 May 2013

bLOGBOOK

E' il momento più enigmatico per la città, quello in cui non si capisce se sia ancora a dormire abbia appena iniziato a ridestarsi. Il silenzio è l'unico rumore che esiste, e il cinguettio deli uccelli lascerebbe regalerebbe a un qualsiasi non vedente l'idea di un bosco che si ravviva con le rugiada del primo mattino. Per chilometri e chilometri non si ode che il silenzio: le auto sono solo un ornamento urbano, drappi cromati multicolore a ravvivare le strade appena illuminate dai primi timidi, pallidi, raggi solari. Persino il vento riposa. La città non è che di qualche piccione che cerca affamato briciole di colazione sul pavè della grande chiesa. E' il momento forse più bello del giorno, quello in cui solo chi ha il privilegio di viverlo può godere di una città tutta sua, mansueta, addomesticata e obbediente. Lattine sparse qua e là e bicchieri poggiati in un angolo testimoniano che la festa è finita, che le ultime anime notturne hanno lasciato la propria eredità a quanti ancora non sono passati a ritirarla ma che a breve verranno. E' il momento dove notte e giorno si fondono, dove principio e inizio si confondono. Le poche finestre illuminate sono di chi sta per iniziare un nuovo giorno e di chi invece lo sta concludendo, le tende non sistemate lungo i vetri appartengono alle finestre che si stanno per aprire e a quelle che si stanno per sigillare. E' il momento più affascinante per l'uomo, l'unico in cui la solitudine appare così monumentale e bella: monumentale perchè grande quanto una città intera, bella perchè appena momentanea. Come una semplice pennata fugace di colore viola per sempre il bianco della tela, allo stesso un tram spezzerà per sempre quel silenzio irreale. E' il momento più magico che possa regalare la città: è il più breve ma più indelebile che si ricordi, quasi fosse il risultato di un gioco di prestigio. I colori dell'alba sono segni premonitori del giorno a venire, futuro prevedibile nello squarcio del cielo. E' il momento più indimenticabile per chi popola la città, quello in cui si è contenti di essere vivi.

La Grecia perduta

Racconto di un pranzo a Berlino con due amici greci.

Alexanderplatz (Berlino)
di Renato Giannetti (per eunews)

«E’ molto meglio se non ce li danno questi soldi. Più soldi chiediamo e peggio sarà per noi». I sorrisi di Nicoletta e Vassili scompaiono quando si parla del loro paese e dell’Unione europea. La crisi ha colpito al cuore, ma le misure imposte dalla comunità internazionale sono forse la cosa peggiore. Per loro e per molti altri come loro, l’Europa non è altro che un fattore di peggioramento della situazione. Non un aiuto, ma un problema in più. Vista da fuori la Grecia ha un sapore amaro, e non ne fanno mistero. Sono giovani, laureati, dottorati, hanno un lavoro, ma scontano loro malgrado la loro provenienza: essere greci, oggi, è un lusso che possono permettersi in pochi. Al contrario, è una condanna per molti. «La gente dorme per strada», lamenta Nicoletta, troppo giovane per essere così preoccupata per il presente e, soprattutto, per il futuro. «Gente della stessa età di mio padre, sempre più numerosa. Le banche vengono salvate, ma a quale prezzo? C’è una crisi umanitaria in Grecia, ma a loro non interessa». Il riferimento è a quanti impongono al governo greco condizioni insostenibili per i prestiti. I vari Rehn, Dijsselbloem, Lagarde.
«Tu lavori lì, dimmi che sono consapevoli di quello che fanno», mi dice la giovane quasi a supplicarmi. Ha trentun anni, e come tutti quelli della sua età ha gli stessi sogni, progetti aspettative di tanti suoi coetanei: tornare a casa e avere una famiglia. Ha studiato in Francia, da quattro anni vive in Germania, ma si capisce che vuole smettere di inseguire un avvenire. «Ho un sogno: quando mi fermerò in un posto in maniere definitiva voglio allestire una stanza dove mettere tutti i libri che ho». Colpisce la semplicità delle parole e dei desideri, il bisogno delle piccole cose. Vassili ascolta, lascia che a parlare sia sua moglie. Lui è più taciturno, ma non per questo meno preoccupato. Ma preferisce sdrammatizzare. «Quanto costa da voi una pinta?», chiedo, anche per cambiare argomento. «Vuoi sapere il prezzo di prima o dopo la crisi?», mi risponde Vassili da dietro un sorriso che nasconde la consapevolezza di una realtà sempre più indecifrabile, dalle mille incognite e dalle altrettante problematiche. La vita costa cara. Una birra può arrivare a costare anche 7 euro. «Ci danno soldi per tagliare il personale, ridurre le spese, generare disoccupazione. E mentre il potere d’acquisto diminuisce, i prezzi aumentano». A parlare è di nuovo Nicoletta, sguardo perso chissà dove. «Dicono che ci vogliono mantenere nell’euro, ma a che serve? Questa Europa non funziona». Dà un’occhiata alla sua birra, una birra tedesca, elemento ricorrente di questa sua vita. «Almeno è buona», dice, e le sue labbra finalmente disegnano un sorriso su un viso per troppo tempo corrucciato. Vassili le prende la mano, si guardano e sorridono entrambi.
Cosa faranno non si sa. Si sono sposati, e l’hanno fatto nel loro paese. Probabilmente vogliono tornarci in Grecia, in fin dei conti tutti hanno nostalgia di casa. Ma per ora non se ne parla. Lei ha un contratto di lavoro a Potsdam, lui uno a Berlino. Per qualche anno resteranno in Germania, poi chissà. Il futuro è un qualcosa di imperscrutabile, e oggi lo è ancora di più. Soprattutto se sei greco. «Quindi ci devono concedere altri prestiti?», mi domanda Nicoletta. Sì, sette miliardi e mezzo. «E’ meglio se non ci li danno. Più soldi ci danno e più ci uccidono». Il cameriere arriva e sputa parole in tedesco, suoni incomprensibili anche per Nicoletta. Risponde Vassili. «Vivo qua da quattro anni e ancora non so il tedesco», confessa Nicoletta. Viene da pensare che ci sia un motivo: quando si impara la lingua del posto è perché ti serve per vivere. Forse lei non ha intenzione di rimanere qui. Ma non lo domando, anche perché è giunto il momento di andare. Il cameriere torna con la ricevuta. «C’è sempre un conto da pagare…», dice Vassili alludendo forse alla sua Grecia. «Ora potremmo andare ad Alexanderplatz», suggerisce Nicoletta. Non è più tempo di preoccuparsi. Non per questo pomeriggio.

Friday, 10 May 2013

L'Ue contro Israele: «Le colonie sono illegali»

Dura risposta del portavoce di Catherine Ashton all'ultimo progetto di costruzione di insediamenti nei territori palestinesi. «Minano la pace».

di  Emiliano Biaggio

«L'Unione europea ha dichiarato più volte che gli insediamenti sono illegali perchè contrari al diritto internazionali e che costituiscono un ostacolo alla pace». L'Ue condanna Israele e la sua politica di costruire nei territori palestinesi. A esprimersi contro la Stato ebraico è Micheal Mann, portavoce dell'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Catherine Ashton. L'Ue censura dunque gli ultimi avvenimenti in Medio oriente, dove l'amministrazione militare israeliana ha depositato un progetto per la costruzione di 296 appartamenti nell'insediamento di Bei El, vicino a Ramallah, in Cisgiordania. L'annuncio del progetto, hanno spiegato i media locali, è il primo passo amministrativo per la successiva realizzazione degli appartamenti. Una realizzazione che a quanto pare si farà: sembra infatti che il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, abbia già controfirmato l'approvazione del progetto due settimane fa. «L'Alto rappresentante - fa sapere Mann - è molto preoccupata per le notizie dell'approvazione di questo progetto per la costruzione degli insediamenti a Beir El». La preoccupazione avvertita a Bruxelles è legata alle conseguenze che potrebbero avere le decisioni assunte dallo Stato ebraico. Gli ultimi sviluppi «hanno fatto salire la tensione e rischiano di minare gli sforzi per rilanciare i negoziati di pace», aggiunge il portavoce di Lady Ashton. I palestinesi sono invece più diretti: questa decisione, denuncia il negoziatore palestinese Saeb Ekerat, « è una prova che il governo israeliano vuole sabotare e rovinare gli sforzi dell'amministrazione degli Stati Uniti per rilanciare il processo di pace».
Rimosso da EBC "Grand Hotel", il film del 1932 interpretato dalla "divina" Greta Garbo. Proposto in italiano in versione integrale, il film è stato visibile per pochi giorni. I proprietari dei diritti d'autore hanno infatto bloccato il video a livello mondiale. EBC ha violato le regole dei diritti d'autore e il canale youtube non ha potuto fare altro che intervenire. A seguito del blocco del video è stato deciso di rimuovere lo stesso. Ci scusiamo con gli appassionati di cinema e con quanti seguono EBC. Ci scusiamo inoltre con il canale di youtube e con i titolare dei diritti d'autore della pellicola. L'accaduto pone nuovamente la questione dei copyright e dell'arte a pagamento. Non è questa la sede per aprire il dibattito, ma certo non ci si può porre delle domande.

Wednesday, 8 May 2013

E' morto Andreotti, le reazioni dei napoletani

Un piccolo spaccato d'Italia che dà il senso di un paese. Usi, costumi, tradizioni e cultura di una nazione che si mostra per quello che è. E probabilmente, per quel che sarà.

Tuesday, 7 May 2013

Lo sapevate?


L'Unione economica va oltre il presente. Habermas dixit

Barroso cita il sociologo per dare credito al suo progetto. «Sono sempre più convinto che del tema si parlerà anche fuori dall'Ue».

Jurgen Habermas
di Emiliano Biaggio

L'unione economica e monetaria è qualcosa di sconosciuto a molti, e di complesso per gli addetti ai lavori. Non è solo un concetto, è un percorso irto di ostacoli verso il superamento delle differenze degli stati mebri dell'Unione europeo in ambito economico e fiscale. E', detto in termini semplicistici, il proseguimento dell'integrazione economica europea. Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, ha rilanciato con forza il processo e il dibattito con la pubblicazione – lo scorso novembre – del libro blu, il documento programmatico per una maggiore integrazione europea. C'è scetticismo, perchè alcuni paesi – Gran Bretagna in testa – non vogliono cedere porzioni di sovranità nazionale e aprire il proprio sistema bancario agli altri. Ma Barroso è fiducioso, perchè gli intellettuali sono dalla sua parte. «Il fatto che il mese scorso uno dei più importanti e rispettati filosofi dell'Unione europea, Jürgen Habermas, abbia definito il libro blu per l'unione economica e monetaria “il primo e più dettagliato documento in cui l'Unione europea sviluppa una prospettiva di riforme nel medio e luingo termine che va oltre il presente”, e il fatto che Habermas l'abbia usato come base delle sue idee per una più ampia visione europea, rafforza la convinzione che questo dibattito continuerà anche oltre i confini delle istituzioni comunitarie». Con tutto il rispetto per Barroso e Habermas, ma sono i governi che devono esprimersi a favore del progetto. Se le basi di partenza sono il sostegno di un sociologo, forse potremmo non essere a un buon punto.

Sunday, 5 May 2013

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Kensigton gardens (a Bruxelles)

La statua dedicata a Peter Pan

Friday, 3 May 2013

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Correre in città ha tutto un altro sapore. Sapore, già. La parola potrebbe essere quella giusta. Fuori città non ci sono odori o aromi. Si può percepire l'odore della terra bagnata, dell'erba appena tagliata, del fumo lasciato dalle sterpaglie che bruciano, si può percepire la polvere sollevata dal vento. E poi si sentono solo il rumore dei propri piedi sull'asfalto e della brezza, e quello dell'auto che passa di quando in quando. In città è tutto diverso, la corsa diventa un viaggio tra odori e suoni. Percepire i propri piedi che scorrono sull'asfalto è possibile solo grazie ai semafori che tengono ferme e lontane per un po' le auto che sputano fuori musica ad alto volume e rombi di motore, ma dura poco, quel tanto che basta per capire che il tempo e la vita hanno regalato l'occasione per potersi scaricare correndo. Poi arriva lo sferragliare del tram, e la città riprende il sopravvento. Il giro dell'isolato è un'esperienza sensibile, soprattutto per l'olfatto e per il gusto, che riproduce sulle papille quanto percepito per via nasale. La nauseante zaffata di fritto, la forte fragranza del peperone, la dolce ventata di cioccolato sciolto, la persistente ondata di cipolla, l'incofondibile scia della canapa, il solito olezzo dell'acqua stagnante: il passo è scandito dagli odori. I gas di scarico sono forse l'unica cosa che non si fa in tempo a percepire, e suona un po' paradossale per una città. Per il resto non cambia granchè: si tiene sotto controllo la respirazione, si dosano gli sforzi, e si scaricano tensioni e fatiche accumulate nel corso della settimana. Il sudore espelle le tossine accumulate, e i muscoli si rimettono in moto. E' una sana e faticosa rinascita.
Ho aspettato molto per riviverla. Quando è stata l'ultima volta che sono andato a correre? Sicuramente in Italia, probabilmente la scorsa estate. Ma il fatto che non riesca a ricordarlo vuol dire che è passato molto tempo. Di certo non era mai andato a correre da quando sono qui. E correre in città è tutta un'altra esperienza.