«Possiamo iniziare ad essere fiduciosi. Ci sono le condizioni per la ripresa economica in Grecia».
(Josè Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, il 29 febbraio 2012 in conferenza stampa a Bruxelles)
Wednesday, 29 February 2012
A lezione di giornalismo con Barroso
Il presidente della Commissione europea risponde alle domande dei cronisti leggendo delle risposte già scritte. Ecco il concetto di stampa a Bruxelles.
Come si risponde alle domande dei giornalisti in Commissione europea? Leggendo. Questo ha fatto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, nel corso della conferenza stampa tenuta alla vigilia della riunione del Consiglio europeo. A un cronista spagnolo che dalla platea chiede della Spagna, Barroso risponde leggendo un foglio già scritto. Allo stesso modo, successivamente un cronista portoghese chiede in diretta del Portogallo e del Fondo salva stati, e anche in questo caso Barroso risponde leggendo, dimostrando di avere già le risposte scritte. Classici (e plateali) esempi di domande pilotate, che dimostra come nella democratica Europa unita si parli alla stampa con domande concordate. Nel video qui sopra è possibile vedere questo particolare modo di condurre le conferenze stampa.
(Spagna 08:24-09:28)
(Portogallo e Fondo salva stati 14:48-18:52)
Come si risponde alle domande dei giornalisti in Commissione europea? Leggendo. Questo ha fatto il presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, nel corso della conferenza stampa tenuta alla vigilia della riunione del Consiglio europeo. A un cronista spagnolo che dalla platea chiede della Spagna, Barroso risponde leggendo un foglio già scritto. Allo stesso modo, successivamente un cronista portoghese chiede in diretta del Portogallo e del Fondo salva stati, e anche in questo caso Barroso risponde leggendo, dimostrando di avere già le risposte scritte. Classici (e plateali) esempi di domande pilotate, che dimostra come nella democratica Europa unita si parli alla stampa con domande concordate. Nel video qui sopra è possibile vedere questo particolare modo di condurre le conferenze stampa.
(Spagna 08:24-09:28)
(Portogallo e Fondo salva stati 14:48-18:52)
Monday, 27 February 2012
Grecia, incontro Barroso- Papademos mercoledì
Lettera del presidente della Commissione Ue al premier ellenico, di fatto convocato a Bruxelles per spiegare cosa intenda fare dopo la concessione del prestito.
di Emiliano Biaggio
Il primo ministro della Grecia, Lucas Papademos, è stato invitato a Bruxelles dal presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, per discutere delle azioni da prendere per far ripartire il paese. Con un'apposita lettera inviata ad Atene, Barroso ha chiesto a Papademos di partecipare mercoledì a un incontro con «diversi membri della commissione europea» quali Olli Rehn (commissario Ue per gli Affari economici e monetari), Johannes Hahn (commissario Ue per le Politiche regionali), Laszlo Andor (commissario Ue per lo Sviluppo e gli affari sociali) e Janusz Lewandowski (commissario Ue per il Budget). Nell'agenda dell'incontro organizzato da Barroso alla vigilia della riunione del Consiglio europeo, le discussioni sulle azioni immediate necessarie per mobilitare il potenziale di crescita greco. Tra queste una posizione di primo piano occupano le azioni per il processo di privatizzazione nel paese.
Più che un invito quello di Barroso appare dunque una vera e propria convocazione, avanzata per chiedere a Papademos di riferire come intende procedere. L'ordine del giorno è praticamente "cucito" addosso al premier ellenico e al suo paese, chiamati a sforzi e sacrifici senza precedenti nella storia del paese per far fronte alla crisi. Il meeting è dato per scontato che si terrà. Papademos, del resto, non ha altri impegni in agenda se non lavorare con l'Unione europea e con la Troika, soprattutto adesso che sono stati garantiti i prestiti da 130 miliardi di euro.
di Emiliano Biaggio
Il primo ministro della Grecia, Lucas Papademos, è stato invitato a Bruxelles dal presidente della Commissione, Josè Manuel Barroso, per discutere delle azioni da prendere per far ripartire il paese. Con un'apposita lettera inviata ad Atene, Barroso ha chiesto a Papademos di partecipare mercoledì a un incontro con «diversi membri della commissione europea» quali Olli Rehn (commissario Ue per gli Affari economici e monetari), Johannes Hahn (commissario Ue per le Politiche regionali), Laszlo Andor (commissario Ue per lo Sviluppo e gli affari sociali) e Janusz Lewandowski (commissario Ue per il Budget). Nell'agenda dell'incontro organizzato da Barroso alla vigilia della riunione del Consiglio europeo, le discussioni sulle azioni immediate necessarie per mobilitare il potenziale di crescita greco. Tra queste una posizione di primo piano occupano le azioni per il processo di privatizzazione nel paese.
Più che un invito quello di Barroso appare dunque una vera e propria convocazione, avanzata per chiedere a Papademos di riferire come intende procedere. L'ordine del giorno è praticamente "cucito" addosso al premier ellenico e al suo paese, chiamati a sforzi e sacrifici senza precedenti nella storia del paese per far fronte alla crisi. Il meeting è dato per scontato che si terrà. Papademos, del resto, non ha altri impegni in agenda se non lavorare con l'Unione europea e con la Troika, soprattutto adesso che sono stati garantiti i prestiti da 130 miliardi di euro.
Sunday, 26 February 2012
bLOGBOOK - Quasi come Amelie
Quasi come Amelie
Chissà che faccia hai, chissà chi sei mai. Questo te lo chiederai anche tu, ne sono certo. Perchè non saprai mai chi dovrai ringraziare. A differenza di te io non ho lasciato nè tracce nè indizi. Rimarrà un mistero. Per entrambi. Anche se io, a differenza di te, so come ti chiami e dove abiti. Ma non importa. Non sono venuto da te per incontrarti, ma solo per restituirti ciò che avevi smarrito. Sei rimasta stupita e sopresa di ritrovare i tuoi diari nella cassetta delle lettere, vero? Si, ne sono certo. Anche perchè ormai ti eri rassegnata all'idea di averli irrimediabilmente persi, ne sono sicuro. Ero impegnato, ho avuto da fare. Ci messo due giorni per riportarti ciò che avevi dimenticato. Ma fin dal primo momento ho pensato di compiere questo mio gesto, non ho mai pensato neanche per un istante di tenermi quei taccuini. Avrei voluto scusarmi per essermi fatto attendere, ma tu non c'eri. Continuerai a essere un nome scritto in stilografica. O forse no, chissà. Nella vita non si può mai sapere. Ma devo ammettere che questo mistero ha un suo fascino e un che di romantico: nessuno di noi conosce l'altro, e questo ci permette già di condividere qualcosa. Oltre ai tuoi oggetti smarriti.
Quando ti sei accorta di averli persi? Hai saputo subito dove andare a cercarli, oppure - come sempre accade in casi come questo - hai iniziato a domandarti dove avessi potuto lasciarli? Questo io non lo saprò mai, come mai tu saprai chi è venuto fin da te per ridarti i preziosi manoscritti. Perchè preziosi lo devono essere di certo. Se non fossero cose importanti non sarebbero state scritte, vero? Tranquilla, non ti devi preoccupare: i tuoi segreti sono e resteranno al sicuro. Non conosco il francese. Per ora. Sei stata fortunata, in fin dei conti. E non solo perchè io - anche se non ne avevo la minima intenzione - non abbia letto il contenuto di quelle pagine, ma perchè quei contenitori di pensieri e riflessioni sono finite nelle mie mani. Qualcun altro al mio posto i libri se li sarebbe tenuti: in fin dei conti non erano scritti nemmeno per metà. Altri li avrebbero gettati via, altri ancora non vi avrebbero dato alcun peso. Ma quante persone pensi che sarebbero venutE fin da te per riportarti ciò che avevi lasciato poggiato in un angolo? A proposito, erano vicino allo sportello bancomat, quello in Rue de l'Aqueduc.
Forse speravi che al mondo ci potessero essere persone come me, cavalieri o principi azzurri pronti ad attraversare un tratto di città per portare alla donzella ciò questa ha perduto. Per questo hai scritto il tuo nome, il tuo cognome e il tuo indirizzo su quei taccuini? Vous avez de la chance, mademoiselle. Questo mondo è pieno di balordi: non è forse rischioso, soprattutto per una donna, lasciare il proprio indirizzo lì dove chiunque può leggerlo? Forse sono solo mie inutili preoccupazioni, ancor più inutili ora che tutto è risolto e che questa storia è conclusa. Curioso: per un attimo mi è sembrato di essere nel meraviglioso mondo di Amelie, con me stesso nella parte di colei che permette al vecchio proprietario di casa, ormai adulto, di ritrovare la scatolina con i giocattoli dell'infanzia perduti da tempo e che non avrebbe mai più pensato di ritrovare. Posso dire di essermi sentito così. Anch'io, come Amelie, sono curioso di sapere che faccia abbia fatto, o che emozione abbia provato, nel ritrovarti quegli oggetti tra le mani senza rendertene conto. Così come sono curioso di sapere a quale persona appartenga questo nome, devo ammetterlo. Ma credo proprio che questa curiosità non troverà mai risposta.
Che dire, quindi, di più? Fai più attenzione, la prossima volta. E buona fortuna a te, Manon.
Chissà che faccia hai, chissà chi sei mai. Questo te lo chiederai anche tu, ne sono certo. Perchè non saprai mai chi dovrai ringraziare. A differenza di te io non ho lasciato nè tracce nè indizi. Rimarrà un mistero. Per entrambi. Anche se io, a differenza di te, so come ti chiami e dove abiti. Ma non importa. Non sono venuto da te per incontrarti, ma solo per restituirti ciò che avevi smarrito. Sei rimasta stupita e sopresa di ritrovare i tuoi diari nella cassetta delle lettere, vero? Si, ne sono certo. Anche perchè ormai ti eri rassegnata all'idea di averli irrimediabilmente persi, ne sono sicuro. Ero impegnato, ho avuto da fare. Ci messo due giorni per riportarti ciò che avevi dimenticato. Ma fin dal primo momento ho pensato di compiere questo mio gesto, non ho mai pensato neanche per un istante di tenermi quei taccuini. Avrei voluto scusarmi per essermi fatto attendere, ma tu non c'eri. Continuerai a essere un nome scritto in stilografica. O forse no, chissà. Nella vita non si può mai sapere. Ma devo ammettere che questo mistero ha un suo fascino e un che di romantico: nessuno di noi conosce l'altro, e questo ci permette già di condividere qualcosa. Oltre ai tuoi oggetti smarriti.
Quando ti sei accorta di averli persi? Hai saputo subito dove andare a cercarli, oppure - come sempre accade in casi come questo - hai iniziato a domandarti dove avessi potuto lasciarli? Questo io non lo saprò mai, come mai tu saprai chi è venuto fin da te per ridarti i preziosi manoscritti. Perchè preziosi lo devono essere di certo. Se non fossero cose importanti non sarebbero state scritte, vero? Tranquilla, non ti devi preoccupare: i tuoi segreti sono e resteranno al sicuro. Non conosco il francese. Per ora. Sei stata fortunata, in fin dei conti. E non solo perchè io - anche se non ne avevo la minima intenzione - non abbia letto il contenuto di quelle pagine, ma perchè quei contenitori di pensieri e riflessioni sono finite nelle mie mani. Qualcun altro al mio posto i libri se li sarebbe tenuti: in fin dei conti non erano scritti nemmeno per metà. Altri li avrebbero gettati via, altri ancora non vi avrebbero dato alcun peso. Ma quante persone pensi che sarebbero venutE fin da te per riportarti ciò che avevi lasciato poggiato in un angolo? A proposito, erano vicino allo sportello bancomat, quello in Rue de l'Aqueduc.
Forse speravi che al mondo ci potessero essere persone come me, cavalieri o principi azzurri pronti ad attraversare un tratto di città per portare alla donzella ciò questa ha perduto. Per questo hai scritto il tuo nome, il tuo cognome e il tuo indirizzo su quei taccuini? Vous avez de la chance, mademoiselle. Questo mondo è pieno di balordi: non è forse rischioso, soprattutto per una donna, lasciare il proprio indirizzo lì dove chiunque può leggerlo? Forse sono solo mie inutili preoccupazioni, ancor più inutili ora che tutto è risolto e che questa storia è conclusa. Curioso: per un attimo mi è sembrato di essere nel meraviglioso mondo di Amelie, con me stesso nella parte di colei che permette al vecchio proprietario di casa, ormai adulto, di ritrovare la scatolina con i giocattoli dell'infanzia perduti da tempo e che non avrebbe mai più pensato di ritrovare. Posso dire di essermi sentito così. Anch'io, come Amelie, sono curioso di sapere che faccia abbia fatto, o che emozione abbia provato, nel ritrovarti quegli oggetti tra le mani senza rendertene conto. Così come sono curioso di sapere a quale persona appartenga questo nome, devo ammetterlo. Ma credo proprio che questa curiosità non troverà mai risposta.
Che dire, quindi, di più? Fai più attenzione, la prossima volta. E buona fortuna a te, Manon.
Friday, 24 February 2012
C'è l'accordo col Kosovo, Serbia più vicina all'Ue
Belgrado e Pristina sottoscrivono l'intesa per la cooperazione regionale. Adesso la Serbia potrebbe vedersi riconosciuto lo status di paese candidato per l'ingresso.
di Emiliano Biaggio
Kosovo e Serbia hanno raggiunto un accordo sulle due questione che l'Europa riteneva fondamentali, la gestione dei confini e la cooperazione regionale. L'ha annunciato la Commissione europea, per cui questi accordi sono «particolarmente benvenuti» e aprono a questo punto alla Serbia le porte del riconoscimento dello status di paese richiedente accesso all'Ue. Al governo di Belgrado si chiedeva infatti di normalizzare i rapporti con il Kosovo, che viene di fatto riconosciuto da Belgrado come soggetto dotato di proprie autorità. In base all'accordo, infatti, si riconosce a Pristina un ruolo nelle organizzazioni regionali in cui è presente anche la Serbia. L'intesa non prevede il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, che la Serbia continua a rifiutare, ma prevede comunque la partecipazione del Kosovo ai Forum regionali e alle riunioni Ue-Balcani, oltre all'attuazione degli accordi precedenti come quello sulla gestione integrata delle frontiere. «Verrà usata solo e unicamente la denominazione "Kosovo"» per indicare i rappresentanti di Pristina, fa sapere la commissione Ue.
«Sono ragionevolmente ottimista che sia possibile riconoscere aal Serbia lo status di paese candidato all'accesso in Ue tra martedì e giovedì», ha commentato l'ambasciatore italiano presso l'Unione europea, Ferdinando Nelli Feroci. «Sento che anche le ultime resistenze tedesche vengono meno e questo mi fa essere molto ottimista». L'Italia, ha aggiunto, «ha sostenuto con convinzione questa decisione», e alla luce dell'intesa raggiunta oggi «pensiamo che sia giusto e opportuno dare segnali positivi a questa leadership serba e al suo impegno per il percorso europeo». La Sebia, ha ricordato il rappresentante permanente Italiano presso l'Ue, «ha una grande importanza strategica sullo scacchiere internazionale", e un eventuale accesso del paese all'Unione europea «può contribuire alla stabilizzazione dell'intera regione».
Vedi anche:
- il Kosovo etnico
- questione del Kosovo
di Emiliano Biaggio
Kosovo e Serbia hanno raggiunto un accordo sulle due questione che l'Europa riteneva fondamentali, la gestione dei confini e la cooperazione regionale. L'ha annunciato la Commissione europea, per cui questi accordi sono «particolarmente benvenuti» e aprono a questo punto alla Serbia le porte del riconoscimento dello status di paese richiedente accesso all'Ue. Al governo di Belgrado si chiedeva infatti di normalizzare i rapporti con il Kosovo, che viene di fatto riconosciuto da Belgrado come soggetto dotato di proprie autorità. In base all'accordo, infatti, si riconosce a Pristina un ruolo nelle organizzazioni regionali in cui è presente anche la Serbia. L'intesa non prevede il riconoscimento dell'indipendenza del Kosovo, che la Serbia continua a rifiutare, ma prevede comunque la partecipazione del Kosovo ai Forum regionali e alle riunioni Ue-Balcani, oltre all'attuazione degli accordi precedenti come quello sulla gestione integrata delle frontiere. «Verrà usata solo e unicamente la denominazione "Kosovo"» per indicare i rappresentanti di Pristina, fa sapere la commissione Ue.
«Sono ragionevolmente ottimista che sia possibile riconoscere aal Serbia lo status di paese candidato all'accesso in Ue tra martedì e giovedì», ha commentato l'ambasciatore italiano presso l'Unione europea, Ferdinando Nelli Feroci. «Sento che anche le ultime resistenze tedesche vengono meno e questo mi fa essere molto ottimista». L'Italia, ha aggiunto, «ha sostenuto con convinzione questa decisione», e alla luce dell'intesa raggiunta oggi «pensiamo che sia giusto e opportuno dare segnali positivi a questa leadership serba e al suo impegno per il percorso europeo». La Sebia, ha ricordato il rappresentante permanente Italiano presso l'Ue, «ha una grande importanza strategica sullo scacchiere internazionale", e un eventuale accesso del paese all'Unione europea «può contribuire alla stabilizzazione dell'intera regione».
Vedi anche:
- il Kosovo etnico
- questione del Kosovo
Italia, nel 2012 niente crescita. Pil giù dell'1,3%
La Commissione europea aggiorna le previsioni di crescita: sarà stagnazione.
di Emiliano Biaggio
L'Italia nel 2012 non ripartirà: l'economia infatti farà registrare ancora segni negativi. Attesa una contrazione dell'1,3% del Pil, contrariamente a quanto previsto. Queste le stime dell'Unione europea nel documento sulle previsioni economiche provvisorie presentato a Bruxelles. Il prodotto interno lordo del nostro paese subirà, secondo le proiezioni, «un'ulteriore contrazione dello 0,7% nel primo trimestre del 2012, e dello 0,2% nel secondo trimestre». L'economia italiana, continua lo studio Ue, dovrebbe stabilizzarsi nelle seconda metà dell'anno, «purchè non ci siano ulteriori deterioramenti delle condizioni dei mercati finanziari e il differenziale con i bund tedeschi resti stabile attorno ai 370 punti». Nel complesso, come detto, nel 2012 l'Italia dovrebbe avere contrazione del Pil dell'1,3%, dopo le leggere riprese fatte registrare nel biennio 2010-2011. Si stima che alla luce di queste previsioni il Pil italiano farà segnare un -6% rispetto al 2007.
L'Italia, dunque, sta affrontando e continuerà ad affrontare per tutto il 2012 una situazione di stagnazione economica. Per il nostro paese ci si aspetta infatti «una produttività stagnante per il periodo 2011-2012», recita il documento Ue. I dati, del resto, parlano chiaro: nel 2012 in Italia gli investimenti in macchinari e attrezzature si riduranno «in maniera sostanziale», mentre gli investimenti nel settore delle costruzioni tornerà agli stessi livelli del 2011. Dopo un crescita «marginale» registrata nel 2011, «i consumi privati nel 2012 si ridurranno». Un aspetto, quest'ultimo, dovuto a «la diminuzione delle entrate reali disponibili delle famiglie», che quindi si impoveriscono. Segno "meno" anche per le importazioni: la Commissione europea non fornisce cifre, ma non ha dubbi che ci sarà «una caduta» dell'import. Stabili le esportazioni: l'Ue per il nostro paese stima che «saranno sostanzialmente in linea con i livelli del 2011». Inflazione stabile ai livelli del 2011: per quest'anno, infatti «rimarrà al 2,9%».
La situazione italiana rispecchia il quadro che si profila per l'intera Europa: le stime parlano infatti di «lieve recessione», con decremento dello 0,3% sia in Ue sia nell'Eurozona.
di Emiliano Biaggio
L'Italia nel 2012 non ripartirà: l'economia infatti farà registrare ancora segni negativi. Attesa una contrazione dell'1,3% del Pil, contrariamente a quanto previsto. Queste le stime dell'Unione europea nel documento sulle previsioni economiche provvisorie presentato a Bruxelles. Il prodotto interno lordo del nostro paese subirà, secondo le proiezioni, «un'ulteriore contrazione dello 0,7% nel primo trimestre del 2012, e dello 0,2% nel secondo trimestre». L'economia italiana, continua lo studio Ue, dovrebbe stabilizzarsi nelle seconda metà dell'anno, «purchè non ci siano ulteriori deterioramenti delle condizioni dei mercati finanziari e il differenziale con i bund tedeschi resti stabile attorno ai 370 punti». Nel complesso, come detto, nel 2012 l'Italia dovrebbe avere contrazione del Pil dell'1,3%, dopo le leggere riprese fatte registrare nel biennio 2010-2011. Si stima che alla luce di queste previsioni il Pil italiano farà segnare un -6% rispetto al 2007.
L'Italia, dunque, sta affrontando e continuerà ad affrontare per tutto il 2012 una situazione di stagnazione economica. Per il nostro paese ci si aspetta infatti «una produttività stagnante per il periodo 2011-2012», recita il documento Ue. I dati, del resto, parlano chiaro: nel 2012 in Italia gli investimenti in macchinari e attrezzature si riduranno «in maniera sostanziale», mentre gli investimenti nel settore delle costruzioni tornerà agli stessi livelli del 2011. Dopo un crescita «marginale» registrata nel 2011, «i consumi privati nel 2012 si ridurranno». Un aspetto, quest'ultimo, dovuto a «la diminuzione delle entrate reali disponibili delle famiglie», che quindi si impoveriscono. Segno "meno" anche per le importazioni: la Commissione europea non fornisce cifre, ma non ha dubbi che ci sarà «una caduta» dell'import. Stabili le esportazioni: l'Ue per il nostro paese stima che «saranno sostanzialmente in linea con i livelli del 2011». Inflazione stabile ai livelli del 2011: per quest'anno, infatti «rimarrà al 2,9%».
La situazione italiana rispecchia il quadro che si profila per l'intera Europa: le stime parlano infatti di «lieve recessione», con decremento dello 0,3% sia in Ue sia nell'Eurozona.
Thursday, 23 February 2012
L'Europa congela 495 milioni di euro all'Ungheria
Rehn: I conti pubblici sono troppo dissestati e Budapest «ancora non ha un piano d'azione per correggere il suo deficit». Dal 2013 stop a fondi coesione.
di Emiliano Biaggio
L'Unione europea congela 495 milioni di euro di fondi di coesione destinati all'Ungheria. A indurre la Commissione Ue a prendere questa decisione i conti del paese magiaro: alle autorità ungheresi l'Europa aveva chiesto di mettere a posto la finanza pubblica, ma a distanza di due anni «l'Ungheria ancora non ha un piano d'azione per correggere il suo deficit in modo credibile e sostanziale», denuncia Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari. Da qui la decisione di sospendere, dall'1 gennaio 2013, lo stanziamento di questi fondi comunitari. «Non si tratta di un trattamento punitivo», precisa Rehn. Al contrario «riteniamo sia un incentivo per risolvere questo problema, promuovere politiche fiscali, realizzare un consolidamento fiscale e macro-economico».
L'Ungheria è oggetto di procedura per deficit eccessivo fin dal suo ingresso in Ue, avvenuto nel 2004. Nel 2005 l'Ue ritenne che l'Ungheria non aveva fatto abbastanza per correggere le disfuzioni della finanza pubblica e spostò al 2006 la scadenza per mettersi in regola. Scadenza prorogata ulteriormente dapprima al 2008, poi al 2009 e infine al 2011. Ora, però, la pazienza dell'Ue è finita. «L'Ungheria aveva tempo fino all'anno scorso per risanare i conti» ma non l'ha fatto. «Ecco perchè abbiamo sospeso i 495 milioni di fondi strutturali», spiega Rehn. La cifra congelata rappresenta lo 0,5% del Pil ungherese e il 29% dei fondi strutturali allocati dall'Unione europea. «Adesso - aggiunge Rehn - sta al governo ungherese operare prima che il blocco diventi effettivo». Un vero e proprio ultimatum quello di Bruxelles: o Budapest da qui alla fine dell'anno mette in atto politiche di contenimento del debito e di risanamento economico, o con l'arrivo del 2013 si vedrà togliere soldi che le erano stati assegnati. Una decisione ritenuta «credibile e proporzionata» dal commissario europeo per le Politiche regionali, Johannes Hahn. Infatti l'attuale regolamento sui fondi di coesione prevede la possibilità di una sospensione parziale o totale dei fondi in caso di eccessivo deficit.
di Emiliano Biaggio
L'Unione europea congela 495 milioni di euro di fondi di coesione destinati all'Ungheria. A indurre la Commissione Ue a prendere questa decisione i conti del paese magiaro: alle autorità ungheresi l'Europa aveva chiesto di mettere a posto la finanza pubblica, ma a distanza di due anni «l'Ungheria ancora non ha un piano d'azione per correggere il suo deficit in modo credibile e sostanziale», denuncia Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari. Da qui la decisione di sospendere, dall'1 gennaio 2013, lo stanziamento di questi fondi comunitari. «Non si tratta di un trattamento punitivo», precisa Rehn. Al contrario «riteniamo sia un incentivo per risolvere questo problema, promuovere politiche fiscali, realizzare un consolidamento fiscale e macro-economico».
L'Ungheria è oggetto di procedura per deficit eccessivo fin dal suo ingresso in Ue, avvenuto nel 2004. Nel 2005 l'Ue ritenne che l'Ungheria non aveva fatto abbastanza per correggere le disfuzioni della finanza pubblica e spostò al 2006 la scadenza per mettersi in regola. Scadenza prorogata ulteriormente dapprima al 2008, poi al 2009 e infine al 2011. Ora, però, la pazienza dell'Ue è finita. «L'Ungheria aveva tempo fino all'anno scorso per risanare i conti» ma non l'ha fatto. «Ecco perchè abbiamo sospeso i 495 milioni di fondi strutturali», spiega Rehn. La cifra congelata rappresenta lo 0,5% del Pil ungherese e il 29% dei fondi strutturali allocati dall'Unione europea. «Adesso - aggiunge Rehn - sta al governo ungherese operare prima che il blocco diventi effettivo». Un vero e proprio ultimatum quello di Bruxelles: o Budapest da qui alla fine dell'anno mette in atto politiche di contenimento del debito e di risanamento economico, o con l'arrivo del 2013 si vedrà togliere soldi che le erano stati assegnati. Una decisione ritenuta «credibile e proporzionata» dal commissario europeo per le Politiche regionali, Johannes Hahn. Infatti l'attuale regolamento sui fondi di coesione prevede la possibilità di una sospensione parziale o totale dei fondi in caso di eccessivo deficit.
Wednesday, 22 February 2012
Disoccupazione giovanile, team Ue a Roma
Bruxelles annuncia la partenza del gruppo di lavoro. Obiettivo: suggerire all'Italia come creare posti di lavoro.
di Emiliano Biaggio
Il gruppo di lavoro della Commissione europea ha lasciato Bruxelles per recarsi in Italia. Tre settimane dopo l'invio della lettera da parte del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, agli otto paesi con i più elevati tassi di disoccupazione giovanile, l'action team dell'Unione europea è volato alla volta di Roma per aiutare il governo italiano a far crescere l'offerta di lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è del 30,1%, il quarto in ordine di grandezza dopo Spagna (49,6%), Grecia (46,6%) e Slovacchia (38%). Il gruppo di lavoro, fanno sapere da Bruxelles, «lavorerà a stretto contatto con un team di esperti italiani per individuare ulteriori azioni mirate da intraprendere per contrastare la disoccupazione giovanile e aiutare le Piccole e medie imprese, soggetto chiave per la crescita e l'occupazione». Ma i tecnici inviati in Italia «lavoreranno anche con le autorità nazionali». Insieme ad esse «si cercheranno sul campo soluzioni concrete e adatte alle specifiche realtà socio-economiche». Gli esperti dell'Ue lavoreranno per cercare di capire come «promuovere l'utilizzo del 29% dei fondi strutturali comunitari che ancora devono essere allocati in Italia». Infatti, lamenta la Commissione europea, nel nostro paese «l'utilizzo dei fondi strutturali rimane al di sotto della media europea, specialmente nel Mezzogiorno». L'equipe europea dovrà dunque valutare come «riorientare» tali risorse. Gli incontri e le attività di lavoro, sottolinea l'esecutivo di Bruxelles, permetteranno inoltre «uno scambio di vedute sulle soluzioni politiche relative alla riforma del mercato del lavoro». Secondo le disposizioni impartite da Barroso e messe nero su bianco sulla lettera inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, il gruppo di lavoro dell'Ue si fermerà a Roma per un paio di giorni.
la lettera di Barroso
di Emiliano Biaggio
Il gruppo di lavoro della Commissione europea ha lasciato Bruxelles per recarsi in Italia. Tre settimane dopo l'invio della lettera da parte del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, agli otto paesi con i più elevati tassi di disoccupazione giovanile, l'action team dell'Unione europea è volato alla volta di Roma per aiutare il governo italiano a far crescere l'offerta di lavoro. Il tasso di disoccupazione giovanile in Italia è del 30,1%, il quarto in ordine di grandezza dopo Spagna (49,6%), Grecia (46,6%) e Slovacchia (38%). Il gruppo di lavoro, fanno sapere da Bruxelles, «lavorerà a stretto contatto con un team di esperti italiani per individuare ulteriori azioni mirate da intraprendere per contrastare la disoccupazione giovanile e aiutare le Piccole e medie imprese, soggetto chiave per la crescita e l'occupazione». Ma i tecnici inviati in Italia «lavoreranno anche con le autorità nazionali». Insieme ad esse «si cercheranno sul campo soluzioni concrete e adatte alle specifiche realtà socio-economiche». Gli esperti dell'Ue lavoreranno per cercare di capire come «promuovere l'utilizzo del 29% dei fondi strutturali comunitari che ancora devono essere allocati in Italia». Infatti, lamenta la Commissione europea, nel nostro paese «l'utilizzo dei fondi strutturali rimane al di sotto della media europea, specialmente nel Mezzogiorno». L'equipe europea dovrà dunque valutare come «riorientare» tali risorse. Gli incontri e le attività di lavoro, sottolinea l'esecutivo di Bruxelles, permetteranno inoltre «uno scambio di vedute sulle soluzioni politiche relative alla riforma del mercato del lavoro». Secondo le disposizioni impartite da Barroso e messe nero su bianco sulla lettera inviata al presidente del Consiglio, Mario Monti, il gruppo di lavoro dell'Ue si fermerà a Roma per un paio di giorni.
la lettera di Barroso
Tuesday, 21 February 2012
Grecia, sì dell'Eurogruppo ai 130 miliardi di aiuti
Dopo un vertice durato 14 ore il via libero alla seconda tranche di aiuti. Il commissariamento del paese sarà permanente.
di Emanuele Bonini (per agenzia Asca)
L'Eurogruppo scongiura il default della Grecia. Dopo un lunga riunione l'Eurogruppo ha infatti deciso di sbloccare la seconda tranche da 130 miliardi di euro di aiuti, ma il commissariamento del paese sarà rafforzato con una maggiore presenza della missione della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), che sarà di fatto permanente. Questa l’estrema sintesi di un Eurogruppo ‘fiume’ protrattosi per oltre 12 ore, e che solo dopo una lunga ed estenuante trattativa ha permesso lo sblocco dei fondi necessari al governo ellenico per evitare il default. Che non sarebbe stata una trattativa facile lo si è capito fin da subito da quando cioè Finlandia e Paesi Bassi hanno alzato la voce. Il ministro delle finanze finlandese ha chiesto che si mettesse nero su bianco la presenza capillare della Troika quale condizione per la concessione dei prestiti; I Paesi Bassi, che anche hanno chiesto una presenza permanente della Troika ad Atene, hanno manifestato contrarietà all’ipotesi di ridurre al di sotto del 4% i tassi di interesse sui primi 110 miliardi già prestati alla Grecia. Alla fine, per chiudere un accordo che sembrava non dover arrivare mai, si è trovata la formula che ha messo tutti d’accordo: sì al secondo pacchetto di aiuti, a patto che la Grecia accetti il monitoraggio permanente. L’intesa stabilisce tra le altre cose un’ulteriore riduzione del valore nominale dei titoli greci posseduti dai privati (al 53,5%) e, per i paesi creditori, tassi di interesse più bassi sui prestiti concessi ad Atene.
«Abbiamo raggiunto un accordo», ha esordito il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Junker, entrando in sala stampa al termine della lunga riunione. «Innanzitutto buongiorno», ha detto dal palco, a sottolineare come si sia fatto più tardi del previsto. «Al termine di un riunione di credo 13-14 ore, i paesi dell’Eurozona e il Fondo monetario internazionale hanno raggiunto un accordo per un programma finanziario addizionale di circa 130 miliardi di euro da qui al 2014», ha quindi annunciato Junker. E’ il messaggio che tutti attendevano, paesi dell’Unione e soprattutto mercati. Non a caso Junker ha tenuto a sottolineare che l'accordo «garantisce la tenuta della Grecia nell'Euro e le dà il tempo di tornare su un percorso di crescita sostenibile, garantendo la credibilità della zona Euro nel suo complesso». Per la Grecia, infatti, inizia «un cammino discendente che arriverà al 120,5% del Pil nel 2020», ha scandito Junker. Per avere la certezza che si procederà lungo questa strada «la Commissione europea rafforzerà la propria task force in Grecia, specie ad Atene, per assicurare il rispetto delle nuove regole». Lo stesso faranno Ue-Bce-Fmi, ha aggiunto Junker. «La Troika rafforzerà la sua presenza ad Atene», si è limitato a dire il presidente dell’Eurogruppo. E’ toccato ad Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, precisare. La Troika «renderà permanente la sua presenza ad Atene per sorvegliare l'applicazione del secondo programma», ha scandito Rehn.
Sul fronte bancario passa la proposta della Bce di ridistribuire eventuali guadagni sul suo portafoglio di titoli greci alle banche centrali nazionali. Anche per questo il presidente dell’Istituto di credito europeo, ha parlato di «accordo molto buono» lasciando la sede del Consiglio europeo.
Per quanto riguarda il settore dei privati, i paesi riuniti a Bruxelles hanno intanto stabilito un’ulteriore riduzione del valore nominale del valore dei titoli detenuti dai privati, fissato al 53.5%. In conferenza stampa Junker ha inoltre anticipato che la Grecia «lancerà un’offerta di scambio di titoli di stato nei prossimi giorni», e come Eurogruppo «ci aspettiamo un’alta partecipazione».
L’Europa tira dunque un sospiro di sollievo: il default della Grecia è scongiurato e con esso anche la crisi dell’Euro. Quello raggiunto è «un ottimo risultato per la Grecia, per l'Europa e per speriamo per i mercati», ha commentato il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia ad interim, Mario Monti. Il premier ellenico, Lucas Papademos, si è detto «molto soddisfatto».
Ancora pochi dettagli da mettere a punto, ma l’intesa c’è. Su questo stesso programma manca da capire come parteciperà l’Fmi. «Il board deciderà a marzo», ha scandito il diretto del Fondo monetario internazionale lasciando il palazzo. Sempre a marzo, poi, si deciderà su un eventuale aumento delle risorse finanziarie dell’Esfm, il fondo salva stati che dovrà essere rimpiazzato dall’Esm. Junker ha spiegato che nel corso dell’Eurogruppo "senza fine" si è discusso anche di questo. “Mi auguro che gli stati accrescano le disponibilità di tale fondo”. Il tema sarà comunque oggetto della riunione del Consiglio europeo di inizio marzo.
(fonte: asca.it)
di Emanuele Bonini (per agenzia Asca)
L'Eurogruppo scongiura il default della Grecia. Dopo un lunga riunione l'Eurogruppo ha infatti deciso di sbloccare la seconda tranche da 130 miliardi di euro di aiuti, ma il commissariamento del paese sarà rafforzato con una maggiore presenza della missione della Troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), che sarà di fatto permanente. Questa l’estrema sintesi di un Eurogruppo ‘fiume’ protrattosi per oltre 12 ore, e che solo dopo una lunga ed estenuante trattativa ha permesso lo sblocco dei fondi necessari al governo ellenico per evitare il default. Che non sarebbe stata una trattativa facile lo si è capito fin da subito da quando cioè Finlandia e Paesi Bassi hanno alzato la voce. Il ministro delle finanze finlandese ha chiesto che si mettesse nero su bianco la presenza capillare della Troika quale condizione per la concessione dei prestiti; I Paesi Bassi, che anche hanno chiesto una presenza permanente della Troika ad Atene, hanno manifestato contrarietà all’ipotesi di ridurre al di sotto del 4% i tassi di interesse sui primi 110 miliardi già prestati alla Grecia. Alla fine, per chiudere un accordo che sembrava non dover arrivare mai, si è trovata la formula che ha messo tutti d’accordo: sì al secondo pacchetto di aiuti, a patto che la Grecia accetti il monitoraggio permanente. L’intesa stabilisce tra le altre cose un’ulteriore riduzione del valore nominale dei titoli greci posseduti dai privati (al 53,5%) e, per i paesi creditori, tassi di interesse più bassi sui prestiti concessi ad Atene.
«Abbiamo raggiunto un accordo», ha esordito il presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Junker, entrando in sala stampa al termine della lunga riunione. «Innanzitutto buongiorno», ha detto dal palco, a sottolineare come si sia fatto più tardi del previsto. «Al termine di un riunione di credo 13-14 ore, i paesi dell’Eurozona e il Fondo monetario internazionale hanno raggiunto un accordo per un programma finanziario addizionale di circa 130 miliardi di euro da qui al 2014», ha quindi annunciato Junker. E’ il messaggio che tutti attendevano, paesi dell’Unione e soprattutto mercati. Non a caso Junker ha tenuto a sottolineare che l'accordo «garantisce la tenuta della Grecia nell'Euro e le dà il tempo di tornare su un percorso di crescita sostenibile, garantendo la credibilità della zona Euro nel suo complesso». Per la Grecia, infatti, inizia «un cammino discendente che arriverà al 120,5% del Pil nel 2020», ha scandito Junker. Per avere la certezza che si procederà lungo questa strada «la Commissione europea rafforzerà la propria task force in Grecia, specie ad Atene, per assicurare il rispetto delle nuove regole». Lo stesso faranno Ue-Bce-Fmi, ha aggiunto Junker. «La Troika rafforzerà la sua presenza ad Atene», si è limitato a dire il presidente dell’Eurogruppo. E’ toccato ad Olli Rehn, commissario europeo per gli Affari economici e monetari, precisare. La Troika «renderà permanente la sua presenza ad Atene per sorvegliare l'applicazione del secondo programma», ha scandito Rehn.
Sul fronte bancario passa la proposta della Bce di ridistribuire eventuali guadagni sul suo portafoglio di titoli greci alle banche centrali nazionali. Anche per questo il presidente dell’Istituto di credito europeo, ha parlato di «accordo molto buono» lasciando la sede del Consiglio europeo.
Per quanto riguarda il settore dei privati, i paesi riuniti a Bruxelles hanno intanto stabilito un’ulteriore riduzione del valore nominale del valore dei titoli detenuti dai privati, fissato al 53.5%. In conferenza stampa Junker ha inoltre anticipato che la Grecia «lancerà un’offerta di scambio di titoli di stato nei prossimi giorni», e come Eurogruppo «ci aspettiamo un’alta partecipazione».
L’Europa tira dunque un sospiro di sollievo: il default della Grecia è scongiurato e con esso anche la crisi dell’Euro. Quello raggiunto è «un ottimo risultato per la Grecia, per l'Europa e per speriamo per i mercati», ha commentato il presidente del Consiglio e ministro dell'Economia ad interim, Mario Monti. Il premier ellenico, Lucas Papademos, si è detto «molto soddisfatto».
Ancora pochi dettagli da mettere a punto, ma l’intesa c’è. Su questo stesso programma manca da capire come parteciperà l’Fmi. «Il board deciderà a marzo», ha scandito il diretto del Fondo monetario internazionale lasciando il palazzo. Sempre a marzo, poi, si deciderà su un eventuale aumento delle risorse finanziarie dell’Esfm, il fondo salva stati che dovrà essere rimpiazzato dall’Esm. Junker ha spiegato che nel corso dell’Eurogruppo "senza fine" si è discusso anche di questo. “Mi auguro che gli stati accrescano le disponibilità di tale fondo”. Il tema sarà comunque oggetto della riunione del Consiglio europeo di inizio marzo.
(fonte: asca.it)
Sunday, 19 February 2012
AS Grifondoro, maggica giallo-rossa
Anche la neve tifa Potter!
L'opera di un hoolingan del Grifondoro, un sostenitore giallo-rosso trasformato da qualche tifoso avversario, o un pupazzo di neve magico che tifa capitan Potter e compagni? Ad Hogwarts si sa solo che, con l'inverno, ha fatto la sua comparsa questo particolare tifoso della formazione più blasonata del regno della magia. A dimostrazione di quanto successo e quanta passione suscitino i colori della magica. Perchè la neve sarà anche bianca, ma se deve scegliere dei colori sceglie il giallo e il rosso.
L'opera di un hoolingan del Grifondoro, un sostenitore giallo-rosso trasformato da qualche tifoso avversario, o un pupazzo di neve magico che tifa capitan Potter e compagni? Ad Hogwarts si sa solo che, con l'inverno, ha fatto la sua comparsa questo particolare tifoso della formazione più blasonata del regno della magia. A dimostrazione di quanto successo e quanta passione suscitino i colori della magica. Perchè la neve sarà anche bianca, ma se deve scegliere dei colori sceglie il giallo e il rosso.
Saturday, 18 February 2012
Breviario
«I giovani devono essere naturalmente pronti per il mercato del lavoro».
Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (Bruxelles, 17 febbraio 2012, al termine del del Consiglio occupazione, politica sociale, salute e consumatori).
Elsa Fornero, ministro del Lavoro e delle Politiche sociali (Bruxelles, 17 febbraio 2012, al termine del del Consiglio occupazione, politica sociale, salute e consumatori).
Friday, 17 February 2012
Sahara Occidentale, l'Ue ha scelto il Marocco
Il parlamento europeo ha approvato in modo definitivo il nuovo protocollo sul commercio agricolo con il paese africano: l'accordo si applica anche al territorio occupato da Rabat.
di Emiliano Biaggio
Via libera dell'Aula di Strasburgo al nuovo protocollo sull'agricoltura e la pesca all'interno dell'accordo commerciale bilaterale tra Unione europea e Marocco. Già approvato dalla commissione Commercio del Parlamento Ue a fine gennaio, adesso l'organo comunitario riunito in sessione plenaria lo ha adottato definitivamente. Si tratta però di un accordo che viola il diritto internazionale - in quanto include nel Marocco il Sahara occidentale - e che mette seriamente a rischio l'ambiente. Ma prim'ancora «l'accordo non è nell'interesse dei cittadini marocchini nè in quello dei cittadini europei», denuncia Josè Bové, deputato europeo dei Verdi-Ale e vicepresidente della commissione Agricoltura. «La lenzuolata di liberalizzazioni proposta minaccerà la sopravvivenza dei piccoli produttori, e non prevede sufficiente salvaguardia sociale e ambientale». C'è poi un'altra questione: «Fallendo nell'escludere dall'accordo il territorio senza auto governo del Sahara occidentale, come fatto dagli Stati Uniti¹, l'Unione europea sta rendendo ancor più difficile una risoluzione pacifica di questo conflitto», denuncia Bové. Per il commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Dacian Ciolos, al contrario «questo è un accordo importante, non solo in termini economici, ma anche in termini politici». A detta di Ciolos «è un accordo equilibrato che apre nuove opportunità per i nostri produttori e rafforza le nostre relazioni con il Marocco, anche per quanto riguarda le discussioni per un futuro accordo bilaterale di indicazioni geografiche». Insomma, l'Ue ha scelto: tra Marocco e Sahara occidentale si preferisce il Marocco. A scapito del popolo saharawi.
- vedi anche Dossier sul Sahara occidentale
1 Il governo degli Stati Uniti si è avvicinato sempre più alla posizione marocchina dell’autonomia, e non indipendenza, per il Sahara Occidentale. il Marocco, infatti, è considerato strategico nello scacchiere medio-orientale e nella lotta al terrorismo.
di Emiliano Biaggio
Via libera dell'Aula di Strasburgo al nuovo protocollo sull'agricoltura e la pesca all'interno dell'accordo commerciale bilaterale tra Unione europea e Marocco. Già approvato dalla commissione Commercio del Parlamento Ue a fine gennaio, adesso l'organo comunitario riunito in sessione plenaria lo ha adottato definitivamente. Si tratta però di un accordo che viola il diritto internazionale - in quanto include nel Marocco il Sahara occidentale - e che mette seriamente a rischio l'ambiente. Ma prim'ancora «l'accordo non è nell'interesse dei cittadini marocchini nè in quello dei cittadini europei», denuncia Josè Bové, deputato europeo dei Verdi-Ale e vicepresidente della commissione Agricoltura. «La lenzuolata di liberalizzazioni proposta minaccerà la sopravvivenza dei piccoli produttori, e non prevede sufficiente salvaguardia sociale e ambientale». C'è poi un'altra questione: «Fallendo nell'escludere dall'accordo il territorio senza auto governo del Sahara occidentale, come fatto dagli Stati Uniti¹, l'Unione europea sta rendendo ancor più difficile una risoluzione pacifica di questo conflitto», denuncia Bové. Per il commissario europeo per l'Agricoltura e lo Sviluppo rurale, Dacian Ciolos, al contrario «questo è un accordo importante, non solo in termini economici, ma anche in termini politici». A detta di Ciolos «è un accordo equilibrato che apre nuove opportunità per i nostri produttori e rafforza le nostre relazioni con il Marocco, anche per quanto riguarda le discussioni per un futuro accordo bilaterale di indicazioni geografiche». Insomma, l'Ue ha scelto: tra Marocco e Sahara occidentale si preferisce il Marocco. A scapito del popolo saharawi.
- vedi anche Dossier sul Sahara occidentale
1 Il governo degli Stati Uniti si è avvicinato sempre più alla posizione marocchina dell’autonomia, e non indipendenza, per il Sahara Occidentale. il Marocco, infatti, è considerato strategico nello scacchiere medio-orientale e nella lotta al terrorismo.
Thursday, 16 February 2012
Kosovo, i serbi del nord "bocciano" Pristina
Un referendum provocatorio non riconosce la sovranità della repubblica kosovara. L'Ue minimizza, ma il tema sarà nell'agenda del prossimo Consiglio.
di Emiliano Biaggio
I serbi del Kosovo dicono "no" al potere centrale di Pristina. Il 99,7% dei serbi del nord del Kosovo - la maggioranza della popolazione in questa parte del paese - ha infatti bocciato la sovranità del governo nazionale e alle strutture di potere di Pristine nel referendum tunuto martedì scorso a Kosovska Mitrovica, in un gesto letto da tutti come aperta provocazione alle autorità serbe, kosovare e comunitarie. Sia la Serbia che il Kosovo, infatti, hanno chiesto di accedere nell'Ue, ma i rapporti bilaterali restano il nodo da sciogliere perchè i due paesi della ex-Jugoslavia possano ingrossare un'Europa oggi a 27 ma a 28 nel 2013 con l'ingresso della Croazia.
Il quesito referendario era semplice: «Accettate le istituzioni della cosiddetta repubblica del Kosovo installata a Pristina?». I serbi del nord - centomila, quasi tutti al nord, su una popolazione complessiva di circa 2 milioni di persone - hanno di fatto sancito all'unanimità la frattura peraltro già esistente. Una brutta tegola per il Kosovo: il prosieguo del negoziato, il miglioramento della situazione nel paese e dei rapporti tra Belgrado e Pristina, sono infatti le condizioni poste da Bruxelles per la concessione alla Serbia dello status di paese candidato, tema che sarà dibattuto nel vertice europeo di inizio marzo.
La Commissione europea, pur esprimendo «preoccupazione» per la situazione, ostenta comunque ottimismo: «Un referendum non è la soluzione al problema», ha detto Maja Kocijancic, portavoce dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, Catherine Ashton. «La soluzione può esserci solo con il dialogo e la negoziazione». In tal senso, ha annunciato la portavoce di Ashton, «posso confermare che il prossimo round dei negoziati avverrà qui a Bruxelles la prossima settimana, martedì». Kocijancic ha quindi ricordato qual è la strada da seguire: «Occorre un dialogo per la cooperazione regionale e per dare attuazione a tutti gli accordi già raggiunti in passato». A Bruxelles si cerca dunque di minimizzare, anche se il capitolo Kosovo/Serbia resta è forse tra i più delicati dell'agenda politica d'Unione europea e d'Europa.
vedi anche:
- il Kosovo etnico
- questione del Kosovo
di Emiliano Biaggio
I serbi del Kosovo dicono "no" al potere centrale di Pristina. Il 99,7% dei serbi del nord del Kosovo - la maggioranza della popolazione in questa parte del paese - ha infatti bocciato la sovranità del governo nazionale e alle strutture di potere di Pristine nel referendum tunuto martedì scorso a Kosovska Mitrovica, in un gesto letto da tutti come aperta provocazione alle autorità serbe, kosovare e comunitarie. Sia la Serbia che il Kosovo, infatti, hanno chiesto di accedere nell'Ue, ma i rapporti bilaterali restano il nodo da sciogliere perchè i due paesi della ex-Jugoslavia possano ingrossare un'Europa oggi a 27 ma a 28 nel 2013 con l'ingresso della Croazia.
Il quesito referendario era semplice: «Accettate le istituzioni della cosiddetta repubblica del Kosovo installata a Pristina?». I serbi del nord - centomila, quasi tutti al nord, su una popolazione complessiva di circa 2 milioni di persone - hanno di fatto sancito all'unanimità la frattura peraltro già esistente. Una brutta tegola per il Kosovo: il prosieguo del negoziato, il miglioramento della situazione nel paese e dei rapporti tra Belgrado e Pristina, sono infatti le condizioni poste da Bruxelles per la concessione alla Serbia dello status di paese candidato, tema che sarà dibattuto nel vertice europeo di inizio marzo.
La Commissione europea, pur esprimendo «preoccupazione» per la situazione, ostenta comunque ottimismo: «Un referendum non è la soluzione al problema», ha detto Maja Kocijancic, portavoce dell'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'Unione europea, Catherine Ashton. «La soluzione può esserci solo con il dialogo e la negoziazione». In tal senso, ha annunciato la portavoce di Ashton, «posso confermare che il prossimo round dei negoziati avverrà qui a Bruxelles la prossima settimana, martedì». Kocijancic ha quindi ricordato qual è la strada da seguire: «Occorre un dialogo per la cooperazione regionale e per dare attuazione a tutti gli accordi già raggiunti in passato». A Bruxelles si cerca dunque di minimizzare, anche se il capitolo Kosovo/Serbia resta è forse tra i più delicati dell'agenda politica d'Unione europea e d'Europa.
vedi anche:
- il Kosovo etnico
- questione del Kosovo
bLOGBOOK
"E' strano"
"Cosa?"
"Tutto. Questo contesto, questo nostro incontro... Fa uno strano effetto incontrarci qui"
Petr è emozionato e imbarazzato. E' contento, certo. Ma anche nostalgico. E' passato più di un anno e mezzo da quando ci siamo visti l'ultima volta. E in tutto questo tempo ne sono cambiate di cose, nonostante sia un lasso temporale assai ristretto. Lui ha cambiato un'altra casa, aspetta il suo primo figlio, forse si sposerà. Si sta per prendere una seconda laurea, ha imparato un'altra lingua: sempre vulcanico, Petr. Quanto a me, io ho cambiato vita. E in questa nuova vita c'è spazio per un parte del mio passato, quello della vita parallela sospesa nel vuoto di tempo e spazio di un Erasmus ormai lontano. Persone conosciute per in giro per l'Europa che si ritrovano in giro per l'Europa. A pensarci bene non c'è nulla di strano, in questo. Semmai è vero il contrario: è normale.
"Siamo cambiati", mi dice Petr, un abito scuro addosso e una cravatta della stessa tonalità al collo.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Guarda me: fino a poco tempo non mi sarei mai vestito così. E guarda te: una volta non avresti mai neanche pensato di imparare il francese. C'è poco da fare: siamo cambiati".
"Siamo cresciuti".
"Da quanto ci conosciamo?"
"Da quando hai conosciuto Lucilla, la madre di vostro figlio. Petr, davvero non lo ricordi?"
"Era il 2005, vero?"
"Sì"
"Sono già passati sei anni. A volte mi chiedo com'è possibile. Voglio dire... Ero in Erasmus, studiavo, non avevo altro pensiero che gli esami e l'università... E adesso sto per diventare padre"
"La cosa ti spaventa?"
"No. Anzi, sono contento"
"Beh, è giusto che sia così. Alla vostra"
"Alla tua"
Beviamo birra in giro per birrerie, come ai vecchi tempi. Forse è per questo che Petr è più nostalgico del solito.
"Come mai questa nostalgia? Non ti ci trovi ad essere adulto?"
"No, non è questo. E' solo che... E' strano. E' un momento strano".
Il programma originale era di vederci per cena, ma sono talmente tante le cose da dire che la fame è improvvisamente scomparsa per entrambi e il nostro programma ha decisamente subito delle modifiche. Del resto com'era la regola? Ah, si. "One plan: no plans". Un programma: niente programmi. E vediamo come va.
"E a te come va?", domanda Petr.
Già, come va? Non va come vorrei. Non è andata come avrei voluto. Ma questa non è storia di oggi. E' sempre stato così, e anche per colpa mia.
"Adesso va decisamente meglio: come sai ho trovato un lavoro, ho iniziato a uscire con dell persone... Sì, inizia ad andar bene".
"Sei contento?"
"Sì"
Non mi ha chiesto se sono felice. Forse perchè sa che sarebbe stato inutile, o forse solo perchè non ne ha sentito il bisogno. Forse perchè non ne ha avuto il tempo. E' entrata Helena, una sua collega, lunghi capelli biondi scuro, sciarpa rossa e impermeabile color della notteo. Di passaggio anche lei, come tanti in questa città. Helena, dove ci siamo già visti? Da nessuna parte. Ma allora perchè questa sensazione di conoscerti già? Ecco perchè: somigli molto a Marzia. Marzia: non avrei mai creduto di poter pensare a lei, eppure Helena mi fatto tornare indietro nel tempo.
"Strano..."
"Cosa è strano?" mi chiede Petr.
"Niente. Ero assorto nei miei pensieri".
Fuori piove e fa freddo. I turni lavorativi sono finiti, e Schuman è ormai deserta. Anche il nostro pub è, in piccolo, lo specchio di questo grigio quartiere che domani sarà nuovamente brulicante di persone.
"Tornerai, Petr?"
"Si, la prossima settimana. E poi non so"
"Non importa. Sono sicuro che ci vedremo ancora"
"Lo penso anch'io. Un'altra birra?"
"Un'altra birra".
"Cosa?"
"Tutto. Questo contesto, questo nostro incontro... Fa uno strano effetto incontrarci qui"
Petr è emozionato e imbarazzato. E' contento, certo. Ma anche nostalgico. E' passato più di un anno e mezzo da quando ci siamo visti l'ultima volta. E in tutto questo tempo ne sono cambiate di cose, nonostante sia un lasso temporale assai ristretto. Lui ha cambiato un'altra casa, aspetta il suo primo figlio, forse si sposerà. Si sta per prendere una seconda laurea, ha imparato un'altra lingua: sempre vulcanico, Petr. Quanto a me, io ho cambiato vita. E in questa nuova vita c'è spazio per un parte del mio passato, quello della vita parallela sospesa nel vuoto di tempo e spazio di un Erasmus ormai lontano. Persone conosciute per in giro per l'Europa che si ritrovano in giro per l'Europa. A pensarci bene non c'è nulla di strano, in questo. Semmai è vero il contrario: è normale.
"Siamo cambiati", mi dice Petr, un abito scuro addosso e una cravatta della stessa tonalità al collo.
"Cosa te lo fa pensare?"
"Guarda me: fino a poco tempo non mi sarei mai vestito così. E guarda te: una volta non avresti mai neanche pensato di imparare il francese. C'è poco da fare: siamo cambiati".
"Siamo cresciuti".
"Da quanto ci conosciamo?"
"Da quando hai conosciuto Lucilla, la madre di vostro figlio. Petr, davvero non lo ricordi?"
"Era il 2005, vero?"
"Sì"
"Sono già passati sei anni. A volte mi chiedo com'è possibile. Voglio dire... Ero in Erasmus, studiavo, non avevo altro pensiero che gli esami e l'università... E adesso sto per diventare padre"
"La cosa ti spaventa?"
"No. Anzi, sono contento"
"Beh, è giusto che sia così. Alla vostra"
"Alla tua"
Beviamo birra in giro per birrerie, come ai vecchi tempi. Forse è per questo che Petr è più nostalgico del solito.
"Come mai questa nostalgia? Non ti ci trovi ad essere adulto?"
"No, non è questo. E' solo che... E' strano. E' un momento strano".
Il programma originale era di vederci per cena, ma sono talmente tante le cose da dire che la fame è improvvisamente scomparsa per entrambi e il nostro programma ha decisamente subito delle modifiche. Del resto com'era la regola? Ah, si. "One plan: no plans". Un programma: niente programmi. E vediamo come va.
"E a te come va?", domanda Petr.
Già, come va? Non va come vorrei. Non è andata come avrei voluto. Ma questa non è storia di oggi. E' sempre stato così, e anche per colpa mia.
"Adesso va decisamente meglio: come sai ho trovato un lavoro, ho iniziato a uscire con dell persone... Sì, inizia ad andar bene".
"Sei contento?"
"Sì"
Non mi ha chiesto se sono felice. Forse perchè sa che sarebbe stato inutile, o forse solo perchè non ne ha sentito il bisogno. Forse perchè non ne ha avuto il tempo. E' entrata Helena, una sua collega, lunghi capelli biondi scuro, sciarpa rossa e impermeabile color della notteo. Di passaggio anche lei, come tanti in questa città. Helena, dove ci siamo già visti? Da nessuna parte. Ma allora perchè questa sensazione di conoscerti già? Ecco perchè: somigli molto a Marzia. Marzia: non avrei mai creduto di poter pensare a lei, eppure Helena mi fatto tornare indietro nel tempo.
"Strano..."
"Cosa è strano?" mi chiede Petr.
"Niente. Ero assorto nei miei pensieri".
Fuori piove e fa freddo. I turni lavorativi sono finiti, e Schuman è ormai deserta. Anche il nostro pub è, in piccolo, lo specchio di questo grigio quartiere che domani sarà nuovamente brulicante di persone.
"Tornerai, Petr?"
"Si, la prossima settimana. E poi non so"
"Non importa. Sono sicuro che ci vedremo ancora"
"Lo penso anch'io. Un'altra birra?"
"Un'altra birra".
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