Wednesday, 31 July 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

Il torneo "tre case"

Giornalisti, fotografi e vignettisti. Il mondo del quidditch ha attirato su di sè tante personalità e tante firme da perderne il conto. Ma il Grifondoro ha saputo fare anche di più: è l'unica squadra a essere stata immortalata da un caricaturista. Quella che vedete a sinistra è infatti la riproduzione scherzosa di una formazione giallo-rossa tutta particolare: è la squadra che vinse il torneo "tre case", l'unica edizione della coppa delle quattro case a non essere disputata da tutte le case di Hogwards. Circa 82-83 anni fa Corovonero decise di non partecipare al campionato di Hogwarts, come dimostra la coccorda tricolore che orna le maglie del Grifondoro, vincitore del torneo (il verde indica Serpeverde, l'oro che sembra bianco ma che è oro indica la squadra del Grifondoro, il rosso è il colore di Tassorosso. Manca, per l'appunto, il nero di Corvonero). In basso, ai piedi del portiere e dei cacciatori, sta il simbolo dello squadra, il grifone dorato, anch'esso rivisto in chiave caricaturale e fregiato della particolare coccarda (chissà perchè il realizzatore ne ha messe due... Mistero.). Guardate bene la caricatura del personaggio coi baffi in basso a destra, il primo della prima fila: capello corti e rossi, irlandese. Ebbene sì, è un appartenente alla famiglia Wisley, anche se indirettamente: si chiamava Herbert O'Sharpak.

Tuesday, 30 July 2013

Egitto, c'è la mediazione dell'Ue

Ashton a Il Cairo incontra Morsi: «Sta bene». Invitate tutte le parti a collaborare. «Solo così può funzionare. Importante lavorarci».

Catherine Ashton
di Emiliano Biaggio

«Non sono qui per imporre, sono qui per aiutare». Catherine Ashton media. L'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue acquista prestigio nella difficile questione egiziana. Criticata più volte e da più parti in Europa per un ruolo – il suo – troppo spesso visto come privo di utilità e ricoperto con poca autorevolezza, la baronessa tesse oggi le reti diplomatiche per portare l'Egitto fuori dall'orlo di una nuova guerra civile. E' stata invitata lei a tornare in Egitto, ed è la prima autorità non egiziana a far visita al presidente deposto dal 3 luglio, giorno in cui i militari hanno scalzato dalla presidenza Mohammed Morsi, detenuto in una località segreta dove Ashton è stata condotta in elicottero. «Sta bene», dice per prima cosa Ashton. «Ha accesso ai mezzi di informazione, sa cosa sta succedendo. Con lui abbiamo parlato per circa due ore della situazione nel paese e degli scenari». Di più non si può dire. «Sono conversazioni riservate», dice Ashton in conferenza stampa. Quanto al luogo di detenzione di Morsi, la rappresentante dell'Ue ammette che «ho visto qual è ma non so dov'è», e anche se lo sapesse non lo direbbe. Perchè l'Egitto possa continuarsi a fidare del ruolo dell'Ue occorre agire con la massima cautela, evitando di forzare la mano.
«Sono qui per ascoltare tutti», sottolinea l'Alto rappresentante dell'Unione europea. «Sono qui come facilitatore per un processo di transizione democratica inclusivo, ma spetta agli egiziani raggiungere questo obiettivo». Ma la situazione non sarà semplice. Ashton nella sua visita ha incontrato il ministri degli Esteri, il capo delle forze armate, il vice-presidente provvisorio, i Fratelli Musulmani. Questi ultimi avrebbero chiesto un impegno dell'Ue per il rilascio di Morsi, con Ashton che si limita a ribadire che serve «un processo di transizione che sia inclusivo, che eviti disordini e conflitti e tenga conto di tutte le parti in causa», Fratelli Musulmani compresi. «Può funzionare solo un percorso inclusivo», il messaggio ripetuto dalla baronessa a tutti i suoi interlocutori. Il compito di Ashton è tutt'altro che terminato. Al contrario, è appena cominciato. «Tornerò» in Egitto, annuncia. «La sfida è impegnativa, ma è importante lavorarci».

Sunday, 28 July 2013

FACT SHEET/ Cisgiordania, confini e aree di controllo


Israele punisce l'Ue: congelati i contatti in Cisgiordania

Bruxelles decide di non dare più aiuti ai territori occupati (le colonie), Tel-Aviv non rinnoverà i documenti ai rappresentanti dell'Unione europea presente nella zona C.

di Emiliano Biaggio

Israele è Israele, punto e basta. Chi accetta è ben accetto, che critica è nemico e addirittura anti-semita. Israele non si discute. Israele non discute. Allo Stato ebraico tutto è concesso, tutto è riconosciuto. Israele non ha mai colpe, ha solo diritti. Anche quello di imporre la propria legge, le proprie colonie, i propri raid. Israele, atto ultimo. La Commissione europea decide di vietare finanziamenti a progetti attivi nei territori occupati della Palestina, Israele interrompe i contatti con l'Ue e una parte dei terrotori palestinesi. In una sola mossa, una sapiente lezione di democrazia: il mancato riconoscimento dell'uguagliaza, del diritto alla vita, dell'esistenza dell'altro, erano i presupposti di quell'operazione che volle il reich nazista avviare l'operazione di sterminio. Il concetto di fondo era lo stesso: non si parla, si elimina il problema. Lo stato ebraico agisce allo stesso modo: non si discute, si agisce. Ora ci diranno che siamo anti-semiti, che abbiamo osato paragonare i boia di oggi ai boia di allora. Che lo facciano pure. Ma continueranno a non capire che a generare sentimenti anti-israeliani saranno gli israeliani stessi. Un popolo che semina odio contro il suo stesso popolo. Il ministro della Difesa israeliano, Moshe Yaalon, ha dato ordine al dipartimento che gestisce gli affari civili con i palestinesi di congelare i contatti con i rappresentanti dell’Ue nella zona C della Cisgiordania, che è sotto il controllo totale di Israele. Secondo i media israeliani, lo stato ebraico avrebbe anche deciso di non rinnovare i documenti del personale Ue diretto nei territori palestinesi. I diplomatici Ue avranno quindi difficoltà ad entrare o lasciare la Striscia di Gaza. La misura non si applica ai diplomatici dei singoli paesi membri ma solo quelli del corpo diplomatico europeo. «È inaccettabile che l’Ue si comporti così come ha fatto». Perchè, il comportamento israeliano è difendibile? Esiste solo la verità di Israele, e chi la contesta deve essere punito. C'è solo una razza, quella ariana. Il resto non conta: questo era il passato, che tutti conosciamo. Israele non si discute, il resto sì: questo è il presente, un presente storico visto che si trascina da sessant'anni e più. Un altro paragone con i nazisti. Ce ne scusiamo, ma non è colpa nostra se spuntano le analogie. E' colpa di chi le ha generate.

Thursday, 25 July 2013

25 luglio 1943: 70 anni fa cadeva il fascismo

A sbarco americano già effettuato in Sicilia, settanta anni or sono la riunione del Gran Consiglio del fascismo, il 24 luglio del 1943, metteva fine, per implosione del regime, alla dittatura di Mussolini che aveva preso le mosse a partire dal 31 ottobre 1922. Ventuno anni in cui il dominio dello Stato aveva assunto via via i caratteri più efferati, sino alle leggi razziali e che avrebbero trovato tragica conclusione con l'avventura del governo di Salò. Settanta anni fa il voto di un organismo del partito-Stato su un documento presentato da Dino Grandi restituiva al sovrano Vittorio Emanuele III il comando delle Forze Armate che il re aveva ceduto, in spregio allo stesso Statuto albertino, all'autoproclamatosi Duce degli italiani. Si apriva quel drammatico periodo che avrebbe portato all'incarico di guidare il governo al generale Pietro Badoglio e 45 giorni dopo all'armistizio dell'8 settembre. Gli italiani avrebbero appreso solo due giorni dopo del voto e dell'arresto di Mussolini da parte della monarchia, avvenuto il 25 luglio. L'occupazione dell'Italia da parte delle truppe tedesche, alle quali si unirono le forze fasciste repubblichine avrebbe trovato conclusione solo quasi due anni dopo, il 25 aprile 1945, con l'emblematica liberazione di Milano da parte delle forze partigiane. La sala del Pappagallo a palazzo Venezia, a Roma, dal balcone del quale Mussolini usava arringare le folle, sarebbe stata testimone di un evento che certificava la bancarotta delle aspirazioni dell'avventura fascista nata con la pretesa di rappresentare le migliori energie della nazione e consumatasi sulla strada di misure liberticide, di insensate guerre coloniali, di smanie di potenza non sorrette da fatti, sino all'ingresso nell'immane crogiuolo della Seconda guerra mondiale in alleanza con i peggiori governi autoritari, a partire da quello di Hitler. La ricostruzione materiale e morale del Paese, il suo percorso verso la democrazia e la libertà, sarebbero avvenuti, a partire dall'archiviazione del regime, a caro prezzo per la popolazione italiana, già vessata da anni di sacrifici e di guerra. Un prezzo ancora maggiore avrebbero pagato i combattenti italiani inviati sui fronti più disparati in omaggio alla politica di cartone del duce. Il crollo del regime si accompagnava all'avvio di una dura lotta che avrebbe diviso il Paese e lasciato solchi profondi colmati solo negli ultimi anni con il pieno e condiviso riconoscimento della scelta repubblicana operata dal referendum del 2 giugno 1946.

fonte: asca

Wednesday, 24 July 2013

bLOGBOOK

Di giorno non si respira, di notte si è costretti a dormire con le finestre aperte. Si cammina per le strade e i vestiti restano attaccati al corpo. Si suda. Incredibile, se si pensa a Bruxelles. L'estate, chissà come, esiste anche a queste latitudini. Si indossano vestiti mai usati con così tanta frequenza, si calzano scarpe generalmente mai viste ai piedi delle persone che popolano questa città. L'odore di creme solari è forse più persistente dell'inconfondibile scia di fritto, e il rossore dei visi e dei corpi colora inaspettamente un luogo e un popolo abituati a ben altre atmosfere. La grigia cortina che sovrasta la città è oggi un cielo azzuro limpido, e l'argomento di conversazione sono le temperature che non ti aspetti, che solitamente si desiderano almeno finchè non ci si deve fare i conti. Visto così il Belgio è un paese normalmente mediterraneo, se non fosse che si specchia sul mar del Nord. La vita è un interminabile pic-nic, un continuo adagiarsi sui manti erbosi dei parchi, incredibilmente ingialliti dal sole e a tratti secchi per un clima torrido che poco ha a che fare con il regno da pochi giorni consegnato al nuovo sovrano. Si scopre la piacevolezza di una città per resa dal tempo per troppo tempo inospitale, e non si capisce più se le esperienze passate furono la regola o l'eccezione. Il mare è la meta di tutti, per un esodo pendolare di fine settimana che si ripete con regolare cadenza da troppi week-end per poterli contare. Suona strano a scrivere, suona inverosimile a dovero raccontare, risulta incredibilmente meraviglioso a viverlo. Per quanti estate è sinonimo di sole e caldo, quella che riscalda Bruxelles non è che la prima estate che precede le meritate vacanze, una prova generale per il riposo extra-urbano già sopraggiunto per molti ma ancora atteso da tanti altri. Come d'incanto, all'improvviso, si percepisce una città come una delle più belle dove trascorrere la propria esistenza. Se fosse sempre così, argomenterà certamente qualcuno. Già. E allora non svegliamoci, e continuiamo a vivere, finchè si può, questo sogno di mezza estate.

Tuesday, 23 July 2013

Quando il re lascia il successore va da Ikea



In Belgio il re abdica, e Ikea ne approfitta per realizzare una mega-pubblicità. Anche i re traslocano, e anche i re, quando cambiano palazzo, hanno bisogno di arredarlo. Questo il messaggio originale che il colosso svedese di arredamento a basso costo ha voluto lanciare con una pubblicità “d’occasione” concepita per l’abdicazione di Alberto II del Belgio a favore del figlio Filippo. Un’immagine semplice, di grande impatto e incredibile semplicità, quella iniziata a circolare negli ultimi giorni. Una grande foto della facciata principale del palazzo reale di Bruxelles, con un camion giallo dell’azienda parcheggiato davanti, spostato sulla destra di chi guarda. E poi la scritta a centro pagina “A non tutti piace tenere i mobili dei propri genitori”, con in alto, scritto a caratteri più piccoli, “21 luglio 2013, intronizzazione”. Insomma, anche i reali devono riempire le proprie stanze.

Monday, 22 July 2013

L'Unione europea fa bene alla Gran Bretagna

In vista del referendum sul dentro o fuori dall'Ue promesso dal premier Cameron il governo realizza un dossier sui costi-benefici dell'appartenenza ai ventisette. Il Regno Unito - questo il responso - fa male ad uscire.

di Emiliano Biaggio

Fare parte dell'Unione europea per la Gran Bretagna è un bene, e uscirne avrebbe più aspetti negativi che positivi. A dirlo è il governo di Londra, guidato dal conservatore David Cameron (e dal liberale Nick Clegg un po' sparito dalle scene) che proprio sull'Unione europea ha promesso ai sudditi di Sua maestà un referendum per lasciare decidere ai britannici del proprio destino. Una scelta dettata da ragioni interne al partito dei Tories, all'interno del quale si ingrossa sempre più l'ala euroscettica timorosa di dover concedere sovranità ad un paese storicamente e tradizionalmente portata a imporla. E' vero che il rapporto prodotto dal governo britannico - che servirà da base per indire il referendum - evidenzia la necessità per il paese dell'oltre Manica di «mantenere il controllo sulle politiche fiscali nazionali», ma lo stesso studio - definito a Downing Street come «la più ampia analisi dell’impatto dell’adesione all’Unione europea mai intrapresa» - mette in luce che a fronte di qualche "contro" ci sono molti più "pro" nel far parte dell'Ue. La differenza tra costi e benefici, tra economia e politica, è un beneficio complessivo per il Regno Unito? «Non è possibile dare una risposta semplice, inequivocabile e universalmente accettata», si riconosce nel dossier. Ciò premesso, «la maggior parte degli osservatori, e in effetti la maggior parte delle evidenze ricevute per questa relazione, risponde positivamente». Insomma, il Regno Unito con l'Unione europea ci guadagna, non ci rimette. I benefici dell'appartenenza alla grande famiglia europea sono «sensibilmente maggiori che se non ci fosse stata». Non saranno contenti i colleghi di partito di Cameron, desiderosi di troncare ogni rapporto col vecchio continente e ridare centralità al proprio paese nel palcoscenico internazionale. Ma in vista del possibile referendum (i conservatori hanno promesso di indirlo entro il 2017 se dovessero vincere le elezioni del 2015) l'elettorato britannico riceve un avvertimento chiaro.


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Saturday, 20 July 2013

Il pessimo esempio di Schaeuble per l'Europa

La Grecia annuncia oltre ventimila licenziamenti nel settore pubblico e il ministro delle Finanze tedesco si compiace per i progressi fatti da Atene. Dalla Germania una colpevole mancanza di rispetto.

Wolfgang Schaeuble
l'e-dittoreale

Ci hanno insegnato che gioire delle disgrazie degli altri non sta bene, perchè non è carino. E' un fatto di buona educazione, una questione di rispetto. Ma questo forse l'hanno insegnato solo in alcune parti d'Europa, e viene da pensare che uguale insegnamento non è stato impartito a tutte le famiglie tedesche, se un ministro del governo federale si permette di lodare gli sforzi di un paese - la Grecia - che per ottenere gli aiuti necessari per far fronte alle difficile situazione economica ha votato per il licenziamento di ben 25.000 persone. Il Parlamento ellenico ha approvato il “polynomoskedio” imposto dalla Troika (composta da Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale), il disegno di legge per snellire l'apparato pubblico - e quindi ridurre il costo del funzionamento dello Stato - che prevede il taglio di 25.000 dipendenti pubblici. L’intervento è praticamento obbligato, dato che la riduzione della spesa pubblica rientra nell’ambito delle misure richieste dai creditori internazionali ed è propedeutico allo sblocco di una nuova tranche di prestito: approvato con di 153 voti su un totale 300 deputati (il minimo richiesto era di 151), il testo dimostra come la metà delle istutuzioni elleniche sia contrario alla cura imposta dalla comunità internazionale. L'Unione europea sta ripetendo ormai da mesi il ritornello del "più crescita e più occupazione", ma in Grecia propone ben altra musica. Merito - o forse colpa, ad altri il compito di stabilirlo - della linea del rigore imposto dai creditori internazionali più inflessibili, in particolare la Germania, paese capofila del rigore. Sorprende fino a un certo punto, quindi, che il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble, abbia lodato i «grossi passi avanti» compiuti dall'esecutivo ellenico dicendosi «colpito» dal miglioramento dei conti. Le parole di Schaeuble sono coerenti con il sentire del governo tedesco, ma per nulla diplomatiche e ancor meno consone per chi dovrebbe fare i conti con la realpolitik: non si può battere le mani a chi genera un'ondata di disoccupazione di una dimesione come quella appena decretata ad Atene. E' una questione di rispetto. Da Schaeuble arriva un pessimo insegnamento, un pessima lezione di stile. Avrebbe potuto dire che fa male vedere tanta gente perdere il proprio lavoro ma che presto le cose andranno a posto. Invece non l'ha detto. Nel corso della sua visita nella capitale greca il giorno dopo il voto del “polynomoskedio” avrebbe invece garantito un aiuto di 100 milioni di euro per finanziare un programma di sostegno alle piccole e medie imprese. Il classico zuccherino per addolcire la pillola. Davvero una bella eredità da lasciare alle future generazioni greche.

Wednesday, 17 July 2013

"Europa Film Treasures" disappearance cost the EU more than 1 million Euro

Between 2007 and 2011 they paid 250,000 Euro a year on average. Vassiliou’s spokesperson: "We support the go ahead of the projects. To permanently finance the private sector is not our job"

by Renato Giannetti (eunews)

The closure of Europa Film Treasures cost the European Union more than 1 million Euro. That’s how much the financing for the restoration project of old films to create a huge multimedia platform, where they view almost 200 films preserved in 30 archives from all over Europe. The portal, closed for technical and above all financial problems, is likely to be a resounding wasted investment for the EU Commission. Brussels, through the “Media” program, has disbursed money from 2007 to 2011 for a total of 1,239,000 Euro. “Practically we secured ¼ of a million a year,” explains Dennis Abbott, spokesperson for Androulla Vassiliou, European Commissioner for Culture to eunews.it.
After allegations from our website, Vassiliou’s staff started to reconstruct the story and piece together what happened. The project Europa Film Treasures dates back to 2007: Lobster Films, a Parisian company, specialized in restoring heritage films in collaboration with some of the most prestigious European film institutes helped in the recovery, restoration, digitization of films produced between 1890 and 1970. Taking a look at records and documents, it emerged that “the European Commission covered 50% of the project’s costs,” Vassiliou’s spokesperson observed. Thus, €276,000 arrived from Brussels in 2007, just as much in 2008, €287,000 Euro in 2009, another €250,000 Euro in 2010 and €150,000 Euro in 2011. Europa Film Treasures could have received financial assistance from the EU again for 2012 and 2013 but “Lobster Film did not make a request,” advises Abbott.

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“Europa Film Treasures” website disappears. It was financed also by the EU

The project initiative to rediscover and value European cinema received funds from the Media program. A precious collection of 194 completely restored films dating from 1890 to 1970. The Commission didn’t know what happened: “We will find out” they told eunews.it

by Renato Giannetti (eunews)

 It’s called Europa Film Treasures and it’s a portal to being able to see all short and medium length films from the time of the first movie, when Hollywood didn’t exist yet. A chest full of mysterious and fascinating treasures with films produced from the late 1800’s until the 70’s of the 20th century: a precious collection of 194 films, completely restored, a jewel for enthusiasts, cinema aficionados, the curious. A treasure lost however. The website no longer exists in fact. From one day to the next it disappeared and with it all its precious contents. Nobody can explain it but the artistic patrimony made available also thanks to European funds is no longer available. Thanks to the EU program “Media” it is possible to watch films and documentaries from the beginning of the century, some restored and colored by hand, on the website Europa Film Treasures, or better yet it was. Among others there was an American Western by John Ford from 1917, a documentary on Barcelona in 1908 view from a tram, and a rare film on the last czar of Russia, Nicola II, during a visit to Denmark in 1901. And this is only a few of the films it was possible to view on the website.

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Tuesday, 16 July 2013

Breviario


«Quando vedo le immagini della Kyenge non posso non pensare, anche se non dico che lo sia, alle sembianze di orango».
Roberto Calderoli, senatore della Lega nord, alla festa della Lega a Treviglio (14 luglio 2013).

Quando si sente parlare Calderoli non si può non pensare, anche se non diciamo che lo sia, a un coglione.

Monday, 15 July 2013

The great dictator (1940)

The english version of the movie. Both english and spanish subtitles available.

Lego il film

Hanno fatto giocare, immaginare, creare, divertire e appassionare milioni di bambini in tutto il mondo, creando un vero e proprio sconfinato universo parallelo, un universo fatto di mattoncini e costruzioni. Sono i pupazzetti Lego, conosciuti in tutte le loro forme e versioni: dalla serie dei pirati a quella delle astronavi, passando per quella dei cavalieri medievali e la saga di Robin Hood, fino alle serie tematiche più recenti di Guerre stellari ed Harry Potter, gli uomini gialli hanno accompagnato la fantasia dei più piccoli. Oggi il sogno comune di un'infanzia si avvera: quegli stessi personaggi prendono vita propria per dare vita a un film sul grande schermo. Una trovata della società per rilanciare un prodotto ormai schiacciato dall'avvento delle console e dei videogiochi, per un prodotto che è già atteso. Attendendo il film, ecco il trailer.

Sunday, 14 July 2013

Bruxelles, Les Étangs d’Ixelles

Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. Ogni settimana, quindi, comparirà una banda fotografica diversa con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

7. Gli stagni di Ixelles

Gli attuali Stagni di Ixelles (in francese "Étangs d’Ixelles", in olandese "Vijvers van Elsene") sono le vestigia di quattro stagni naturali, situati a Ixelles, comune della Regione di Bruxelles-Capitale del Belgio. Nel territorio di Ixelles si avevano in origine quattro stagni formati dal corso del Maelbeek, ruscello sulle che scorreva a sud di Bruxelles negli attuali comuni di Ixelles ed Etterbek e sulle cui rive prosperavano mulini e botteghe. Successivamente, le piene lo trasformarono in un torrente pericoloso e fu così che si decise di canalizzarlo in un acquedotto. Dei quattro stagni originari ne rimangono due: gli stagni Pennebroeck e Ghévaert furono riuniti per formare lo stagno superiore; il Grande stagno è l'attuale stagno inferiore: prosciugato parzialemente nel 1860, bagnava l'area occupata oggi dalla Place Flagey, centro di vita con i suoi locali, il particolare con il celebre e sempre pieno Caffè Belga; il vecchio stagno Paddevijver, completamente prosciugato, è stato sostituito dalla spianata della Cambre. Tra i due stagni che oggi Ixelles può vantare, si trova il monumento degli "Ixellois" (gli abitanti di Ixelles), morti in battaglia. Fino alla metà del XVII secolo, gli stagni servirono da vivaio, lavotoio, riserva d'acqua potabile e di ghiaccio in inverno. La zona divenne area protetta nel 1976.
   La nuova pianta generale del quartiere degli Stagni fu concepita dall'architetto e urbanista Victor Besme (1834-1904) e comportò modifiche e numerosi espropri che cancellarono rapidamente il ricordo del vecchio villaggio campestre. La borghesia dell'epoca fece costruire nei dintorni degli stagni e nelle nuove vie adiacenti numerose case signorili di stile eclettico, art nouveau e art Déco che costituiscono oggi un importante patrimonio. Gli stagni di Ixelles offrono infatti un ambiente architetturale e artistico unico: situati tra le avenues Général-de-Gaulle e des Éperons-d'Or, prolungano i giardini dell'abbazia de la Cambre, oggi trasformata in una prestigiosa scuola di arti visive. Alla punta del primo stagno, le facciate neo-classiche con i loro frontoni triangolari segnano una transizione originale tra la chaussée d'Ixelles e la zona residenziale degli stagni. Sul lato degli stagni, l'ambiente cambia : le case degli anni 1870-1880, di stile eclettico di mattoni appariscenti rossi, si iscrivono nell'insieme voluto da Victor Besme. Ci sono anche case nello stile neo-rinascimento fiammingo, stile liberty e deco', il cui rappresentante più famoso è l'edificio dell'Istituto nazionale di radiodiffusione situato piazza Flagey. Se avete voglia di passare una giornata in pieno relax e godervi una zone tranquilla, questo posto è una meta ideale.

ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place | 6 Il municipio |

Saturday, 13 July 2013

AS Grifondoro, maggica giallo-rossa

2013/14 uniforms coming soon. From a muggles idea

Gryffindor launch new game uniforms. The match kit is still to be finished, and for this reason the society decided to show new uniforms through the sketches, so the project for what they have in mind for the next season. For the first time since Quidditch has been invented the most popular team in Hogwarts will wear a half yellow and half red shirt. This innovative sweater break with the traditions, opening a new chapter in Gryffindor uniform, which have been used to be red with yellow edges. At Hogwarts it wasn't ignored the fact that the new sweater recalls that one used by AS Roma muggles football team, even if AS Roma shirt has the inverse colour disposition compared to what Potter & Co. will wear next season. Muggles stuff in Hogwarts! That's because AS Roma and Gryffindor share colours, and both teams are magic. Gryffindor is so because composed by wizards and witches, AS Roma because is magic and that's it, as muggles say. In any case there's no doubt next Gryffindor sweater will be a special and an historic one. The so called "half Gryffindor" in style uniforms will be used only next season. 

Friday, 12 July 2013

FACT SHEET / European Councils


(click to enlarge)

Breviario

«L'integrazione è un fatto culturale. L'integrazione deve nascere sui banchi di scuola».
Cécile Kyenge, ministro per l'Integrazione, intervenendo in commissione Libertà civili del Parlamento europeo (Bruxelles, 10 luglio 2013)

Marchionne: «Di soli diritti moriremo»

Replica della Fiom: «si muore quando non ci sono».

di Emiliano Biaggio

Di diritti si muore. Parola di Sergio Marchionne, l'amministratore delegato della Fiat. Il concetto è stato espresso ai lavoratori impiegati nello stabilimento Sevet di Atessa (Chieti), dove il numero uno del gruppo ha portato la propria persona con il proprio pensiero. Un pensiero coerente con quanto già ampiamente detto e soprattutto fatto negli ultimi anni: basta guardare il piano Fiat per Pomigliano per capire quale sia la concezione di Marchionne del rapporto datore di lavoro-impiegato: una visione che va oltre il padre-padrone, riportando al modello del padrone più classico e più fine ottocentesco. Con la sola differenza che oggi è un altro secolo. Una differenza non di poco. Lo sa anche Marchionne. «Oggi viviamo in un’epoca in cui si parla sempre e solo di diritti», lamenta. «Il diritto al posto fisso, al salario garantito, al lavoro sotto casa, il diritto a urlare e a sfilare, il diritto a pretendere. Lasciatemi dire che i diritti sono sacrosanti e vanno tutelati. Se però continuiamo a vivere di soli diritti, di diritti moriremo». Marchionne non è uno sprovveduto nè un ingenuo: si chieda allora perchè - come ammesso da lui stesso - tanta gente parli sempre di diritti. Probabilmente perchè ci sono persone come lui che lavorano per cancellarli. La risposta la offre Maurizio Rinaldini, ed è di quelle chiare. «Si muore quando i diritti non ci sono», ricorda il segretario generale della Fiom. «Basti pensare alle morti sul lavoro». Non c'è altro da aggiungere. O sì. Marchionne ad Atessa ha annunciato un investimento da 700 milioni di euro, per poi mettere in chiaro che i diritti sono letali. La dialettica Fiat ormai è questa: vi dò i soldi quindi non chiedete nulla. Il rispetto, signor Marchionne, prima ancora che un diritto è una questione di educazione.

Tuesday, 9 July 2013

FACT SHEET / Quanto pagano i creditori greci


La Grecia e le potenze vincitrici

Si garantisce aiuto ma a strette condizioni. L'ultimo capitolo della tragedia greca.

di Emiliano Biaggio

La Grecia riceve gli aiuti economici di cui ha bisogno, ma solo a rate e per di più a condizione che faccia quello che è ritenuto necessario per la concessione dei prestiti. La vicenda greca mette in mostra la classica delle situazioni, quella del creditore che impone le condizioni al debitore. Al termine dell'ultima riunione dei ministri dell'Economia e delle Finanze dei paesi della zona Euro, il presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem ha annunciato che la Grecia riceverà a luglio 2,5 miliardi di euro – due dei quali dalle banche centrali dei paesi dell'Eurozona e mezzo miliardi dal Fondo monetario internazionale – a patto però che il paese ellenico «metta in opera le azioni programmate entro il 19 luglio». E se Atene compirà le riforme fiscali e della pubblica amministrazione, e se procederà alla privatizzazione del mercato dei beni e servizi, a ottobre riceverà altro mezzo miliardo dal fondo monetario internazionale. Se farà la brava, insomma, sarà aiutata. Se con Cipro si è assistito a un goffo quanto sciagurato tentativo di trovare una soluzione che poi si è rivelata peggiore del problema, guardando il caso greco si ha invece l'impressione che ci siano potenze vincitrici che impongono condizioni allo sconfitto. Garantire aiuti così vuol dire umiliare un paese, con tutto quello che può derivarne. Alimentare il sospetto, sempre crescente, che si stia imponendo un prezzo troppo alto e un costo troppo salato non giova all'Europa. Il sentimento anti-europeista è in crescita ovunque, e in Grecia l'Ue ormai è vista come un nemico, un insieme di persone che stanno affamando un paese già messo a dura prova dalla crisi senza fine. Considerando che il prossimo anno si vota per il rinnovo del Parlamento europeo davvero non giova. Le potenze vincitrici, soprattutto in Europa, dovrebbero ricordare che condizioni troppo umilianti per gli sconfitti possono innescare dinamiche esplosive. C'è almeno un precedente storico di pericolosa entità, sarebbe bene tenerlo a mente.

Saturday, 6 July 2013

bLOGBOOK

Il mare di Knokke

Il sole sulla pelle, la sabbia calda sotto i piedi, l'odore della salsedine sono più le prove generali per le vacanze che verranno che la voglia di riscoprire sensazioni lontane. Non che una giornata di mare non sia più che un valido motivo di spendere il proprio tempo libero, ma a Knokke si va per godersi l'estate, che per chi lavora è solo sinonimo di meritato riposo. Quello di un giorno è solo un momento di relax, che è forse la stessa cosa, anche se non proprio identica dal punto di vista temporale. Le case basse, ordinate, pulite, i locali con tavoli all'aperto e verande, i negozi che vendono prodotti da mare, mostrano la natura balneare di questa cittadina belga dall'atmosfera molto olandese. Nei giorni di sole e di estate vera, ogni ora il treno lascia in stazione centinaia e centinaia di persone: Knokke è uno dei centri turistici più importanti della costa belga e attrazione per buona parte della popolazione locale. Le condizioni sono le migliori per abbandonarsi sulla sabbia: venticinque gradi, cielo limpido, e lieve brezza a mitigare l'effetto del sole. Ma le condizioni sono anche le migliori per i tipici arrossamenti da mare, e cadere nel sonno può essere - ed inevitabilmente finisce con esserlo - un errore. Poco male. Al risveglio basta rivestirsi e concedersi passeggiate per il lungomare della città, davvero unico, o birre rinfrescanti in uno dei mille punti di ristoro che costellano la parte di città a ridosso del mare. Le cabine disseminate ordinatamente su tutto il litorale sono tante case di villeggiatura ormeggiate sulla riva delle acque in odor di oceano, e per i pochi giorni in cui la stagione deciderà di fermarsi per tutti sarà vita in costume. Sulle increspature dell'acqua corrono e si rincorrono wind-surfers scatenati, mentre nel cielo è un continuo scintillare di aquiloni di ogni forma e colore.
  Stabilimenti e abitazioni, ristoranti e cabine. Ma Knokke è anche natura incontaminata e selvaggia, dune e silenzio. E le ore del pomeriggio inoltrato sono quelle che donano quelle colorazioni tipiche che solo l'arrivo del crepuscolo sa attribuire alle cose. E col passare del tempo, con le famiglie che svuotano la battigia, lo spazio diventa più intimo, più raccolto, a tratti più malinconico, ma assai più affascinante. Come un naufrago abbandonato su delle coste sconosciute e misteriose, allora ci si perde in sè stessi...

Friday, 5 July 2013

Bruxelles, l'Hôtel de ville

Da più di un anno Emiliano Biaggio ha spostato la propria sede operativa in Belgio. E' stato deciso di dedicare delle testate tematiche per offrire una panoramica della città che ospita le istituzioni comunitarie. Ogni settimana, quindi, comparirà una banda fotografica diversa con immagini di Bruxelles. Ogni volta che ci sarà una nuova testata fotografica si proporrà l'immagine originale con la spiegazione, per quella che si prepone di essere una piccola guida di Bruxelles.

6. Il municipio

Il municipio di Bruxelles (in francese: Hôtel de Ville; in fiammingo: Stadhuis) è l'edificio più caratteristico della Grand place. Costruito tra il 1402 e il 1455, è stato più volte ricostruito, e il risultato attuale è il frutto del lavoro di più architetti, che hanno contribuito alla particolare struttura finale costituita da diversi stili archittetonici. Originariamente costruito sua una pianta a "L", il municipio venne poi dotato di due ulteriori ali che hanno chiuso l'edificio, dotato di corte centrale. Sorprende la facciata asimettrica, con il portone principale affiancato da facciate di diversa lunghezza, come testimoniano i diversi numeri di archi che formano il portico: dieci sulla sinistra, appena sei sulla destra. Il campanile (o "Beffroi") che sovrasta l'entrata principale, affacciata direttamente sulla piazza, costituisce uno dei capolavori assoluti del gotico brabantino. Eretto tra il 1449 e il 1454 da Jan van Ruysbroeck, architetto di corte di Filippo il Buono, ha sostituito la torre originale, più piccola. Alto 96 metri, il Beffroi è una torre quadrata coronata da una svettante guglia ottagonale traforata circondata da quattro torrette angolari. Questa particolare conformazione, unita allo slancio nello spazio, gli sono valsi l'appellattivo di "torre inimitabile", e ancora oggi è considerata tra le più belle torri civiche del mondo. Posta all'apice della guglie si trova la statua in rame dorato dell'altezza di 5 cinque di San Michele Arcangelo, il santo patrono della città di Bruxelles, che combatte il diavolo. La statua venne realizzata nel 1454 di Marten van Rode. Tutta l'intera facciata del Municipio presenta una fastosa decorazione scultorea di pinnacoli, baldacchini e statue. Ma l'insieme è strutturato in modo diverso: sul lato occidentale, più corto, si aprone finestre più slanciate, con terminazione a guglia e decorazioni floreali: il lato orientale, più lungo, si aprono finestre di forma rettangolare, a eccezione di quelle dell'ultimo piano. Analogamente, sul lato occidentale statue adornano la facciata intervallando le finestre, mentre sul lato orientale lunghe file di statue separano un piano dall'altro.
   Con il pesantissimo Bombardamento di Bruxelles del 1695 da parte delle truppe francesi del maresciallo de Villeroy e l'incendio che ne seguì, il Municipio subì gravissimi danni, perdendo tutti gli interni, gli archivi e le collezioni d'arte ivi contenuti. Solo la facciata e la torre si salvarono. Vennero immediatamente ricostruite le parti perse e furono anche aggiunte due ali posteriori a chiudere la struttura, completata da Corneille van Nerven nel 1712. Il Palazzo comunale, oltre che alle autorità municipali, ospitò anche le assemblee degli Staten van Brabant (Stati del Brabante), sorta di Stati generali. In seguito all'annessione del Brabante e delle Diciassette province dei Paesi Bassi, al Ducato di Borgogna, nel Municipio di Bruxelles si tenerono anche gli Stati Generali dei Paesi Bassi, riunitisi fino al 1795. Dal 1830, durante la Rivoluzione belga, un governo provvisorio si riuniva in questo luogo. Oggi è sede del comune, e l'acceso al pubblico per visite e risalite della torre è consentito solo in singoli casi come ad esempio matrimoni.

ABBIAMO GIA' SCRITTO NELLA SEZIONE "BRUXELLES":
1 Palazzo reale | 2 Atomium | 3 Mont-des-arts | 4 Il parco del Cinquantenario | 5 La Grand place |

Breviario

«Non credo sia importante porsi domande teoretiche su colpo di stato si, colpo di stato no. Ciò che conta adesso è trovare una soluzione».
Anders Fogh Rasmussen, segretario generale della Nato, a proposito della deposizione del presidente egiziano Mohamed Morsi da parte dell'esercito (Bruxelles, 4 luglio 2013).

Thursday, 4 July 2013

La credibilità degli Stati Uniti

L'alleato storico dell'Europa democratica controlla gli amici con cimici e spie dall'Agenzia per la sicurezza nazionale. E la fiducia ne risente.

Edward Snowden
l'e-dittoreale

Gli Stati Uniti spierebbero gli alleati, con la Nsa (National security agency, l'agenzia per la sicurezza nazionale) che avrebbe messo in piedi una rete di controllo di telefoni e sistemi informatici dei paesi europei. Del caso "datagate", come è stato ribattezzato, si parla ormai da giorni e giorni. Si contesta la presunta attività illecita di Washington con la complicità di alcuni governi europei - Italia compresa - per avere accesso a informazioni sensibili. La questione politica è montata e potrebbe montare ancora di più, l'asse diplomatica sembrerebbe essersi incrinata. L'Unione europea anche in questa occasione si mostra divisa, con il Parlamento che chiede spiegazioni e minaccia contromisure (così ha dichiarato Martin Schulz nei giorni scorsi) e la Commissione che se da una parte pretende - a parole - chiarimenti, dall'altra - nei fatti - non pensa a sospendere i negoziati per gli accordi di libero scambio in corso con le autorità statunitensi. La Nato fa finta di niente («non la ritengo una questione che riguarda la Nato», dice il segretario dell'Alleanza atlantica, Anders Fogh Rasmussen) e lascia ai contendenti lo spinoso caso con l'annessa soluzione. La questione solleva non pochi imbarazzi, a Washington come nelle capitali europee, e non potrebbe essere diversamente. Ciò che colpisce è il dominio pubblico di certe rivelazioni, ed è chiaro che a preoccupare è la reazione dell'opinione pubblica. Ma di veramente nuovo c'è davvero poco: quanto venuto alla luce non è che un "residuato bellico", un accordo risalente alla fine della seconda guerra mondiale in base al quale ogni paese è classificato dagli Stati Uniti secondo il livello di presunta fiducia ed è obbligato a passare alla Nsa dati se richiesto, incluse conversazioni telefoniche e informazioni Internet (anche se, va detto, l'accordo in questione risalendo al secondo dopo guerra è dell'era che precede l'avvento di Internet). Oggi il clamore da una parte è rappresentato dalla talpa che ha violato il segreto di Stato - l'ingegnere informatico ed ex dipendente della Cia, Edward Snowden - e dalla difficoltà che l'Europa ha a dover ammettere di non essere nè libera nè autonoma. Martin Schulz ha sollevato quello che forse più di tutti è il vero tema centrale di tutta la vicenda: l'affidabilità dello storico alleato. «Se queste notizie fossero confermate, la situazione sarebbe estremamente seria e sarebbe un colpo terribile per le relazioni fra Unione Europea e Stati Uniti». Di fronte alle minacce vere o presunte in giro per il mondo, sapere di non potersi fidare della Casa Bianca è un osso duro da far accettare agli elettorati di tutto l'occidente. Se, dopo operazioni anti-terroristiche, campagne di Iraq e Afghanista, impegni Nato, vertici e meeting, accordi bilaterali e plurilaterali, se dopo tutto questo sorgesse il dubbio che forse il vero nemico è chi fino a oggi abbiamo considerato un amico? I rapporti non potrebbero che cambiare. Gli Stati Uniti sono un grande paese, e più i paesi sono grandi più grandi sono le loro contraddizioni. Democrazia e imperialismo è il binomio che accompagna da sempre, ormai, il paese nordamericano considerato da tutti - a torto o a ragione - l'esempio di libertà e democrazia. Schulz, a quanto pare non troppo ascoltato in Europa, ha posto una questione di fondo affermando che «se tutto questo fosse confermato mi sentirei trattato come un nemico». Gli Stati Uniti hanno rovesciato governi e sostenuto regimi - in questo secondo caso mai democratici - a proprio piacimento (come nei casi di Panama, Cile, Afghanista, tanto per fare qualche esempio): cosa succederebbe se improvvissamente dovessere non ritenere più affidabili i governi europei, anche una sola piccola parte di essi? L'Unione europea nasce con la guerra fredda, con la voglia di non dover dipendere da soggetti estranei, eppure oggi l'Europa si mostra ancora prigioniera di logiche mai superate. Nella debolezza europea emerge il dubbio circa l'affidabilità del partner d'oltre oceano e la certezza che poco o niente, a distanza di decenni, è cambiato. A cominciare dagli Stati Uniti, paladini dei diritti del mondo che solo loro hanno in testa. Meglio i russi post-comunisti? Probabilmente no, ma l'Europa - nella sua prigionia a stelle e strisce - rischia solo di aver scelto il male minore. Nel commentare l'accaduto Schulz è stato diplomatico, o forse ha solo torto: scricchiolando la fiducia negli Stati Uniti le relazioni con questo paese sono già compromesse.