Monday, 30 April 2012

FACT SHEET / Death penalty in the U.S.


Il Connecticut licenzia il boia

Abolita la pena di morte nello stato del nord-est, il diciassettesimo degli Stati Uniti a fermare le esecuzioni. Perchè costano troppo.

di Emiliano Biaggio

La pena di morte è una barbarie? No, un costo. Per questo motivo il Connecticut volta pagina e decide di abolire la pena capitale sostituendola con l'ergastolo. Una decisione presa da Senato e Camera del parlamento statale, diventata realtà con la firma del governatore, Daniel Malloy. La legge non è però retroattiva, per cui gli 11 condannati a morte attualmente nel braccio della morte vedranno, a meno di sorprese (il governatore ha potere di grazia), la loro sentenza eseguita. Svolta umanitaria? Macchè. Nel paese dei cowboy si pensa a fare economia, soprattutto in tempi di magra come questi. «Il vecchio sistema ci costava troppo», ammette il governatore del Connecticut. Quello guidato da Malloy è il diciassettesimo stato Usa ad abolire la pena di morte, il quinto Stato in cinque anni a cancellarla
dopo New York, New Jersey, New Mexico e Illinois.
   Anche per questo trend «l'Unione europea - commenta Catherine Ashton - auspica vivamente che la decisione incoraggi altri Stati degli Stati Uniti a fare altrettanto aderendo al crescente movimento nazionale e mondiale per l'abolizione del ricorso alla pena capitale». L'Alto rappresentante degli Affari esteri dell'Ue, dice di «compiacersi vivamente» per la decisione presa dal Connectut, importante perchè «l'abolizione della pena di morte contribuisca al rafforzamento della dignità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani».

Saturday, 28 April 2012

Mad in Italy, rubrica pseudo-politica da ridere. (vol.54)

Spazio dedicato a cosa succede in Italia. Chi fa che cosa, dove, come e soprattutto perchè. Protagonisti e comparsate nel paese dove tutto (ma proprio tutto!) è davvero possibile.
 


di Emiliano Biaggio - «Non faremo venir meno il nostro sostegno» al governo Monti. Che succede nell'italica repubblica? Silvio Berlusconi sostiene il re travicello. «Anche se viene il miglior tecnico del mondo... Che fa?», scandiva al crepuscolo del suo ultimo mandato. Un tecnico, diceva, «non ha nemmeno l'autorevolezza personale per imporsi sugli altri ministri, come ce l'ho io». Monti è talmente poco autorevole che induce il premier che fu a non staccare la spina. 'Bravo!', urlano i contrari all'eutanasia. «Con senso di responsabilità abbiamo contribuito alla nascita di questo governo tecnico e continueremo a garantire i nostri voti». L'elettore è attonito. Che passa nella testa del Cavaliere? 'E' un vero politico', tranquillizzano i più astuti del Pdl. 'Vuole lasciare a Monti l'onere delle scelte più impopolari per poi preparare una campagna elettorale che annunci contro-riforme migliori'.'La controriforma è prerogativa esclusiva di sua Santità il pontefice', ricorda il Vaticano. Berlusconi in realtà si fa i suoi conti: la Lega ha rotto la santa alleanza, e il Pdl perde pezzi. Nell'enclave lombarda, stretta dalle verdi leghiste Piemonte e veneto e assediato dal bolscevico Pisapia, Roberto Formigoni è al centro di una maxi inchiesta su presunte tangenti. Il consiglio regionale, presieduto dal leghista Davide Boni, avrebbe ricevuto un milione di euro in cambio dell'assegnazione di appalti edili. «I fatti gravi che stanno emergendo e che devono essere dimostrati - afferma Formigoni - riguardano singoli politici ma non l'attivita' della giunta». Infatti da luglio a oggi sono stati indagati o arrestati in Regione otto politici. Tra gli inquisiti ci sono anche due assessori leghisti del governatore Roberto Formigoni: Daniele Bellotti e Monica Rizzi, rispettivamente all'Urbanistica e allo sport. E allora? «Anche Gesù ha sbagliato a scegliersi uno dei collaboratori...», si difende Formigoni. «Formigoni non tiri in ballo Gesù a sproposito», attaccano subito i vescovi dalle pagine di Avvenire. Formigoni cambia linea di difesa: lascia la teologia e sceglia l'antropologia. «C'è l'istinto a corrompere e ad essere corrotti all'interno delle persone, di alcune persone», insegna il governatore della Lombardia. Ah beh, allora... «Non esisterà mai un sistema perfetto che impedisce all'uomo che lo vuole di violare la legge, neache se instaurassimo uno stato di polizia totale. Neanche la polizia più perfetta non ha mai impedito che esistessero fenomeni di corruzione». Per cui «non mollo certo di fronte a episodi come questo». «La posizione della giunta Formigoni è ormai insostenibile», denuncia il coordinatore regionale lombardo di Fli, Giuseppe Valditara. Quindi scricchiola la giunta Formigoni ma non Formigoni? Nooo. «Formigoni deve dimettersi». E perchè mai?, pensa lo stesso Formigoni. Perchè «appare sempre più grave la crisi del Pdl lombardo», denuncia Valditara. Nel Pdl lo sanno molto bene, per questo Berlusconi capisce che non è questo il momento di andare ad elezioni. Quindi, da sottile stratega, gioca su più fronti: sostiene il governo Monti, corteggia Casini e insegue la Lega. «Se si vuole creare un rapporto con me si può fare nell'immediato una sola cosa: sostenere monti senza mettere paletti ogni giorno», scandisce il leader dell'Udc. Il leader del Pdl allora vede e rilancia, e chiede «l'unità di tutti i moderati, cioè di coloro che sono alternativi alla sinistra». In quest'ottica, precisa Alfano, «in futuro vedo bene un'alleanza con la Lega». Ma proprio in futuro. Nella Lega, fa notare Maroni, «mi pare che la stragrande maggioranza, anzi la quasi totalità, ha condiviso la scelta di andare avanti da soli alle amministrative e sono orientati in questa scelta anche in futuro per le prossime elezioni politiche». Comunque «ringrazio per la generosità dell’amico Alfano, e lo dico in senso ironico». Le camicie verdi si fanno beffe delle armate berlusconiane: è scontro tra il Cavaliere e re di Padania? Impossibile. Il cavaliere è stato disarcionato dal suo cavallo, e il re è stato detronizzato. Proprio così: Bossi non è più il signore e padrone delle terre del nord. Com'è possibile? Questa è un'altra storia. Ma lasciamola per un attimo da parte, per chiederci una cosa: Berlusconi senza più poteri, Pdl in crisi e Lega senza più Bossi. E in tutto questo il Pd che fa? Cosa dice? Schhh! Non svegliate il cane che dorme!

Friday, 27 April 2012

Ok del Consiglio europeo al Pnr, schedatura low-cost da giugno

I ministri dei trasporti dei 27 danno il via libera all'accordo che concede per 15 anni i dati personali alle autorità degli Stati Uniti. 

 di Emiliano Biaggio

Via libera all’accordo sulla registrazione dei nomi dei passeggeri che consente al governo degli Stati Uniti di tenere i dati di quanti volano verso gli Usa per quindici anni. Il Consiglio dei ministri dei Trasporti dei paesi dell’Ue ha infatti approvato il testo già accolto positivamente dal Parlamento europeo lo scorso 19 aprile. Il voto del Consiglio era previsto: l’accordo (noto con l’acronimo Pnr- Passengers names registration), era stato proposto proprio dal Consiglio Ue e il Parlamento comunitario ha votato “sì” alla proposta senza introdurre modifiche. L’accordo, fanno sapere fonti Ue, «molto probabilmente entrerà in vigore il prossimo 1 giugno».
   In base all’accordo Ue-Usa le autorità statunitensi conserveranno i dati in una banca dati attiva per un massimo di cinque anni. Dopo i primi sei mesi, tutte le informazioni che potrebbero essere utilizzate per identificare un passeggero verrebbero oscurate, in modo da non rendere riconoscibile il soggetto. Terminati i cinque anni, i dati sui passeggeri saranno trasferiti in una banca dati “inattiva” per un periodo massimo di dieci anni, con requisiti di accesso più severi per i funzionari degli Stati Uniti. Successivamente, l'accordo sancisce che i dati devono essere resi completamente anonimi, eliminando tutte le informazioni che potrebbero servire a identificare il passeggero.
   Secondo il Pnr, le informazioni dei passeggeri sono raccolte dalle compagnie aeree durante il processo di prenotazione e includono nomi, indirizzi, dettagli di carte di credito e i numeri dei sedili. Il Pnr, ricordano i ministri dei Trasporti dell’Ue, intende «prevenire, individuare e perseguire minacce terroristiche e crimini connessi, così come altri reati punibili con almeno tre anni di carcere».

Thursday, 26 April 2012

Breviario

«Dobbiamo proseguire lungo il progetto europeo, che è un progetto di pace e prosperità»
(Elio Di Rupo, primo ministro del Belgio, parlando il 26 aprile 2012 allo European Business Summit) 

Wednesday, 25 April 2012

Draghi: «Serve un patto per la crescita»

Il presidente della Bce in Parlamento europeo: «Condizione necessaria per credibilità della zona Euro. No alla transaction tax». 

 di Emiliano Biaggio

Dopo la stabiità la crescita. Mario Draghi detta la linea e sprona la classe politica europea a varare misure credibili per la ripresa dell'economia e l'aumento dell'occupazione. «Con il "fiscal compact" abbiamo avuto un patto di stabilità, adesso serve un "growth compact", un patto per la crescita», sostiene il presidente della Banca centrale europea. «Questo patto di crescita - aggiunge - è stato anticipato dal "six pack", che deve essere solo un inizio».
   Intervenendo in Commissione Affari economici e monetari del Parlamento europeo, Draghi sottolinea l'importanza della "credibilità" dell'Eurozona. «L'Eurozona deve continuare a essere credibile dal punto di vista della stabilità dei prezzi, della stabilità fiscale, e della crescita». Altrimenti, avverrte, «se manca uno solo di questi elementi la credibilità diminuisce». Il presidente della Bce boccia poi l'idea di una tassa sulle transazioni finanziarie. Pur dicendosi «d'accordo» sul fatto che «non ci devono essere vantaggi per nessun settore, neppure quello bancario», Draghi suggerisce di percorrere la strada di «tasse diverse, non di un'unica tassa».

Tuesday, 24 April 2012

Arriva il Pnr, ora la schedatura sarà low-cost

Il Parlamento Ue approva l'accordo con cui gli Stati Uniti terranno per 15 anni tutti i dati dei passeggeri in volo dall'Europa verso la patria della democrazia. Che baratta i diritti civili con  la voglia di sicurezza nazionale con la complicità di Bruxelles.


di Emiliano Biaggio

Il grande fratello vi guarda e vi controlla. E si tiene le vostre informazioni. Da oggi in poi, infatti, i dati personali di quanti viaggeranno in aereo dall'Europa agli Stati Uniti potranno essere tenuti in banche dati statunitensi, e le autorità Usa resteranno in possesso di tutti dettagli relativi agli utenti delle compagnie aeree europee. Proprio così. A stabilirlo, è un accordo bilaterale Ue-Stati Uniti approvato dall’Assemblea del Parlamento europeo, con un voto favorevole che il gruppo dei Verdi – tra i contrari al provvedimento – definiscono «controverso» per le implicazioni che questo accordo ha sulla privacy. Approvato con 409 voti a favore, 226 contrari e 33 astensioni, l’accordo sulla registrazione dei nomi dei passeggeri (noto con l’acronimo Pnr- Passengers names registration) ha sollevato non poche polemiche a Strasburgo, dove il gruppo dei Verdi ha presentato una proposta di deferire l'accordo alla Corte di giustizia europea. Una proposta comunque respinta nel corso del voto in Aula.
   In base all’accordo le autorità statunitensi conserveranno i dati in una banca dati attiva per un massimo di cinque anni. Dopo i primi sei mesi, tutte le informazioni che potrebbero essere utilizzate per identificare un passeggero verrebbero oscurate, in modo da non rendere riconoscibile il soggetto. Terminati i cinque anni, i dati sui passeggeri saranno trasferiti in una "banca dati inattiva" per un periodo massimo di dieci anni, con requisiti di accesso più severi per i funzionari degli Stati Uniti. Successivamente, l'accordo sancisce che i dati devono essere resi completamente "anonimi", eliminando tutte le informazioni che potrebbero servire a identificare il passeggero. La schedatura non avverà più nei commissariati di polizia nè negli uffici dell'Fbi: la schedatura avverrà già nel momento cui compreremo i biglietti on-line. Tutto last-minute e magari low-cost. L’accordo è stato dettato per ragioni di sicurezza: secondo il testo, infatti, i dati presi in base al Pnr «sono utilizzati principalmente per prevenire, individuare, indagare e perseguire il terrorismo e i gravi reati transnazionali». I dati, inoltre, serviranno per «individuare i soggetti che potrebbero essere sottoposti a interrogatorio o esame approfondito».
   I dati Pnr sono raccolti dai vettori aerei durante il processo di prenotazione e includono nomi, indirizzi, dettagli di carte di credito e i numeri dei sedili dei passeggeri aerei. Secondo la legge degli Stati Uniti, le compagnie aeree sono obbligate a rendere questi dati disponibili prima della partenza dei passeggeri. Questo vale per i voli da o verso gli Stati Uniti.
   Jan Philipp Albrecht, deputato europeo del gruppo dei Verdi europei e responsabile per gli Affari interni, parla senza mezzi termini di «stile di sorveglianza alla “grande fratello” che il Parlamento europeo ha sostenuto». Il problema, ha fatto notare Albrecht, è che «i termini dell’accordo sono sproporzionati, soprattutto per quanto riguarda la durata del periodo di mantenimento dei dati dei passeggeri». Quanto approvato a Strasburgo  «compromette la privacy e le libertà civili dei cittadini dell’Ue».

Sunday, 22 April 2012

Breviario

«Il nostro obiettivo è fare la partita. Vedrete una Roma d'attacco».
(Luis Enrique, tecnico della Roma, il 19 aprile 2012, alla vigilia Juventus-Roma. Il 21 aprile 2012 la partita finisce 4-0 per la Juventus. Tiri in porta della Roma: 0. Tiri fuori: 1.)

bLOGBOOK - Vilvoorde

Vilvoorde, la Chiesa di nostra signora vista da Hanssenspark
 Vilvoorde

 Bruxelles è a undici chilometri, Mechelen a tredici, l'aeroporto a sei. A Vilvoorde non si viene, da Vilvoorde si va.
"Un turista?", mi chiede tra il divertito e l'incredulo un vecchio abitante del posto da dietro la sua birra del pub antico. Una birreria stile fine ottocento con alle pareti vecchie trombe e fotografie ingiallite di un'epoca lontana. Di viandanti forse se ne vedono parecchi: Vilvoorde è sulla strada di tutto. Di visitatori se n'è persa ogni traccia: Vilvoorde non ha nulla da offrire ai turisti. Ma questo paesotto ha l'aria di voler crescere, e iniziare - se non proprio a offrire attrazioni - a valorizzare questa sua posizione strategica. Tre hotel già ci sono, un altro è in costruzione. E nuove case sorgeranno, a breve. "Il suo caffè", mi dice la gestrice della birreria, questo piccolo angolo di storia sulla piazza principale. Caffè filtrato, perchè qui la moka non è una tradizionale locale, e la macchina da bar - per questo posto in particolare - una non scelta di vita.
   Vilvoorde è innanzitutto un'esperienza sensoriale: il profumo del detersivo per panni che esce dalle lavanderia pubbliche e si diffonde per le stradine è una piacevole sensazione per il naso; il piccolo chiosco che vende anguille e aringhe affumicate e salate sulla Grote markt è invece una soddisfazione per il palato; il rumore della fontana al centro dello stagno dell'Hanssenspark e quello delle foglie che si muovono al vento sono graditi all'udito; gli alberi che si specchiano sul canale, con quei colori tremolanti che si uniscono alle nifee adagiate sull'acqua, producono un effetto tutto da ammirare.
   Sotto il viadotto, che collega la città all'anello autostradale che circonda Bruxelles, campi da calcio e da basket, insieme a tavoli da ping-pong in pietra e installazioni per permettere esercizi ed evoluzioni a skaters e bikers, contribuiscono a rendere più piacevole e assai meno degradato un posto ormai divenuto ritrovo per bambini di tutte le età. Aver disposto aree gioco pubbliche al riparo, permette di potersi godere il tempo libero anche con la pioggia, che da queste parti è un fenomeno che tende a ripetersi con una certa regolare frequenza.
Vilvoorde, il canale
   Non si direbbe, ma sono molti i nomi noti che hanno regalato popolarità a questo paese. Tutti personaggi legati alla storia belga, per questo sconosciuti al turista e allo straniero. Jean-François Portaels - pittore dell'Ottocento e poi direttore dell'accademia reale delle belle arti a Bruxelles - e Pascal Duquenne - palma d'oro a Cannes come migliore attore protagonista ne "l'ottavo giorno" - sono tra le celebrità legate a Vilvoorde.
   Paese di pendolari e lavoratori, questo è Vilvoorde. La centrale elettrica dà lavoro a molti, e anche di più fanno i pendolari verso Mechelen e Bruxelles, ad appena 15 minuti di treno. Paese di cavalli e di carne di cavallo: soprattutto questo è Vilvoorde. E' conosciuto in tutto il Belgio per questo: commercio di questi animali e della loro carne, come sta a ricordare la statua bronzea di Koen Van Daele posta di fronte alla Chiesa di nostra signora. Ancora oggi molti brussellesi e molti mecheliani si concedono cene o pranzi in uno dei tanti ristoranti del paese, per poi tornarsene soddisfatti nei rispettivi luoghi. Perchè a Vilvoorde non si
viene, da Vilvoorde si va.

LE FOTO DI VILVOORDE

Other destionations visited:

Amsterdam / Antwerpen / Berlino / Binche / Braine l'Alleud / Brugge / Budapest / De Haan / Den Haag / Durbuy / Gent / Halle / Knokke / Leuven / Liège / Mechelen / Mons / Namur / New York city / Oostende / Santiago de Compostela / Strasbourg / Tournai / Waterloo 

Saturday, 21 April 2012

"La pioggia cade sui buoni e sui cattivi". "Questo sì che è un buon sistema".

The Playmobil art



Alzi la mano chi non si ricorda dei Playmobil, i pupazzetti creati negli anni Settanta e divenuti famosi (e comprati) in tutto il mondo. Oggi qualcuno ha deciso di rendere omaggio al frutto di quest'arte creativa, facendo dei celebri uomini di plastica qualcosa di più di semplici giocattoli per bambini. Il risultato è questa versione artistica su tela. Magie dell'arte contemporanea.

Thursday, 19 April 2012

"Joint restriction", i coffe-shop fanno ricorso

Nei Paesi Bassi i gestori contro la norma che vorrebbe le droghe leggere vendute solo a pochi residenti. La sentenza attesa per fine mese.

 di Emiliano Biaggio

Fumatori (di spinelli) di tutto il mondo unitevi. I gestori dei coffe-shop tentano l'ultima carte per bloccare il provvedimento che restringe - e di tanto - la vendita e il consumo di droghe leggere, e salvare uno dei simboli dei Paesi Bassi. I proprietari di 19 coffee-shop olandesi hanno presentato ricorso alla giustizia perchè non venga introdotta la cosiddetta ''Carta cannabis'', ovvero una tessera che consenta solo ai residenti olandesi di essere clienti di questi locali, dove si acquistano e si consumano liberamente droghe leggere. Il ricorso è stato presentato oggi al tribunale dell'Aja e i giudici dovrebbero pronunciarsi per scritto entro il 27 aprile. Tutti col fiato sospeso, in attesa della decisione che può segnare il destino di una nazione e non solo. Perchè se i coffe-shop sono l'esempio della permissività del popolo olandese e dello spirito libero di questo angolo d'Europa, sono un punto di attrazione per molti turisti.
   Non solo gli olandesi, dunque, restano in attesa di capire cosa succederà. Se nei Paesi Bassi e in una buona fetta d'Europa si spera in una clamorosa bocciatura del piano che vuole la "joint restricion", qualcuno attende invece che la giustizia dia ragione alle autorità: si tratta della Svezia, che con una politica e una legislazione anti-spinello diventerebbe il nuovo mercato delle droghe leggere legalizzate. Con la Svezia, tutti i consumatori e tutti gli amanti della marijuana di quei paesi che hanno collegamenti migliori e più convenienti con il paese scandinavo.
   La nuova legislazione oggetto di ricorso dovrebbe essere applicata a partire dall'1 maggio prossimo nelle province del sud dei Paesi Bassi (Zelanda, Brabant-Nord e Limbourg), al confine con Belgio e Germania, e a partire dal 2013 nel resto del paese. I 670 coffee-shop autorizzati in tutto il paese diventerebbero quindi dei club per pochi, con un tetto massimo di 2.000 iscritti, tutti rigorosamente maggiorenni e residenti nei Paesi Bassi.

Wednesday, 18 April 2012

Afghanistan, avanti a oltranza. Dopo 2014 si resta

La missione Isaf della Nato scade tre due anni, ma i ministri dei paesi dell'Alleanza atlantica decidono che è meglio non lasciare il paese. Di Paola: «C'è l'esigenza di continuare la missione di assistenza».

di Emiliano Biaggio

L'Italia resterà in Afghanistan anche dopo il 2014. Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, lo annuncia, il ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, lo conferma. La missione della Forza di assistenza alla sicurezza internazionale (Isaf) scadrà a fine 2014, ma l'impegno Nato continuerà anche oltre quella data. Nel corso della riunione ministeriale dell'Alleanza atlantica «c'è stato un ampio consenso sull'impegno della Nato a proseguire nell'orizzonte post-2014», scandisce Terzi. «Da parte di tutti - continua il titolare della Farnesina - è stata riconosciuta l'esigenza di assicurare la democrazia, il rispetto dei diritti umani e della persona, il pluralismo, il ruolo della donna e la sicurezza». In questo senso l'impegno continuerà. «Per il post-2014 la Gran Bretagna ha fornito cifre precise, altri paesi, tra cui l'Italia, hanno garantito un impegno di sostanza in termini di contributi finanziari e di continuità di presenza nelle missioni».
  Per cui, spiega Di Paola, l'Italia richiamerà gradualmente i propri soldati dall'Afghanistan, ma resterà impegnata nel paese anche dopo la fine della missione Isaf, prevista per il 2014, con attività di assistenza. «Il rafforzamento delle forze di sicurezza afghane è visibile», afferma. «Il recente attentato a Kabul ha dimostrato che gli afghani hanno saputo contenere un attacco multiplo, e quindi questo ci dice che siamo sulla buona strada». Ad ogni modo, ribadisce Di Paola, «si pensa ci sia l'esigenza di continuare la missione di assistenza per il post-2014».

Breviario

«Nessuno creda che il progetto europeo sia irreversibile».
(Josè Manuel Barroso, presidente della commissione Ue, 17 aprile 2012, in occasione della visita a Bruxelles del presidente federale tedesco Joachim Gauck).

Monday, 16 April 2012

Ricordando Chaplin

Un omaggio all'uomo e all'artista a 123 dalla nascita.

 di Emiliano Biaggio

Un-due-tre. Nessuna conta. Al massimo, solo il conto degli anni trascorsi dalla nascita di uno dei massimi interpreti del mondo del cinema. Un-due-tre. Cifre che messe insieme dicono centoventitre anni. Charles Spences Chaplin jr. nacque a Londra ben centoventitre anni fa. Uno strano anniversario. In genere, per convenzione, si torna a ricordare le persone ogni cinque anni, perchè si ragiona in cifre "tonde", decenni o mezzi decenni, ma in quel caso si parla di lustri. Ma lui, Charlie Chaplin, illustre autore di grandi opere cinematografiche, le convenzioni non le ha mai rispettate. «Il mio più grande peccato fu quello di essere un anticonformista», disse per sua stessa ammissione. Allora, in rispetto di questo suo essere sopra le righe e fuori dagli schemi, è quasi un dovere rendere omaggio a un uomo che ha saputo legare indissolubilmente il proprio nome alla storia consegnandosi all'immortalità. Parole, queste ultime, che sanno di glorificazione. Lui che solo alla fine della sua increbibile parabola ha trovato i meriti che trovava, come sempre avviene per tutti i geni e per tutti coloro che hanno il merito - spesso letto come colpa - di essere figure di rottura con il proprio tempo, meritava il trionfo che alla fine fu, così come oggi merita, una volta ancora, o una volta di più, di essere festeggiato. Ma gli anniversari si raggruppano in lustri, decennali, ventennali. Questo un-due-tre sembra allora quasi essere un evento degno da non-compleanno di bianconigli e cappellai matti, anche se quello di Chaplin è un mondo forse meno meraviglioso e certamente assai meno colorato. Perchè è il mondo reale.
   Quanto è cambiato in tutto questo tempo? Un-due-tre e tutto resta com'è. Sembra una filastrocca, e invece non lo è. Basta scorrere la lista dei cento migliori film della storia del cinema: non è una questione di posizionamento in classifica, quanto una questione di contenuti. La febbre dell'oro, Luci della città, Tempi moderni. Pellicole che non ci si aspetta. Un inno al mito americano del self made man e un monumento alla corsa all'oro nel Klondyke, e una storia di grande umanità in agro-dolce dove le denunce sociali fanno da fondale. Quindi un'opera, Tempi moderni, talmente dirompente da non poter ignorare pur volendo: qui le critiche al moderno che non è affatto sinonimo di modernità restano racchiuse in una sorda denuncia. Ma del resto, si sa, la censura può essere anche la condanna al silenzio. E Chaplin non fu forse uno dei maggiori maestri del cinema muto? Quindi perchè enfatizzare Il grande dittatore o Monsieur Verdoux? Ma questo è interrogativo non dei nostri giorni, è un interrogativo anziano quanto il cinema di Chaplin. Anziano, ma non datato, badate bene. Così come ben si addice al cinema questa sequenza numerica: un-due-tre. Perchè? Semplice. Pensiamo per un attimo a cosa precede l'avvio della macchina da presa. Esatto: Un, due, tre... E azione! E tanti auguri.

Sunday, 15 April 2012

bLOGBOOK - Haren

Haren

Haren. Un nome che riporta indietro nel tempo, tra i ricordi lontani di una vita creduta lasciata per sempre alle spalle ma che incredibilmente torna a riaffacciarsi sul presente in modo sempre più proporompente senza mai annunciarsi. Solo Petr ha comunicato la sua presenza, Melina è stato un ritrovarsi, Haren una sorpresa. Scoprire che esiste un piccolo comune belga nei pressi di Bruxelles con questo nome è forse per tutti motivo di non curanza. Ma basta spiegare che Haren è il comune olandese dov'era lo studentato nel quale si è speso un erasmus per dire quanto basta. La nostalgia, i ricordi, e la curiosià, sono diventati il motivo per il solito caffè viaggiante. In verità il motivo vero e proprio è Haren. Chiedersi "come sarà la versione belga di Haren?" comporta il doversi rispondere, e per farlo non si può fare altro che recarsi sul posto.
   Il viaggio è un ritorno al passato, tutto sa d'antico. La calma e il silenzio quasi irreali del piccolo comune segnano un punto di rottura con i rumori della città. La frenesia di Bruxelles e la quiete di Haren, proprio com'è per Groningen e Haren, nei Paesi Bassi. Il paese, alla stregua dell'omonimo olandese, è tutto concentrato attorno a una chiesa - la chiesa di Santa Elisabetta - e il comune. Una piccola piazza si apre tra questi due edifici, su cui si affaccia una birreria, se non la principale forse una delle più importanti. E' certamente un luogo di ritrovo, proprio come lo è il pub nell'Haren d'Olanda. E proprio come l'Haren d'Olanda, anche qui si parla olandese. Dentro si beve e si parla, mentre fuori si fumano sigarette ai tavoli anche approfittando del bel tempo. The old time cafè il nome della birreria. Comunque lo si voglia tradurre - il tempo passato, i vecchi tempi, o anche il tempo andato - tutto suona incredibilmente perfetto. Anche se il presente è Haren, Haren è il passato. A pensarci bene non può essere che questo il nome di questo bar, in una sintesi veramente appropriata di questo singolare viaggio. Tutto è passato. La vita di città in questo luogo è un ricordo lontano, come lontani sono gli anni in cui la vita scorreva ad Haren lungo il corso di un erasmus senza regole nè convenzioni. Lontani sono i tempi in cui abitualmente da Haren si arrivava in città, quasi sempre in bicicletta; la visita di oggi per e da Haren non è che un'isolata coincidenza. Il paesino è raccolto su sè stesso, proprio come nei Paesi Bassi. Un posto tranquillo, con giardini e addirittura piccoli parchi, come il Tsleutelgat parc, dietro il comune. Un piccolo giardino con delle panchine e una bocciofila. Molto poco, da un punto di vista attrattivo, certo. Ma non si è venuti qui a visitare il centro urbano, ma solo per soddisfare una curiosità mista a nostalgia.
   Proprio come nei Paesi Bassi, anche qui Haren è collegata alla città da un autobus e da un treno. A dire la verità sono tre i treni che passano per Haren, paesino che vanta ben tre diverse stazioni ferroviarie, probabilmente un record per un comune di poco più di 4.000 abitanti. Per Haren transitano infatti i treni della linea Bruxelles-Leuven (importante città universitaria), quelli della linea Bruxelles-Vilvoorde-Mechelen (da Vilvoorde arrivano molti pendolari che lavorano a Bruxelles), e quelli della linea Bruxelles-Anversa. Fermandosi su un ponte in ferro sospeso sulla ferrovia e guardando il panorama, si percepisce la diversa natura industriale di questo paese che solo all'apparenza è residenziale. Ciminiere fumanti e strutture di fabbriche rivelano la vocazione industriale di questa piccola realtà una volta prospera. Fino al 1997 grazie alla Renault qui si producevano fino a 100.000 automobili l'anno. La Renault aveva posto ad Haren il suo quartier generale per l'assembleaggio delle proprie vetture e la loro vendita sul mercato del Benelux e tedesco. Oggi questa realtà industriale è scomparsa, così come l'aeroporto. Fino al 1950 è stato Haren ad ospitare l'aeroporto di Bruxelles, oggi invece a Zaventem. Haren, nel suo piccolo, è un'altra storia di città decadute, di luoghi che da prestigiosi ed economicamente rilevanti hanno perduto smalto quasi a finire nel dimenticatoio. Se non fosse che il quartier generale della Nato lambisce il territorio comunale, Haren oggi sarebbe soltanto motivo di curiosità solo per quanti magari hanno conosciuto il comune gemello dei Paesi Bassi.

Guarda Haren

Friday, 13 April 2012

La Spagna teme la "reconquista" argentina di Ypf

Il governo di Buenos Aires vorrebbe che la filiale di Repsol, già statalizzata argentina, diventasse società mista. Insorge Madrid. L'Ue: «Difenderemo gli investimenti all’estero dei nostri paesi membri»

di Emiliano Biaggio
 
Ypf verso la nazionalizzazione. La compagnia petrolifera controllata al 57,4% dalla spagnola Repsol, e già ex statalizzata argentina, è finita nel mirino del governo di Cristina Kirchner, che vorrebbe riconvertire la filiale Repsol in società mista (vale a dire in parte privata e in parte a partecipazione statale) arrivando racimolare sul mercato il 30% delle azioni Ypf. Un’ipotesi che ha innescato un incidente diplomatico tra Madrid e Buenos Aires. Il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Garcia Margallo, ha richiamato l’ambasciatore argentino per esprimere la preoccupazione spagnola per quanto sta accadendo. Intanto Repsol ha diramato un comunicato in cui fa sapere che finora «non è stata ricevuta alcuna comunicazione da parte delle autorità argentine su una partecipazione azionaria nella filiale Ypf».
   Proprio su questo a Bruxelles si spera che tutto possa essere risolto nel migliore dei modi e il prima possibile. «Non è stata presa alcuna decisione definitiva da parte dell’Argentina», sottolinea un portavoce della Commissione Ue. L’organismo comunitario auspica quindi «una soluzione che non alteri i rapporti economici tra Ue e Argentina». A Bruxelles comunque ricordano che il Trattato di Lisbona ha dato alla Commissione Ue «strumenti per fare pressione e competenze in materia di investimenti all’estero». L’Europa per il momento monitora e lavora sottotraccia. Un portavoce della Commissione Ue fa sapere che «al momento non c’è alcun contatto diretto tra il presidente della Commissione europea e le autorità argentine, ma la Commissione, attraverso al delegazione Ue in Argentina, ha espresso le proprie preoccupazioni» per quanto sta accadendo. Della questione l'Ue discute per ora «con alcuni paesi membri del Mercosur». Ma una cosa deve essere chiara: «Ci adopereremo per difendere gli investimenti all’estero dei nostri paesi membri», sottolineano da Bruxelles.
   La Ypf era una compagnia petrolifera argentina, privatizzata dal governo di Carlos Menem nei primi anni Novanta. Nel 1999 Repsol acquisì il 25% del pacchetto azionario, salito col tempo al 57%. Oggi l'Argentina sembra la rivoglia indietro.

Thursday, 12 April 2012

Gunter Grass riaccende la "questione israeliana"

 Con una poesia il premio Nobel accusa lo stato ebraico di minacciare e diventa «persona non gradita», per via di quelle che - fa notare lo scrittore - sono «le prassi consuete delle dittature».

di Emiliano Biaggio

Una volta si veniva bollati con il marchio dell'infamia per essere ebreo, oggi si viene bollati con il marchio dell'infamia se solo si critica Israele. Corsi e ricorsi storici. Cambiano i tempi, cambiani i regimi, ma non cambia il solito modo di fare, non muta la solita legge del più forte. E quel principio per cui ciò che è scomodo non può essere detto. Mai. Soprattutto quando si ha a che fare con Israele e l'ebraismo. Così Gunther Grass, premio Nobel per la letteratura, diventa vittima della "damnatio memoriae" del popolo d'Israele per lil suo Quel che deve essere detto, poema in cui lo scrittore sostiene che Israele e il suo armamento nucleare rappresentano una minaccia per la pace mondiale, e che la Germania sbaglia a rifornire Israele di sottomarini. Un componimento non piaciuto al popolo di Israele, tanto che per i suoi versi Grass è diventato «persona non gradita». Per cui, per decisione del ministro dell'interno israeliano, Eli Yishai, Grass non potrà entrare in Israele. Grass nemico di Israele perchè ha criticato Israele. Ancora una volta la maledizione ebraica si abbatte su quanti cercano di maledire gli eredi del regno che fu di Davide e Salomone. Ma guai a toccare il popolo eletto: anche solo non condividere l'operato del democratico governo israeliano comporta subito la messa in stato d'accusa per anti-semitismo o, peggio, adorazione delle teorie hitleriane e del nazionalsocialismo. E infatti «le poesie di Grass - scandisce il ministro dell'Interno israeliano - sono un tentativo di guidare il fuoco dell'odio contro Israele e il popolo israeliano e di promuovere le idee di cui era esponente quando indossava la divisa delle SS».
   Sull'argomento spunti di riflessioni certo non mancano. Fortunatamente ci pensa Moni Ovadia, attore teatrale e drammaturgo, di famiglia ebraica sefardita, a dire quanti molti pensano. «Israele ha reagito, come sua consuetudine, nel più stupido dei modi ovvero dichiarando Grass persona non grata nel Paese e, per dare maggiore credibilità al bando, ha tirato fuori i brevissimi trascorsi del Nobel in divisa da SS a 17 anni». Il punto è un altro, e Ovadia - in perfetto stile grassiano - si sente in dovere di dirlo. «Il sistema di potere dello Stato di Israele pretende autoreferenzialmente di essere al di sopra di qualsiasi straccio di legalità internazionale al riguardo di certe questioni».
   Israele si mostra dunque ancora una volta per quello che è: un problema non per ciò che è, ma per ciò che fa e come lo fa. Vale a dire promuovere un sionismo anti-democratico. Lo fa notare Gunter Grass neanche troppo velatamente, nel ricordare come in vita sua solo altri due paesi lo bollarono col marchio dell'infamia e lo dichiararano «persona non gradita»: la Ddr e la Birmania. «In entrambi i casi sono state messe in atto le prassi consuete delle dittature», sottolinea il premio Nobel. Corsi e ricorsi storici. Cambiano i tempi, cambiano i regimi. «La Ddr non c’è più», ricorda Grass. «Ma come potenza nucleare di grandezza incontrollabile, il governo israeliano si mostra autoritario e finora inaccessibile a qualsiasi esortazione. Solo la Birmania lascia germogliare una piccola speranza».

Wednesday, 11 April 2012

Rehn: «Un errore far entrare la Grecia nell'Euro»

«Ora procedere con cautela all'allargamento dell'Eurozona»

 di Emiliano Biaggio

«L'ingresso della Grecia nella zona Euro, nel 2001, è stato un grosso errore». E' quanto affermato dal commissario europeo per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, in un'intervista al canale televisivo finlandese Mtv3. «Gli errori commessi nella creazione della moneta unica ora devono essere corretti», ha aggiunto Rehn, secondo il quale l'allargamento della zona Euro dovrebbe «procedere con cautela». Dall'eurocommissario giunge dunque un invito a riflettere sull'ammissione di nuovi partner. I prossimi paesi a entrare a far parte dell'Eurogruppo potrebbero essere Polonia, Lettonia e Lituania.

Tuesday, 10 April 2012

bLOGBOOK - Ritorni

 Torni e tutto sembra diverso. Torni dove, poi? Ogni volta è sempre lo stesso quesito, ogni volta è sempra la stessa sensazione. Ma ci sono giorni diversi da altri. Migliori. O peggiori. Torni e scopri che piove, proprio come questo angolo di mondo sa fare. E tu a pensare che ieri eri al sole, e ti ci sei anche un po' abbronzato, con quel sole di ieri. Ma oggi scopri che piove. E tu a pensare che oggi hai le scarpe di tela, quelle che si bagnano con un nulla. E pensi anche che oggi non hai l'ombrello, che lo spazio nel bagaglio a mano era già tutto pieno. Sei solo in terra straniera, sotto la pioggia. In fin dei conti è il minimo che può capitare. Torni e tutto sembra diverso. E in certi casi lo è. E questo è uno di questi casi.
«Da come sorridi direi che non ti dispiace proprio tornare a Bruxelles». L'ha detto Paola, non più tardi di dodici ore fa. E' incredibile quanto possa cambiare in meno di un giorno. Sì, essere soli e bagnati rende felici. E fa sorridere. Sempre che si sappia ridere amaramente della vita.
Il taxi, quello non cambia mai. Sempre diviso per otto, per lo stesso costo del biglietto dell'autobus. Nemmeno gli italiani cambiano mai. «How is your name?», scandisce un signore dal greve accento della capitale e dal grave suono ignorante. Che l'ignoranza si sa, non ha confini. Specie quando si hanno voli low-cost.
Torni e molto sembra simile a ciò che hai lasciato. Il traffico, ad esempio. Ricorda molto quello delle nostre città, ma è strano assistere a simili manifestazioni a Bruxelles. Colpi di clacson, interminabili file di automobili, prima-seconda prima-seconda e poi stop e poi ancora prima-seconda e poi ancora stop. Intanto la pioggia continua a rigare i finestrini e disegnare cerchi concentrici nelle pozzanghere. Non ci sono biciclette: torni e scopri di essere in una città diversa, una città cambiata rispetto a quando l'avevi vista l'ultima volta. Dov'è mai la primavera che fu? Anche lei è andata via? Allora tornerà. Tornare dove, poi? E soprattutto come? I mezzi pubblici sono fermi: nessun tram sulle rotaie, nessun autobus per strada, non una stazione della metropolitana aperta. La crisi? No, solo una tragedia. Un controllore ucciso a seguito di un incidente tra un autobus e un'autovettura. E allora la città si ferma per solidarietà, e il trasporto locale viene sospeso per l'insicurezza di stato. Tutti a piedi. Sotto l'acqua. E bentornati a casa. Piove, non si ha ombrello, non si sa come raggiungere la propria abitazione, si ha l'ingombro del proprio bagaglio e la netta sensazione di aver fatto qualcosa di sbagliato da dover scontare in questa vita. Torni e improvvisamente ti senti Paperino. Che poi Paperino l'hai pure intervistato. Un'altra delle tue trovate geniali, di cui però si sono accorti in pochi. Come sempre, del resto. Ma va bene così. Quando ci si accorge di te è solo per usarti come secondo termine di paragone e scegliere altro. Fa niente. Paperino va avanti così. Lo hai intervistato per finta, certo. E sei stato proprio tu a imitarlo. Forse allora Paperino lo sei davvero un po'. Un po' troppo, ti viene da pensare. Specie quando ti si slaccia la cinta che regge il portatile e il tuo computer vola giù per le rampe delle scale. «E adesso?» è l'unica cosa che riesci a pensare.
E' solo una giornata storta, una come tante. Una di quelle che già hai avuto nella tua vita. A volte ci sono giornate così, dove tutto sembra tremendamente difficile e diverso dal solito. E quanto torni tutto sembra davvero più diverso. Oggi lo è.
Sei solo, sotto l'acqua, senza metropolitana, e con il tuo portatile caduto rovinosamente a terra. Sei preoccupato, sei smarrito e incredulo. Ma dopo aver raccolto il tuo computer pensi: «almeno adesso ho l'ombrello». E allora capisci che tutto tornerà presto a posto, e te ne torni a casa. «Da come sorridi direi che non ti dispiace proprio tornare a Bruxelles». L'ha detto Paola, ormai più di dodici ore fa. Ma non sempre i sorrisi regalati agli altri sono gli stessi che sappiamo regalare a noi stessi. E i tuoi meno che mai. Anzi. In genere quando sorridi in pubblico è per nascondere un tuo qualche disagio, e già sai che inizierai a piangere quando non ci sarà più nessuno a vederti. Nè a consolarti. Che non sai mai se è questo o tutto il resto a farti star male.
Torni e tutto sembra diverso. Il bagno lo ritrovi quasi aggiustato, ma in condizioni peggiori. La padrona di casa ti ha fatto la sorpresa di sistemarti lo sciacquone che perdeva, ma tu hai fatto giusto in tempo a dirle «grazie» che hai scoperto che è anche il water ad essere malandato. Dal tubo di scarico cadono piccole goccie, proprio come le lacrime che hai versato tutte le volte che hai pianto. Solo che tu ogni volta hai saputo smettere, mentre questo è un pianto di quelli che non si arresta. E tu vorresti quasi fargli compagnia, ma capisci che è più utile per tutti se gli asciughi gli occhi. Ma questo non dipende da te, e ancora una volta ti senti impotente. Sarà ancora una volta qualcun altro a decidere della tua vita. Come già è stato fatto. «Quando mi riprendete a Roma?», hai chiesto. «Perchè? A Bruxelles ti trovi male?». E tu non hai risposto. Il telefono ti ha impedito di farlo. E quando il direttore ha riagganciato il discorso si è spostato altrove. Non rispondere. Qualcuno, forse, l'ha già fatto per te. «Da come sorridi direi che non ti dispiace proprio tornare a Bruxelles». E infatti ci sei tornato.
Torni e tutto sembra diverso. Torni dove, poi? Ogni volta è sempre lo stesso quesito, ogni volta è sempra la stessa sensazione. Ogni volta... Non ti abitui mai.

Belgio, trasporti fermi. Bruxelles paralizzata

L'astensione dal lavoro per il controllore ucciso sabato scorso.

(ASCA) – Bruxelles, 10 apr - Una città paralizzata, con traffico in tilt e assenza totale di mezzi pubblici. Ma soprattutto una città ancora in lutto e incredula. Così si presenta oggi Bruxelles a quanti rientrano al lavoro dopo le feste pasquali. Autobus e tram fermi al deposito, stazioni della metropolitana chiusa: la Stib (acronimo francese per Société des Transports Intercommunaux de Bruxelles, la società di trasporto pubblico di Bruxelles) e i sindacati di categoria hanno deciso l’interruzione del servizio a tempo indeterminato a seguito dell’uccisione di Iliaz Tahiraj, controllore Stib ucciso sabato scorso a seguito di un’aggressione da parte di un cittadino belga di 28 anni, poi costituitosi alla polizia e ora in stato di arresto.
   “A seguito del violento attacco di sabato la Stib ha deciso di interrompere i servizi. Siamo certi capirete”. Questo il messaggio affisso dalla società di servizio pubblico sulle serrande delle stazioni metro. Il sindacato e la Stib hanno chiesto al governo della regione di Bruxelles capitale e al governo centrale di intervenire. Il ministro dell’Interno, Joelle Milquet, ha annunciato “l’assunzione di 400 nuovi agenti di polizia per giugno”, che saranno ripartiti tra la polizia federale e quella locale. Una decisione che ha indotto il sindacato e la Stib a riconsiderare le proprie decisioni, e già oggi il servizio pubblico, anche se a singhiozzo, potrebbe tornare a funzionare. Una decisione che potrebbe portare non poco sollievo alla città, congestionata dal traffico e colpita dal brutto tempo che impedisce a molti il ricorso alla bicicletta.
   “Oggi si terrà un’assemblea e si prenderà una decisione con votazione”, ha fatto sapere e Le Soir il sindacalista Luc Smekens. “Si prevede che il lavoro possa riprendere oggi”. Ma “al momento nessuna delle nostre linee di metropolitana, autobus e tram è operativa”, fa sapere la Società per i trasporti intercomunali di Bruxelles.

La resurrezione di Cristo


Monday, 2 April 2012


Europa, i giovani senza lavoro aumentano ancora

Barroso ha voluto inviare esperti per creare occupazione in quei Paesi maggiormente afflitti da questo problema, ma i dati Eurostat dimostrano che negli ultimi mesi la situazione non è cambiata.

 di Emanuele Bonini (per FIRSTonline)

Nei Paesi afflitti dal problema della disoccupazione giovanile il problema non sembra aver trovato ancora soluzione. Anzi, negli ultimi tre mesi il numero degli under 25 in quegli stessi Paesi (Spagna, Slovacchia, Italia, Portogallo e Irlanda) è continuato a crescere, e ciò nonostante l'invio degli action team voluti dal presidente della Commissione europea in persona.
   I dati Eurostat sulla disoccupazione in Ue e nell'Eurozona diffusi oggi parlano chiaro: a fronte del piccolo aumento dello 0,1% delle disoccupazione a livello generale (a febbraio ha toccato 10,2% in Ue e il 10,8% nell'area Euro, contro il 10,1% e il 10,7% del mese precedente), si è avuto un aumento della quota di senza lavoro più giovani, specie nei paesi sotto esame.
   L'Italia guida questa speciale classifica con l'aumento di quasi un punto percentuale (+0,9% in un mese: gli under 25 senza lavoro erano il 31% a gennaio, sono stati il 31,9% a febbraio). Il trend, come detto, è lo stesso per gli altri paesi dove la Commissione europea ha deciso di inviare esperti per cercare di far fronte al problema. A febbraio un giovane su due è risultato disoccupato in Spagna (50,5%, contro il 49,9% di gennaio e il 49,3% di dicembre), mentre è un giovane su tre a non lavorare in Portogallo (35,4%, quota in aumento rispetto al 35,1% di gennaio e al 35% di dicembre 2011), Slovacchia (34,2%, in rialzo rispetto al 34,1% di gennaio e al 33,7% di dicembre 2011), Bulgaria (32,2%, in aumento rispetto al 31% di gennaio e al 29,3% di dicembre) e Irlanda (31,6% a febbraio, rispetto al 31,5% di gennaio e al 31,1% di dicembre).
   Non disponibili i dati di Lettonia e Grecia, altri paesi per cui è stato deciso di inviare gli action-team per cercare una soluzione al problema.