Spazio dedicato a cosa succede in Italia. Chi fa che cosa, dove, come e soprattutto perchè. Protagonisti e comparsate nel paese dove tutto (ma proprio tutto!) è davvero possibile.
di Emiliano Biaggio - Per un Berlusconi che torna c'è qualcun altro che va. Alla regione Lazio, infatti, vanno via tutti. A cominciare da Franco Fiorito, consigliere regionale del Pdl, che finisce indagato per peculato. L'uomo del cavaliere è accusato di aver usato a fini personali i fondi destinati al Popolo della libertà: 'Non è vero', dice Fiorito. C'era «chi andava a donne e chi si faceva pagare le vacanze, chi organizzava festini e chi mangiava a sbafo». Ah, ecco. I colpevoli sono altri. Certo, «io non ho rubato. I ladri sono altri», sostiene Fiorito. Peccato che le toghe rosse gli contestano di aver spostato 747 mila euro sui propri conti correnti italiani e ben 314 mila su quelli spagnoli per un totale di un milione e 61 mila euro. Sì vabbè, «io ho trasferito alcuni soldi sui miei conti perché pensavo fosse regolare». Evidentemento no, visto che gli inquirenti parlano di «un sistema senza un serio controllo che spesso avveniva con violazione di legge». Questi spostamenti di denaro sono serviti a mascherare approprazione indebita di fondi del Pdl per falsi rimborsi spesa e acquisti di auto e ville. «Io non ho rubato», ribadisce Fiorito. No, ha solo comprato una villa costruita abusivamente nella riserva naturale del Parco del Circeo con 800.000 euro in contanti. Embè? Che c'è di male? Per uno che guadagna 300.000 mila euro l'anno... C'era «un accordo di ripartizione dei fondi fra tutti i gruppi che destinava ad ogni consigliere 100 mila euro l'anno per finalità politiche», ammette ai magistrati lo stesso Fiorito. E la cifra, in base all'accordo, «poteva lievitare grazie ad un accordo all' interno del Pdl in base all'assegnazione degli incarichi ricoperti». 'Roma ladrona!', tuonano i leghisti. 'Zitti, che è meglio', gli rispondono dal partito. L'opposizione attacca: «Con tutto quello che è già emerso, che altro deve venir fuori perchè la Polverini si dimetta?», domanda il capo dei senatori dell'Idv, Felice Belisario. «Quanto ancora dovremo aspettare prima che la governatrice faccia quel passo indietro obbligato e necessario?». «Non mi dimetto», mette in chiaro Renata Polverini, signora e padrone del Lazio. «Perché Bersani non lo ha fatto dopo Lusi e Penati?». Fiorito si incazza. «Non mi piace essere paragonato a Luigi Lusi». «Non sapevo dei 300.000 euro di Fiorito perchè non avevo alcun titolo a saperlo», si difende renatona nostra gajarda e tosta. Veramente «Renata Polverini sapeva perfettamente come funzionava», corregge subito Fiorito. «Non poteva ignorare che si fosse deciso di assegnare 100.000 euro ad ogni consigliere che però potevano essere aumentati fino a 300.000». Fiorito viene sostituito, al suo posto arriva Francesco Battistoni, seguace di Antonio Tajani e berlusconiano di ferro. «Il Pdl non è fatto di tanti Fiorito», spiega al popolo elettore Angelino Alfano, segretario del Pdl. «Noi siamo di un'altra pasta». Certo, quella di Carlo De Romanis, consigliere regionale Pel nel Lazio ideatore di un festa in maschera con lui vestito da Ulisse che torna da Itaca. I maldicenti sostengono che abbia organizzato un festa costata almeno 20.000 euro per festeggiare il suo rientro a Roma dal Parlamento europeo. De Romanis mica smentisce: «Alcuni possono pensare che sia sta un’occasione trash, ma era solo una goliardata, pagata di tasca mia, e ribadisco di tasca mia, che non c’entra niente con la festa a Cinecittà millantata da Fiorito per il Natale di Roma e annullata perché costava oltre 40.000 euro».
Intanto Fiorito racconta agli inquirenti che il nuovo capogruppo Pdl alla Regione Lazio, Battistoni, ha presentato ricevute false dichiarando rimborsi spese falsi. Battistoni si dimette. «Non voglio che in questa vicenda venga tirato dentro tutto il Gruppo regionale del Pdl, tantomeno mi prendo responsabilità per il resto del mondo», dichiara andondosene via. L'opposizione torna a chiedere la testa di Polverini. «Per salvare le istituzioni ormai c'è una sola cosa da fare: tutti a casa», dice il presidente della Provincia di Roma, il Pd Nicola Zingaretti. Anche il capogruppo Pd alla regione Lazio attacca. «Polverini resta, restano i vitalizi ai suoi sodali che in trent’anni - denuncia Esterino Montino - ci costeranno quasi 20 milioni di euro e i suoi 14 assessori esterni che pesano sulle tasche dei cittadini per 5 milioni l’anno». «Dimissioni? Mi chiedo perchè dovrebbe dimettersi un presidente che in questa vicenda è parte lesa», sostiene Alfano. Anche Gasparri sostiene Polverini. «Siamo tutti convinti che non debba dimettersi e mi auguro non lo faccia», commenta il capo dei senatori del Pdl. «Avanti con Polverini». Avanti!, grida il leader della Destra, Francesco Storace. Ma da ancora più a destra giunge l'anatema di donna Assunta Almirante. Polverini «non ha avuto le palle per controllare questi ladri, questi rubagalline e io non ci credo che non sapeva. Faceva finta di non sapere. Pensavo che una donna potesse dare una mano a questa Regione invece mi ha mortificato. Vuole continuare a fare politica? Ma torni nel sindacato, che è meglio». IL 24 settembre 2012 Polverini annuncia le dimissioni, tre giorni più tardi le firma. «Niente mi avrebbe convinto a restare in una situazione imbarazzante. La Giunta è pulita, prendetevela con il consiglio», le parole di Polverini, che accusa i suoi ex colleghi politici. «Questa storia nasce da una faida interna al Pdl. Da domani racconterò tutto quello che ho visto». Intanto riempie Roma di manifesti con su scritto «Questa gente la mando a casa io. Ora facciamo pulizia». Forse che candidano Mastro Lindo? «Il Pdl ha i suoi problemi da risolvere, non c'è dubbio», critica Storace. «No, non siamo allo sbaraglio», assicura Silvio da Arcore. «Occorre un forte rinnovamento per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli». «Se le forze politiche, in particolari situazioni, dovessero ritenere di chiedermi di servire il Paese, valuterò la situazione», fa sapere Mario Monti, capo del governo tecnico e leader dei catto-banchieri. «Ci devono ancora essere le elezioni», si limita a dire Berlusconi. Bersani, leader del Pd, è ancor più chiaro: «Monti è una risorsa del Paese. Ma se vuole continuare senza maggioranza politica, gli dico che non è possibile». E Bersani, questo, lo sa bene...
di Emiliano Biaggio - Per un Berlusconi che torna c'è qualcun altro che va. Alla regione Lazio, infatti, vanno via tutti. A cominciare da Franco Fiorito, consigliere regionale del Pdl, che finisce indagato per peculato. L'uomo del cavaliere è accusato di aver usato a fini personali i fondi destinati al Popolo della libertà: 'Non è vero', dice Fiorito. C'era «chi andava a donne e chi si faceva pagare le vacanze, chi organizzava festini e chi mangiava a sbafo». Ah, ecco. I colpevoli sono altri. Certo, «io non ho rubato. I ladri sono altri», sostiene Fiorito. Peccato che le toghe rosse gli contestano di aver spostato 747 mila euro sui propri conti correnti italiani e ben 314 mila su quelli spagnoli per un totale di un milione e 61 mila euro. Sì vabbè, «io ho trasferito alcuni soldi sui miei conti perché pensavo fosse regolare». Evidentemento no, visto che gli inquirenti parlano di «un sistema senza un serio controllo che spesso avveniva con violazione di legge». Questi spostamenti di denaro sono serviti a mascherare approprazione indebita di fondi del Pdl per falsi rimborsi spesa e acquisti di auto e ville. «Io non ho rubato», ribadisce Fiorito. No, ha solo comprato una villa costruita abusivamente nella riserva naturale del Parco del Circeo con 800.000 euro in contanti. Embè? Che c'è di male? Per uno che guadagna 300.000 mila euro l'anno... C'era «un accordo di ripartizione dei fondi fra tutti i gruppi che destinava ad ogni consigliere 100 mila euro l'anno per finalità politiche», ammette ai magistrati lo stesso Fiorito. E la cifra, in base all'accordo, «poteva lievitare grazie ad un accordo all' interno del Pdl in base all'assegnazione degli incarichi ricoperti». 'Roma ladrona!', tuonano i leghisti. 'Zitti, che è meglio', gli rispondono dal partito. L'opposizione attacca: «Con tutto quello che è già emerso, che altro deve venir fuori perchè la Polverini si dimetta?», domanda il capo dei senatori dell'Idv, Felice Belisario. «Quanto ancora dovremo aspettare prima che la governatrice faccia quel passo indietro obbligato e necessario?». «Non mi dimetto», mette in chiaro Renata Polverini, signora e padrone del Lazio. «Perché Bersani non lo ha fatto dopo Lusi e Penati?». Fiorito si incazza. «Non mi piace essere paragonato a Luigi Lusi». «Non sapevo dei 300.000 euro di Fiorito perchè non avevo alcun titolo a saperlo», si difende renatona nostra gajarda e tosta. Veramente «Renata Polverini sapeva perfettamente come funzionava», corregge subito Fiorito. «Non poteva ignorare che si fosse deciso di assegnare 100.000 euro ad ogni consigliere che però potevano essere aumentati fino a 300.000». Fiorito viene sostituito, al suo posto arriva Francesco Battistoni, seguace di Antonio Tajani e berlusconiano di ferro. «Il Pdl non è fatto di tanti Fiorito», spiega al popolo elettore Angelino Alfano, segretario del Pdl. «Noi siamo di un'altra pasta». Certo, quella di Carlo De Romanis, consigliere regionale Pel nel Lazio ideatore di un festa in maschera con lui vestito da Ulisse che torna da Itaca. I maldicenti sostengono che abbia organizzato un festa costata almeno 20.000 euro per festeggiare il suo rientro a Roma dal Parlamento europeo. De Romanis mica smentisce: «Alcuni possono pensare che sia sta un’occasione trash, ma era solo una goliardata, pagata di tasca mia, e ribadisco di tasca mia, che non c’entra niente con la festa a Cinecittà millantata da Fiorito per il Natale di Roma e annullata perché costava oltre 40.000 euro».
Intanto Fiorito racconta agli inquirenti che il nuovo capogruppo Pdl alla Regione Lazio, Battistoni, ha presentato ricevute false dichiarando rimborsi spese falsi. Battistoni si dimette. «Non voglio che in questa vicenda venga tirato dentro tutto il Gruppo regionale del Pdl, tantomeno mi prendo responsabilità per il resto del mondo», dichiara andondosene via. L'opposizione torna a chiedere la testa di Polverini. «Per salvare le istituzioni ormai c'è una sola cosa da fare: tutti a casa», dice il presidente della Provincia di Roma, il Pd Nicola Zingaretti. Anche il capogruppo Pd alla regione Lazio attacca. «Polverini resta, restano i vitalizi ai suoi sodali che in trent’anni - denuncia Esterino Montino - ci costeranno quasi 20 milioni di euro e i suoi 14 assessori esterni che pesano sulle tasche dei cittadini per 5 milioni l’anno». «Dimissioni? Mi chiedo perchè dovrebbe dimettersi un presidente che in questa vicenda è parte lesa», sostiene Alfano. Anche Gasparri sostiene Polverini. «Siamo tutti convinti che non debba dimettersi e mi auguro non lo faccia», commenta il capo dei senatori del Pdl. «Avanti con Polverini». Avanti!, grida il leader della Destra, Francesco Storace. Ma da ancora più a destra giunge l'anatema di donna Assunta Almirante. Polverini «non ha avuto le palle per controllare questi ladri, questi rubagalline e io non ci credo che non sapeva. Faceva finta di non sapere. Pensavo che una donna potesse dare una mano a questa Regione invece mi ha mortificato. Vuole continuare a fare politica? Ma torni nel sindacato, che è meglio». IL 24 settembre 2012 Polverini annuncia le dimissioni, tre giorni più tardi le firma. «Niente mi avrebbe convinto a restare in una situazione imbarazzante. La Giunta è pulita, prendetevela con il consiglio», le parole di Polverini, che accusa i suoi ex colleghi politici. «Questa storia nasce da una faida interna al Pdl. Da domani racconterò tutto quello che ho visto». Intanto riempie Roma di manifesti con su scritto «Questa gente la mando a casa io. Ora facciamo pulizia». Forse che candidano Mastro Lindo? «Il Pdl ha i suoi problemi da risolvere, non c'è dubbio», critica Storace. «No, non siamo allo sbaraglio», assicura Silvio da Arcore. «Occorre un forte rinnovamento per tornare alla politica come servizio e non come fonte di guadagno per i singoli». «Se le forze politiche, in particolari situazioni, dovessero ritenere di chiedermi di servire il Paese, valuterò la situazione», fa sapere Mario Monti, capo del governo tecnico e leader dei catto-banchieri. «Ci devono ancora essere le elezioni», si limita a dire Berlusconi. Bersani, leader del Pd, è ancor più chiaro: «Monti è una risorsa del Paese. Ma se vuole continuare senza maggioranza politica, gli dico che non è possibile». E Bersani, questo, lo sa bene...